Premiazione Torino Photo Marathon

Torino Photo Marathon: premiati i vincitori

Francesco Munafò

Un gruppo di ragazzi che balla, un robot che serve un cocktail accanto a un aperitivo, gli occhi profondi di un anziano.

Sono alcuni degli istanti che raccontano Torino e la sua gente, catturati dalla macchina fotografica dei tre vincitori per le categorie singole della Torino Photo Marathon, annunciati ieri negli spazi di Camera in via delle Rosine.

La manifestazione, organizzata dall’associazione Reflex Tribe e giunta alla sua dodicesima edizione, è partita lo scorso 6 ottobre, con l’annuncio dei nove temi di gara a gruppi di tre ogni tre ore, partendo dalle 10 di mattina.

I partecipanti hanno così scattato le loro foto (tassativamente dentro i confini cittadini) e le hanno consegnate prima della mezzanotte. Gli scatti sono poi passati al vaglio degli esperti.

Il ricavato a Specchio dei tempi

“L’evento vorrebbe invogliare i torinesi a fare foto e chi viene da fuori a scoprire la nostra città” spiega Guido Fassio, vicepresidente di Reflex Tribe. E poi c’è un terzo obiettivo: la beneficienza.

Dall’anno scorso la manifestazione è organizzata con Specchio dei tempi. Le quote che i partecipanti alla maratona fotografica hanno versato sono state donate a Specchio per il progetto Tredicesime dell’Amicizia, nato nel 1976 per sostenere ogni anno circa 2mila anziani bisognosi tra Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria, con un assegno da 500 euro sotto Natale.

“In 49 edizioni del progetto abbiamo consegnato 82mila sussidi, per un totale di 33milioni” – spiega Andrea Gavosto, consigliere delegato della Fondazione. “Anche quest’anno vogliamo fare un dono ad almeno 2mila persone a Torino e nel Nord Ovest”.

Vincenzo Monteleone

Tredicesime dell’Amicizia: intervista a Vincenzo Monteleone

Giancarlo Zattoni

“La mia è la storia di una vita difficile.” Vincenzo il prossimo anno compirà 80 anni, numero che ripete più volte. Risiede nel quartiere Barca, all’estrema periferia nord-est di Torino non lontano da dove un tempo i barcaioli traghettavano le persone alla confluenza di Po e Stura.

“Percepisco una pensione che è un miracolo arrivare a fine mese. Ringrazio Specchio dei tempi che mi ha generosamente accolto nel programma Forza Nonni!. Ricevo assistenza e cibo tutto l’anno e a Natale il bel contributo di 500 euro mi dà una boccata di ossigeno per pagare affitto, bollette e medicine.”

Il suo racconto riflette una vita segnata da sacrifici, difficoltà economiche e delusioni personali, ma anche da una grande forza d’animo e dignità.

Nato in un piccolo paese dell’Aspromonte, Vincenzo è figlio di una famiglia povera e ha vissuto la precarietà sin da giovane. “Dopo il servizio militare, sono emigrato a Torino nel 1961 seguendo i miei fratelli. All’inizio ho accettato di fare le pulizie presso enti religiosi, per poi entrare nello stabilimento Lancia di via Caraglio come operaio elettricista e di seguito essere assunto da un istituto di vigilanza.” Tuttavia, una serie di vicissitudini, tra cui il licenziamento, lo hanno portato a perdere quell’equilibrio faticosamente conquistato.

“Negli ultimi anni ho lavorato a sprazzi dove capitava. Non mi volevano, preferivano i giovani: di conseguenza al momento di andare in pensione mi sono trovato con un minimo di contributi. Non conosco ferie né vacanze. Non posso permettermi neppure un gelato. O mangi questa minestra o salti dalla finestra.”

La pensione non gli basta a far fronte alle necessità quotidiane, aggravate anche dai suoi problemi di salute: un’invalidità dell’80%, problemi alla schiena, allo stomaco e una sordità parziale.

Vincenzo soffre una solitudine profonda: i suoi figli sono lontani, influenzati negativamente dalle madri, mentre le sue esperienze sentimentali sono state segnate da legami intermittenti.

“Non mi sono mai più risposato, nonostante abbia incontrato altre persone con cui ho intrapreso un rapporto. Mi ritrovo oggi a vivere in una casa di edilizia popolare, lottando ogni giorno per sopravvivere.” La sua riflessione sul passaggio dalla lira all’euro, che reputa disastroso, e il suo disincanto nei confronti della società attuale, dove chi ha di più tende a essere più avaro, evidenziano la sua amarezza verso un mondo che sembra averlo lasciato indietro.

“Per questo apprezzo sempre di più Specchio dei tempi che continua ad andare incontro alle necessità degli anziani come me, estendendo il dono prezioso della solidarietà offerto dal cuore generoso dei donatori.”

Alla fine, da un album estrae una foto che lo ritrae giovane mentre si esibisce in una band: “Suonavo alla tastiera. Era l’unico momento in cui ero davvero sereno.”

Nonna Mariuccia

Tredicesime dell’Amicizia: intervista a Nonna Mariuccia

Beppe Minello

Nonna Mariuccia, 84 anni, s’è fatta bella per gli amici di Specchio dei tempi e de La Stampa. Li accoglie come accoglierebbe chi le sta portando un regalo – qual è la Tredicesima dell’amicizia – non la carità.

Sulle labbra ha steso un filo di rossetto tirato fuori da chissà dove e s’è sistemata i capelli con un colpo di spazzola. Allungata sull’unica poltrona, Camilla, la piccola Jack Russel che da 14 anni condivide la sua solitudine, guarda con affetto la padrona, sbircia l’ospite ma è la tv a catturarne realmente l’attenzione.

L’alloggio è piccolo, arredato con decoro e illuminato dal sole che entra dalla finestra. Il costo dell’affitto e le spese si mangiano oltre la metà della pensione di nonna Mariuccia. Ma lei non si lamenta: “Qui sto bene“.

E dire che motivi per recriminare ne avrebbe, eccome. È cresciuta in una famiglia adottiva, perché la vera mamma l’aveva abbandonata sugli scalini all’ingresso di un orfanotrofio. Trentenne, ha perso il primo dei suoi tre figli, appena undicenne, strozzato dalla cintura dell’accappatoio mentre giocava nella sua cameretta con la sorellina. Quattro anni più tardi, il marito che la malmenava se n’è andato di casa. “Finalmente…” commenta, oggi, nonna Mariuccia che non smette il sorriso e scopre l’avambraccio dove spiccano due cicatrici: “Porterò sempre i segni di quell’uomo”.

Una vita difficile dunque, ma che non l’ha mai sconfitta. Dopo anni trascorsi a sbarcare il lunario facendo la commessa qui e là e a studiare Ragioneria la domenica, all’inizio degli Anni ’70 è riuscita a entrare in Fiat. È stata la prima e, all’epoca, unica donna a fare l’autista. “Facevo la tradotta e per un anno o due anche la collaudatrice in pista. Ho trascorso così un quarto di secolo facendo studiare i due figli rimasti e sistemandoli. Sono in pensione dal ’98”.

É forte nonna Mariuccia. Sa cogliere ogni piccola, diciamo pure scarsa opportunità che le ha dato e le dà la vita. Ora vive nello spicchio di Savonera, dalle parti dell’Allianz Stadium, che sta sotto il comune di Collegno. “Qui è piccolo, ma ho tutto a portata di piedi perché la macchina non posso permettermela. La mia gita preferita, e anche l’unica, è prendere il bus per andare al supermercato con qualche amica a fare un po’ di spesa. L’unico lusso che mi permetto è scendere qualche volta al bar sotto casa per fare colazione e due pettegolezzi”. E sorride.

Chiederle come impiegherà il regalo degli amici di Specchio dei tempi la sorprende. “Ma come, cosa ne faccio? Ci pago le bollette…”.

Sorride ancora, sembra esitare e poi, seria, sussurra: “Grazie“.

Orphanage

Riapre l’Orphanage in Sri Lanka: riparate le strutture dopo i violenti tifoni

Riapre a Kekkadura, nei pressi di Matara in Sri Lanka, l’Orphanage sostenuto negli ultimi anni da Specchio dei tempi.

La struttura, che a regime ospita una ventina di bambini di strada, aveva subìto in primavera pesanti danni a causa di violenti tifoni. Ieri sono tornati i primi sei ragazzi, gli altri li raggiungeranno nelle prossime settimane.

Da gennaio 2025 il progetto Orphanage, che continuerà a godere nei prossimi tre anni di un finanziamento da Specchio dei tempi, verrà condotto dalla ONG torinese Medacross, sempre in collaborazione con i monaci buddhisti della Southern Province.

Grazie all’impresario torinese Massimo Munafò, che ha seguito – da volontario – anche in Sri Lanka molti dei lavori.

Progetto On Stage

Progetto On Stage: promozione dell’inclusione sociale attraverso la musica

Specchio dei tempi riconosce la musica come linguaggio universale capace di favorire processi di inclusione e socializzazione.

Per questo promuove il progetto On Stage-musica d’inclusione, un’iniziativa innovativa che mira a promuovere l’inclusione tramite l’educazione musicale. Il progetto si rivolge a persone in condizioni di svantaggio socio-economico e a persone con disabilità sensoriali (uditiva e visiva), facendo dell’inclusività un elemento cardine.

On Stage prevede l’erogazione di 5 borse di studio a ragazze e ragazzi della scuola secondaria di primo grado (11-14 anni) per consentire loro di partecipare ad un corso annuale di musica d’insieme. Due borse sono riservate a ragazze e ragazzi con disabilità sensoriali.

Compila il form per iscriverti

Il gruppo seguirà lezioni a cadenza settimanale, della durata di un’ora e mezza in orario pomeridiano, tenute dal musicista Nino Azzarà con esperienza pregressa sia in ambito musicale che in progetti di inclusione. Le lezioni si svolgeranno presso il centro d’incontro comunale CAP10100, situato in Corso Moncalieri 18, Torino.

I corsi – di livello base – sono rivolti prioritariamente a ragazze e ragazzi con disabilità sensoriali, garantendo loro un’esperienza musicale adeguata e gratificante, e a ragazzi e ragazzi che vorrebbero imparare a suonare uno strumento musicale ma che non possono accedere ai corsi di musica per questioni di tipo economico (strumenti disponibili: chitarra o basso, tastiera, voce).

Una persona con disabilità sensoriale uditiva si concentrerà sulla batteria, strumento che permette di percepire direttamente le vibrazioni del ritmo.

Una persona ipovedente suonerà la chitarra o il basso, strumenti che offrono un’esperienza tattile e musicale coinvolgente.

Le borse di studio coprono interamente il costo annuale del corso.

Obiettivi del Progetto

1. Favorire l’inclusione sociale e la creazione di relazioni umane significative

2. Offrire opportunità di apprendimento musicale e di espressione artistica

3. Organizzare almeno un piccolo concerto sul territorio cittadino per valorizzare il lavoro svolto dai partecipanti

Gli strumenti musicali utilizzati durante le lezioni sono forniti dall’insegnante. Gli spostamenti da e verso le lezioni sono a carico dei partecipanti.

Come partecipare

Compilare il form di iscrizione sottostante, allegando i documenti richiesti.

Criteri di selezione

Per la partecipazione all’iniziativa On Stage, sono stati individuati i criteri di selezione elencati di seguito (non in ordine di importanza):

Indicatore ISEE

Condizione di disabilità sensoriale

Età compresa tra 11 e 14 anni (scuola secondaria di I grado)

Motivazione alla partecipazione

Impegno di partecipazione a tutte le lezioni settimanali

Disponibilità di partecipazione al concerto finale e ad altre esibizioni

Disponibilità dei genitori o tutori a supportare il partecipante negli spostamenti

Possono essere previsti dei colloqui individuali con i candidati individuati in base ad una valutazione preliminare.

A seguito dell’iter di selezione verrà data comunicazione ai candidati selezionati e alle loro famiglie. Prima dell’inizio delle lezioni è prevista una riunione preliminare con i partecipanti selezionati e le loro famiglie per presentare il progetto, il calendario delle lezioni e rispondere a eventuali domande.

Tempistiche

Scadenza candidature: 15 novembre.

Inizio corsi: dicembre.

Compila il form per inviare la tua candidatura

Valle d'Aosta

La storia che unisce Specchio dei tempi e la Valle d’Aosta

Angelo Conti

Un alluvione catastrofico

Cinquecento millimetri d’acqua in poche ore trasformarono, il 15 ottobre del 2000, la Valle d’Aosta in una terra devastata da acqua, fango e frane. Con venti vite perdute e danni per miliardi di lire. La più catastrofica alluvione che abbia mai colpito la valle rinsaldò però il legame fra questa terra e Specchio dei tempi.

I cronisti de La Stampa si mossero subito cercando di farsi strada su un sistema viario che era completamente saltato: l’accesso alla valle era bloccato, in più punti, dall’esondazione della Dora Baltea che aveva trasformato il fondo valle in un enorme lago. A causare quella tragedia, una concomitanza di situazioni avverse: dall’entità delle piogge allo zero termico ad oltre 3500 metri.

Specchio die tempi entrò subito in azione a Pollein (dove c’erano stati 7 morti), a Fenis (6 morti) e poi ancora a Donnas, Brissogne, Nus, Gressoney. Persino ad Aosta che era stata toccata dalla piena del torrente Buthier, capace anche di fermare l’attività della Cogne Acciai Speciali.

Quella sottoscrizione era stata condivisa da La Stampa con il Tg5. Il suo direttore di allora, Enrico Mentana, era venuto apposta a Torino, in via Marenco, dove era stato molto chiaro: “La nostra televisione vuole essere vicina alla gente, ma voi ci dovete insegnare come fare. Lo fate da decenni e dobbiamo imparare. Cominciamo a fare insieme questo intervento in Valle d’Aosta”. Così scattò una raccolta importante che permise, accanto ad una pioggia di interventi individuali, anche di compiere alcune azioni strutturali.

Valle d’Aosta: orgoglio e resilienza

Forse mai un’alluvione aveva stravolto i collegamenti di una regione con il resto d’Italia e del mondo. Eppure la Valle d’Aosta, in quei giorni della catastrofe, pareva davvero irraggiungibile, un’entità lontana alla quale si poteva accedere solo in elicottero.

Autostrade interrotte, linee ferroviarie estirpate e scagliate lontano, passi e trafori bloccati dalle frane. Così era ridotta una valle ricca e proiettata, sino a poche ore prima, nel pieno dell’Europa. Ma, a questo punto, è scattato qualcosa, è scattato l’orgoglio. Forse per retaggio antico, gli abitanti di questa terra, atavicamente abituati all’isolamento, hanno cominciato a cercare in se stessi la forza di reagire. Qualche volta persino sfuggendo l’aiuto che arrivava da lontano.

Qui, per aiutare, siamo dovuti diventare prima degli amici. E amici siamo diventati andando a condividere il dramma di Pollein, con i morti provocati da una frana dalle dimensioni impressionanti, e anche i drammi, certo ugualmente intensi, delle famiglie di chi era morto nei soccorsi: un giovane elettricista e un altrettanto giovane extracomunitario, entrambi padri di famiglia, traditi dalla generosità.

Gli aiuti di Specchio dei tempi

Proprio alle famiglie di chi non c’era più è stato consegnato il primo contributo, poi ampliato e strutturato, d’intesa con la filiale CRT di Aosta, in una borsa di studio biennale per tutti gli orfani dell’alluvione.

Questa iniziativa era stata scelta in quanto rappresentava un particolare e certamente valido strumento di assistenza a quei bilanci famigliari che i lutti rischiavano di stravolgere. L’entità della borsa mensile ha consentito a questi ragazzi di proseguire senza rallentamenti i loro studi e di guardare al futuro con meno pessimismo.

Sapevamo, comunque, che in Valle d’Aosta non ci saremmo certo potuti fermare qua. Tante erano le esigenze che vedevamo davanti agli occhi. Si è subito intensificato il contatto con le famiglie, in alta, media e bassa valle, e si sono individuate le priorità.

A Nus, quella Nus che un’immane frana aveva messo a lutto, uccidendo e devastando, abbiamo pensato ai ragazzi delle scuole, elementari e medie. Il Comune è stato subito posto in condizione di ricostruire (con un finanziamento di 650 milioni di lire) la mensa scolastica, distrutta dal fango e dai detriti piombati a valle dalle montagne. Una mensa che, in talune giornate, arrivava a confezionare sino a 300 pasti, destinati agli allievi delle scuole elementari e delle scuole medie.

Fra le richieste giunte dai Comuni è stata poi accolta quella del Comune di Gaby. Al piccolo Comune dell’alta valle del Lys è stato portato il contributo necessario a ripristinare il ponte in pietra «dell’Usina». Struttura storicamente importante (datata 1818), oltre che socialmente utile perché consente lo scavalcamento del torrente Lys nelle adiacenze di alcune baite e del cimitero, è stata ripristinata non appena ottenute tutte le indispensabili certificazioni dei responsabili dei Beni Artistici.

Da Gressoney-Saint Jean, invece, c’era stata la richiesta di un intervento a sostegno del complesso sportivo comunale in località Tschoarde. Qui la simultanea fuoruscita dei torrenti Lys e Valdobbia aveva allagato per intero la zona, provocando danni al campo di calcio, ai campi di bocce, al campo di pallavolo e pallacanestro. Un danno significativo che andava rimediato in fretta, anche per non danneggiare la vocazione turistica di questo Comune, che proprio dal turismo trae la sua principale ricchezza.

Tredicesime dell'Amicizia

Tredicesime dell’Amicizia anche in Valle d’Aosta

Angelo Conti

Le Tredicesime dell’Amicizia di Specchio dei tempi sono la più antica sottoscrizione popolare italiana, attiva da 49 anni.

Dal 1976, ogni Natale, garantiamo agli anziani con pensione minima che vivono da soli,  un assegno che serve per pagare il riscaldamento, la spesa e gli affitti arretrati. Un regalo che dà speranza. Molto spesso l’unico regalo che riceveranno questi nonni dimenticati da tutti.

In 49 edizioni del nostro storico progetto, sostenuto dai lettori de La Stampa, abbiamo già consegnato 82.000 sussidi, per un totale di 33 milioni di euro. I primi aiuti, da 30.000 lire, furono versati a trenta anziani torinesi su richiesta della mitica suor Pierina di Porta Palazzo a Torino. Da allora la cifra è cresciuta fino agli attuali 500 euro, che anche quest’anno vogliamo donare ad almeno 2000 persone, a Torino e nelle province di CuneoAsti,  AlessandriaBiellaNovaraVerbania e Vercelli, oltre alla Valle d’Aosta (sia nel capoluogo e sia nella provincia) e alla Liguria di Ponente.

L’obiettivo, anche quest’anno,  è raccogliere 1 milione di euro entro Natale, e proseguire una tradizione solidale che fa delle Tredicesime dell’Amicizia la più antica sottoscrizione popolare italiana. Negli ultimi anni questo obiettivo è stato sempre centrato, sino al record dell’anno scorso con ben 2497 anziani aiutati grazie a donazioni per 1.248.500 euro.

Intervista a Francesco

Tredicesime dell’Amicizia: intervista a Francesco Campo

Giancarlo Zattoni

“Mi reputavo una persona di successo. Per un capriccio sperperai tutto il patrimonio sul tavolo dei casinò. Ero innamorato e il gioco era uno sfogo per un amore non corrisposto. Anche la fortuna mi volse le spalle.”

Francesco porta con disinvoltura i suoi 84 anni. È un signore elegante, dai modi misurati. Da anni è seguito dalla Fondazione Specchio dei tempi attraverso il progetto Forza Nonni!, che lo aiuta a vivere in modo dignitoso.

Risiede in borgata Aurora, non lontano dallo stabile dove è nato il cantautore Gipo Frassino. “Non auguro a nessuno di avere debiti per il gioco. Dovetti vendere tutti i miei averi per tacitare i creditori. Tutto è crollato: dal poter fare la spesa a relazionarmi con gli altri. Non mi rimase che rifugiarmi in questo piccolo alloggio, l’unico che potevo permettermi.”

“Provengo da una famiglia abbiente di Alcamo. I rapporti con mio padre furono sempre problematici. Era molto severo e mi castigava perché non avevo voglia di studiare. Da lui ereditai la passione per il gioco. Passava le giornate al circolo a giocare a carte con gli amici.”

A inizio anni 70 Francesco si trasferisce a Torino. È socievole e l’abilità nel vendere lo porta al successo nell’ambito del commercio. “Volevo diventare un piccolo Berlusconi. A poco a poco, sviluppai una rete di punti vendita di abbigliamento a buon prezzo o, come si diceva allora, a bun pat. Tutti gli ambulanti dei mercati venivano a rifornirsi da me.” Gli affari prosperano e Francesco si esalta. Ama godersi la libertà, per lui bene irrinunciabile. Non si adegua neppure al concetto classico di famiglia: avrà quattro figli da donne diverse ma non si sposerà mai. “Ho il difetto di essere un solitario. Nella vita come in amore ho sempre preferito giocare da solo. Ma i figli non li ho mai trascurati.”

Lasciata la prima compagna intraprende una nuova relazione con una giovane ragazza di cui si innamora perdutamente. La relazione si interrompe prima di diventare definitiva: “Ancora adesso non mi rassegno all’idea di essere stato respinto.”

Ora che il tempo è passato, a Francesco rimane la modesta pensione sociale, accompagnata dall’aiuto indispensabile di Specchio dei tempi, a cui si è rivolto grazie al consiglio di un amico. ”Si avvicina dicembre e con i 500 euro della Tredicesima dell’Amicizia farò quadrare molti conti. In più ho la sicurezza di ricevere ogni mese due spese gratuite e l’assistenza di una collaboratrice domestica che tiene linda la casa.”

Francesco è seguito costantemente dai volontari di Specchio e nel caso anche da uno psicologo: “Sento un gran bisogno della presenza di qualcuno che mi parli e mi conforti. Benedico i donatori che grazie al loro generoso contributo rendono costante questo dono nel tempo.”

Piero Chiambretti

“La Stampa è con voi” al Teatro Giacosa di Aosta : sul palco anche Piero Chiambretti

L’appuntamento è domani. La Stampa è con voi fa tappa ad Aosta per un evento in cui racconta come nasce il giornale, parla dei grandi temi internazionali e di quelli locali, consuetudine di un quotidiano radicato nel Nord Ovest, ma con uno sguardo lontano.

Al teatro Giacosa di Aosta, dalle 17, con il direttore della Stampa Andrea Malaguti e il vicedirettore Federico Monga, il caposervizio Stefano Sergi, la storica firma Enrico Martinet, saranno presenti molti ospiti.

Piero Chiambretti, uno degli aostani più noti d’Italia, racconterà il suo rapporto con la città. Al grande inviato ed editorialista Domenico Quirico sarà riservato lo sguardo sui grandi conflitti, dal Medioriente all’Ucraina.

Spazio alla Valle d’Aosta: sul palco saliranno l’alpinista di Courmayeur Anna Torretta, il sindaco di Aosta Gianni Nuti, Daniela David, sorella di Leonardo, di cui traccerà un ricordo a 39 anni dalla morte.

Saranno presenti Domenico De Angelis, condirettore del Banco Bpm, e Giuliana Girino, della Fondazione Specchio dei tempi. Luca Bottura terrà una rassegna stampa satirica con notizie anche locali.

La partecipazione è gratuita. Seguirà un rinfresco.

Pe Therapy per la scuola

La Pet Therapy torna nelle scuole torinesi

Specchio dei tempi rinnova l’impegno per l’inclusione grazie agli amici a quattro zampe

Anche quest’anno con il progetto Pet Therapy per la scuola, promosso dalla Fondazione Specchio dei tempi, centinaia di bambini e ragazzi di Torino e provincia potranno beneficiare dell’interazione con gli animali che – come confermano numerosi studi – favorisce il benessere emotivo e la socializzazione.

L’edizione 2024 di questa iniziativa, realizzata grazie al prezioso contributo dalle Associazioni ASLAN e CONteSTO, ha preso il via coinvolgendo una ventina di Istituti Comprensivi di Torino e cintura: 5 scuole dell’infanzia, 11 primarie e, novità di quest’anno, 6 scuole secondarie di primo grado.

La finalità del progetto rimane invariata. Promuovere l’inclusione scolastica di bambini e ragazzi con diverse forme di disabilità: dai disturbi comportamentali a quelli dello spettro autistico.

Ogni classe parteciperà a otto incontri durante i quali alunni e insegnanti verranno coinvolti in attività capaci di migliorare la qualità delle relazioni e favorire l’integrazione dei bambini disabili. Il contatto con un animale consente infatti a ciascun bambino di prendere coscienza delle proprie emozioni e aumentare la fiducia in se stesso.

Gli animali, con la loro presenza rassicurante e non giudicante, creano un ambiente sicuro in cui i bambini si sentono liberi di sperimentare e relazionarsi in modo autentico, sviluppando competenze sociali e benessere emotivo.

La Pet Therapy è una soluzione, scientificamente riconosciuta, a bisogni educativi e relazionali spesso sottovalutati, ed è uno strumento capace di creare un ambiente scolastico più inclusivo e sereno. Ogni alunno merita di sentirsi accolto e compreso e, grazie alla Pet Therapy, possiamo offrire a bambini e ragazzi con disabilità un’occasione per essere maggiormente inseriti e vivere un’esperienza scolastica più felice.

Il tuo aiuto è fondamentale per rendere questo progetto realtà: con una donazione puoi contribuire a coprire i costi delle sessioni di Pet Therapy e permettere a più scuole di partecipare a questa iniziativa. Basta un piccolo gesto per fare una grande differenza nella vita di un bambino.

Dona ora e aiutaci a costruire un ambiente scolastico più inclusivo e solidale!

Paniscia Days

Tre giornate tra ristoranti e agriturismi a Novara, alla ricerca della vera paniscia novarese

Parte dell’incasso alle Tredicesime dell’amicizia di Specchio dei tempi

Filippo Massara

Tre giorni alla scoperta del piatto simbolo della cucina novarese. Da giovedì a sabato tornano i Paniscia days in 42 ristoranti e agriturismi della provincia.

L’iniziativa organizzata da Fipe Confcommercio Alto Piemonte con il patrocinio di Slow Food e la collaborazione di Coldiretti propone pranzi e cene su prenotazione al prezzo fisso di 30 euro. Il menù include, oltre alla portata principale, altri sapori della cucina novarese e regionale ed eventualmente le bevande.

La quinta edizione dell’evento promuove anche la solidarietà in sinergia con Specchio dei tempi: per ogni cliente servito a tavola, i locali aderenti si impegnano a donare un contributo alla campagna Tredicesime dell’amicizia lanciata dalla fondazione de La Stampa a favore di anziani soli e in difficoltà economica.

“Le prenotazioni stanno arrivando copiose per una manifestazione che fa della semplicità la sua caratteristica” – spiega Massimo Sartoretti, presidente di Fipe Confcommercio Alto Piemonte -“Eppure la paniscia è tutt’altro che un piatto facile. Probabilmente la sua “vera” ricetta non la troveremo mai”.

Riso, fagioli, alcune verdure e prodotti tipici come il salam d’la duja sono gli elementi cardine del piatto. Sull’utilizzo o meno di alcuni ingredienti, a cominciare dalla carota, il dibattito però è aperto. “Guai a inserire la carota nella preparazione” – avverte Giorgio Moroncelli del “Circolo della paniscia” a Novara, uno dei locali che aderiscono alla rete “Non esiste proprio”. Si schiera con lui, tra gli altri, Roberto Bramante dell’osteria «della Bicocca».

Renato Garbasso del progetto «Raccontiamo Novara» ha però recuperato un antico ricettario che comprende una ricetta in cui la carota viene contemplata. “Ma posso dire che non esiste una paniscia uguale all’altra” puntualizza il cultore di storia locale “perché ognuno ha il suo modo, il suo ingrediente più o meno segreto che conferisce quella piccola differenza. Certo la base è comune a tutte”.

Tra gli chef c’è anche chi, come Gianpiero Cravero di «Cravero osteria contemporanea» a Caltignaga, propone di decodificare il piatto condividendo almeno una serie di linee guida da rispettare: “Dovremmo trovare un filo conduttore” – suggerisce – “in modo da non confondere i clienti. Poi, ovvio, certe piccole variazioni sono ammesse e questa minima flessibilità rappresenta un valore aggiunto”. Moroncelli è d’accordo: “Sarebbe interessante realizzare un progetto del genere”.

Gli stessi Paniscia days possono in qualche modo alimentare la delicata sfida invitando i clienti a confrontare le molteplici interpretazioni in un viaggio nel gusto. Nella prima edizione, organizzata nel 2020 su ispirazione dei Bagna cauda day di Asti, i locali aderenti erano 17. Oggi sono più del doppio. “Il format contribuisce a salvaguardare la storicità del piatto” – fa notare Marta Marangon della trattoria “Cavallino bianco” di Novara – “e non disperdere questo patrimonio. Percepiamo questa responsabilità”.

Sul valore autentico della paniscia si sofferma Marta Rotino, responsabile della condotta Slow Food: “Il prossimo anno potremmo arricchire la manifestazione con incontri di approfondimento sul rapporto tra gastronomia e territorio. Sarebbe bello coinvolgere ad esempio l’Ente Risi”.

Il successo della manifestazione non è passato inosservato anche nella vicina Vercelli. La scorsa settimana la provincia confinante ha ospitato la prima edizione dei «Panissa days» sempre con la sponda di Confcommercio. “Se i nostri “cugini” ci copiano, significa che stiamo facendo un buon lavoro” – sorride Sartoretti – “e ben vengano le opportunità di valorizzare le tradizioni locali”.

Elenco ristoranti per prenotazioni qui