Di Angelo Conti
In Sri Lanka, nell’entroterra di Matara, a circa 12 chilometri dalla costa, Specchio dei tempi, subito dopo lo tsunami del 2004, ha costruito un villaggio, con l’appoggio logistico del Gus di Paolo Bernabucci. Cinque case famiglia, un medical center, la casetta degli uffici. Inizialmente il villaggio servì per dare assistenza a chi, nel maremoto, aveva subito gravi traumi e fratture. Ma dopo qualche anno queste esigenza venne a mancare e, d’accordo con il governo cingalese e con il Tribunale di Matara, decidemmo di convertire le strutture in centro di accoglienza per bambine sfortunate.
Così, da oltre 8 anni, ospitiamo bambine che hanno vissuto sulla propria pelle la violenza, l’abuso, l’abbandono.
Oggi sono una ventina, divise sulle case famiglia che stiamo ammodernando. Specchio dei tempi sostiene interamente il peso economico del progetto che, nella pratica, è realizzato dai monaci buddhisti della Oba Mama Association, guidata dal reverendo Ratanasare, il capo spirituale del sud dello Sri Lanka. Otto anni, dicevamo. Un lasso di tempo che conferma come Specchio dei tempi non sia una fondazione mordi e fuggi, ma che sia invece una fondazione che sostiene nel tempo i suoi progetti, caparbiamente, con impegno e passione.
Oggi sono ad Ibbawale, con le nostre bambine per portare loro il forte abbraccio dei lettori de La Stampa e dei donors che ci sostengono, e poi per studiare le necessarie migliorie al progetto. Dal nuovo bagno con doccia da realizzare, alla recinzione che è caduta dopo un tifone, ad una nuova assunzione da fare, ai locali da ridipingere. Sino agli immancabili passaggi burocratici da effettuare. Accanto a noi i monaci buddisti dell’Oba Mama, Seya Liyanthi, la nostra attivissima “corrispondente” in loco, le preziose Nayomi Suraweera Arachchi e Thilini Nisansala Flowers di Oba Mama Association, Daminda Edirisuriya Patabadige, molto più del nostro driver.
Tutti possono darci una mano a continuare questo sforzo, che trasforma la protesta di un giorno solo delle “scarpette rosse” in una quotidiana, costante, costruttiva realtà. Perché questo è lo stile di Specchio dei tempi.
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