Domani al Lingotto il concerto di Bollani

Franca Cassine
TorinoSette, 10/12/21

Quando c’è di mezzo Stefano Bollani ogni evento si trasforma in qualcosa di indimenticabile. Con il suo tocco la musica sprigiona tutti i colori, con la sua sensibilità le note raccontano di inediti universi e con le sue spiegazioni aneddoti e concetti assumono nuovi significati. Anche il “Concerto di Natale”, accolto sabato 11 alle 21 all’Auditorium Giovanni Agnelli del Lingotto, si prospetta come uno spettacolo all’insegna del divertimento e della buona musica. Organizzato da Specchio dei tempi nella sala di via Nizza 280, vedrà il pianista e compositore milanese alle prese con quello che sarà a tutti gli effetti un one man show con protagonista lui, semplicemente affiancato dallo strumento. «Quando faccio concerti da solo, di solito non preparo la scaletta, vado dove mi portano cuore e pianoforte – ha spiegato. Ma questa volta sarà diverso: quello di Torino è un appuntamento dedicato a “Jesus Christ Superstar”. Sono gratissimo a Webber che mi ha concesso di reinterpretare la sua musica, lui che, giustamente, sempre chiede un’esecuzione nota per nota».

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Bollani ha riletto il capolavoro firmato dall’autore di tanti musical e da Tim Rice, a 50 anni dall’uscita del disco originale, e ne ha fatto un album, intitolato “Piano Variations on Jesus Christ Superstar”. Considerato la più grande opera rock di tutti i tempi, rivoluzionaria, trasgressiva, ma anche densa di una coinvolgente carica spirituale e pacifista, “Jesus Christ Superstar” è diventato noto prima come musical nel 1970 e poi come film nel 1973.

Si tratta di una sorta di sacra rappresentazione moderna e laica degli ultimi sette giorni di Cristo che impressiona per forza e drammaticità, grazie alla sua miscela esplosiva di rock e Vangelo. E’ proprio la versione cinematografica a colpire il giovane Stefano che la vede per la prima volta a 14 anni e si innamora immediatamente della musica, della storia, dell’atmosfera delle scene, del calore e della profondità dei forti personaggi a tutto tondo. Impara presto i testi delle canzoni, ma quasi non si azzarda a suonarne le melodie in quanto troppo rispettoso dell’originale, nonostante abbia una gran voglia di farlo. Dopo oltre trent’anni a fare musica di ogni tipo, decide finalmente di concretizzare il desiderio registrandone la sua interpretazione. «Ho scelto la forma del pianoforte solo, perché la storia d’amore è tra l’opera rock e me – ha dichiarato -. E una storia d’amore cresce in bellezza se resta intima».

A Torino proporrà alcuni stralci di questo lavoro alternandoli al racconto di aneddoti e curiosità. Biglietti a partire da 31,50 euro il cui ricavato contribuirà al sostegno degli anziani soli grazie alle «Tredicesime dell’amicizia». 

*Foto: stefanobollani.com

Allo Specchio Point si gioca con GiraTorino per le Tredicesime

La Stampa, 7/12/2021

Domani, giorno dell’Immacolata, le Tredicesime dell’Amicizia sposano i giochi da tavola.

Dalle 10 alle 17, con orario continuato, allo Specchio Point di via Santa Maria 6/H, chiunque acquisterà il giocoGira Torinocontribuirà alla nostra raccolta natalizia per gli anziani più poveri e più soli. Dopo TorinoXXL, Torino Memo e Oca-Tombola Piemontese arriva GiraTorino, il nuovo gioco da tavolo realizzato dalla Torino Factory per fare conoscere la città.

GiraTorino è un family game per grandi e piccini, che con regole semplicissime e assimilabili in pochissimi minuti consente di essere giocato dagli 8 anni in su, con una durata media di gioco attorno ai 45 minuti.

Il gioco accompagna 5 turisti – le pedine rappresentano figure stereotipate come il tedesco con il boccale di birra e il francese con la baguette sotto il braccio – a scoprire le bellezze della città per collezionare più esperienze possibili, accumulare punti e conquistare la vittoria finale. Ogni giocatore visita monumenti, scopre eccellenze del territorio, si dedica alla vivace nightlife o si concede una cena in un ristorante tipico.

Continua intanto la raccolta per le Tredicesime dell’Amicizia (è possibile versare anche allo Specchio Point, tutti i giorni, festivi compresi, sino a Natale), mentre prosegue di pari passo la distribuzione degli aiuti.

L’obiettivo resta quello di raccogliere 1 milione di euro entro Natale, per distribuire 2.000 assegni da 500 euro ad altrettanti anziani poveri e soli.

Dove ritirare le Memoriose, le nostre agende settimanali

Angelo Conti

Sono arrivate le Memoriose, le agende settimanali di Specchio dei tempi.

Sono in distribuzione agli sportelli dello Specchio Point di via Santa Maria 6H e allo Stampa Store in via Lugaro, a tutti coloro che verseranno almeno 20 euro per le Tredicesime dell’Amicizia o per le altre sottoscrizioni della nostra fondazione.

Lo Specchio Point è aperto tutti i giorni di dicembre, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 17.

Lo Stampa Store è aperto dal lunedì al venerdì, con ingresso da:
Via Lugaro, 21 – ore 09:30-13:00
Via Lugaro, 15 – ore 14:00-18:00

Vi aspettiamo!

Consegnate le Tredicesime agli anziani di Pinerolo

La Stampa (8/12/2021)

Le Tredicesime dell’Amicizia sono arrivate anche a Pinerolo, per complessivi 16 mila euro. Destinatari 32 anziani poveri e soli del territorio. La consegna si è svolta nella sede pinerolese dello Specchio Point in via del Pino 70 alla presenza delle autorità cittadine.

A Pinerolo, Specchio dei tempi opera da molti anni con il prezioso supporto dei volontari del Rotary che si occupano anche, ogni mercoledì mattina, di ricevere le famiglie pinerolesi in difficoltà, programmando gli aiuti della fondazione.

Il Portiere di Quartiere sostiene le Tredicesime

Redazione

Da oggi fino al 31 dicembre, l’associazione II Portiere di Quartiere di Torino organizza un’estrazione a premi in favore di Specchio per aiutare i nostri anziani delle Tredicesime dell’Amicizia.

In palio, un abbonamento online a La Stampa per tutto il 2022. L’associazione mette infatti in vendita 90 biglietti a € 5,00 l’uno: il 2 gennaio 2022, i primi tre numeri estratti sulla ruota del Lotto di Torino saranno i fortunati vincitori dei premi messi in palio dall’associazione stessa e da Specchio dei tempi, a cui andrà il ricavato della vendita dei biglietti.

È possibile acquistare i biglietti sia di persona, presso l’edicola di piazza Borromini 78/n, oppure online sulla piattaforma Rete del dono, cliccando qui.

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Vincenzo, che ha perso tutto e ora lotta contro il cancro

Chiara Viglietti
La Stampa Cuneo, 1 dicembre ’21

E’ nato ottantadue anni fa nell’Africa d’Italia. Quella conquistata da Mussolini nello spazio della folle illusione fascista. E’ nato, Vincenzo, ad Addis Abeba. E quel nome ha fatto della sua vita un lenzuolo steso tra due balconi. Oltre il filo del mare, il sogno dolce di un’infanzia sottovuoto, lontana. Al di qua la vita che ti insegna a stare al mondo. Al gioco spietato di certe carte che passano per un fallimento, il buco nero degli strozzini e la vita che perde pezzi. Tutti i fili, uno dopo l’altro: la famiglia che si sfascia, i figli da riconquistare, un puzzle da ricomporre. Oggi Vincenzo abita una casa popolare a Cuneo, sessantacinque metri quadrati, e vive con una pensione da 600 euro, un piccolo assegno di invalidità e la Tredicesima dell’Amicizia, l’aiuto da 500 euro che Specchio dei tempi gli ha appena consegnato.

Ma vive pure di morfina. Senza non potrebbe tirare avanti. E avanti vuol dire fino alla fine del giorno. Poi il corpo reclama il dolore della sua integrità violata. Perché il tumore, l’ultimo che gli hanno diagnosticato, ha costretto i medici a tagliare nervi e recidere muscoli che solo la morfina riesce a ingannare. Per qualche ora, però: poi la mente sprofonda di nuovo nel dolore. «La mattina è il momento peggiore: devo prendere un mondo di morfina per tornare a sentire che sono vivo e non pensare a tutto il male che mi attraversa». Non c’è commiserazione nelle sue parole. Ma una firma per la vita così com’è, per accettazione. Meglio essere uomini risolti che i soliti sopravvissuti. E’ andata com’è andata: essere vivi come un privilegio. «Avevo una Ferrari, adesso cammino a piedi sotto la pioggia, cosa dovrei fare? Disperarmi? Ma perché: mi sono lasciato alle spalle la smania del possesso, dell’avere, dell’essere a tutti i costi. Vivo da povero senza sentirmi povero».

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Forse peggio che esserlo è diventarlo. Partendo da un inizio trasognato anche se guerrafondaio: lui che nasce ad Addis Abeba da un padre dirigente del Fascio, poi fatto prigioniero dagli inglesi, e la famiglia che nel frattempo ripiega su Napoli. Due anni dopo il padre torna, trova un posto in Finanza, Vincenzo frequenta le scuole migliori e studia. Lavora sodo. Impara le lingue del mondo: russo, spagnolo, inglese. Perché i suoi «avevano la fissa: mi dicevano che era come sapere le stesse cose ma di più». Più parole per dire è come aprire intere scatole cinesi per la mente. E sono questi i bagagli con cui Vincenzo lascia Napoli, viaggia in Italia, mette su famiglia e due figli.

Scala un’azienda: da dipendente diventa direttore. «Avevo la responsabilità di duemila persone. Poi un giorno mi avvicina un alto dirigente del Governo di allora: mi propone di diventare concessionario italiano di alcune importanti colossi farmaceutici che si occupano di prodotti galenici». E’ l’occasione per salire, scalare, ancora e ancora. Lui accetta: apre uffici e filiali in Italia, storia di 30 anni fa. «Fornivo grandi quantitativi per la Croce Rossa, le aziende sanitarie, i carceri. Gli accordi erano: mi pagavano dopo sei mesi. Dunque dovevo anticipare di tasca mia ma ero tranquillo: lo Stato prima o poi salda». 

Non aveva tenuto conto di Mani Pulite. Vincenzo finisce nel tritatutto di un’epoca che ha voluto ripulire la coscienza di un Paese senza riuscirci granché. E fallisce: «Ero disperato. Tutti i pagamenti delle aziende pubbliche erano stati bloccati ma io a mia volta avevo contratti firmati con le case farmaceutiche e dovevo pagare. Ero indebitato per 300 milioni: sono arrivati gli strozzini e sono fallito». La voragine è aperta, il fondo non ha fondo: «Ho lasciato la famiglia, ho tentato il suicidio in una camera d’albergo, sono stato salvato solo per il rotto della cuffia. Poi non so come ma mi sono rimesso in piedi. Ho aperto un’attività a Cuneo: lavoravo in campo pubblicitario».

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«Infine i miei tre tumori: per quello ai polmoni mi hanno dato 15 giorni di vita. Ed eccomi qui, ancora vivo». Aggrappato alle piccole cose: un’ora di canzoni, meglio se quelle che gli ricordano Napoli, lo sport in tv, qualche lettura, la telefonata di un amico. Nessun rimpianto, nessun vittimismo. «Tutto sommato è andata bene. Ma davvero la pensa così? «Certo, mi sarebbe piaciuto rivedere ancora una volta Addis Abeba. Ma non importa: io sono felice di quello che ho». Ah, cita Sant’Agostino: «No, cito me stesso. E quello che ho imparato dalla vita. Forse la sua lezione più importante».

Nonna Elisa, una vita tra fame e tristezze

La Stampa, 28/11/21
Beppe Minello

Orma Elisa ha 86 anni e, a suo modo, è fortunata: nella solitudine del suo alloggio popolare di via Orvieto può pensare alla figlia, alla nipote e ai figli di sua nipote, tre, l’ultimo dei quali, “compirà un mese tra poco”. Una gioia però, che finisce lì. Sfoglia le banconote della “Tredicesima dell’amicizia” che Specchio dei tempi le ha appena consegnato e il suo sguardo corre al muro dov’è montato il termostato dell’impianto di riscaldamento. “Non funziona e per i miei acciacchi devo tenere la temperatura un po’ più bassa altrimenti mi sembra di soffocare – dice nonna Elisa pensierosa – ora potrò sostituirlo”. Ma il proprietario è l’Atc, non dovrebbe provvedere l’Azienda? “Se mi rivolgessi a loro chissà quando li vedrei”.

Specchio dei tempi le ha donato un aiuto da 500 euro, lo stesso che entro Natale riceveranno 2000 anziani fragili a Torino e in Piemonte. Anziani come Elisa, che si emoziona per un nonnulla e non esce mai di casa: ha paura di rimanere chiusa nell’ascensore. Ma anche uscisse non avrebbe la forza, da sola, di muoversi e la strada per raggiungere qualsivoglia vetrina è lunga. Con la sua pensione di poco più di 600 euro (“Dopo 55 anni in fabbrica mi dissero di aver perso i libretti”), ampiamente dimezzata da affitto e bollette, nonna Elisa vive al limite. Un limite che la Tredicesima di Specchio le permette, almeno una volta, di violare.

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Ripete come una filastrocca ciò che ogni giorno, per ragioni di salute e di risparmio, mette nel piatto, mezzogiorno e sera: “Pollo, sempre pollo. A volte una Rustichella tagliata a fettine”. In queste condizioni, anche solo immaginare di andare dal dentista per rimettere in sesto la bocca è un sogno irrealizzabile: “Mi hanno detto che servirebbero 2 mila, 2 mila 500 euro…Impossibile! C’ho rinunciato e resto così come sono”. Pure la televisione, unico svago in giornate che non finiscono mai, seguite da notti dove il sonno fatica ad arrivare, la fa soffrire. A forza di schiacciarli, i tasti del telecomando si sono consumati malamente, le fanno male ai fragili polpastrelli e la tv resta, a lungo, inutilmente accesa, fino a quando il dito di nonna Elisa riesce ad avere ragione dello stupido strumento.

Nonna Elisa, con i suoi problemi non solo economici e le sue fragilità, è un esempio dei sempre più numerosi anziani che vivono, anzi subiscono la città. E l’anagrafe ci dice che saranno sempre di più. Certo, tra i molto over di ogni latitudine, c’è chi vive in un tugurio e fatica a mettere qualcosa, qualunque cosa, nel piatto. Ma la stragrande maggioranza è come nonna Elisa. Hanno alle spalle una vita piena, anche di sofferenze, ma rivendicata con orgoglio: “Sono entrata in fabbrica a 17 anni – ricorda nonna Elisa -. Si lavorava a cottimo e pochi minuti di ritardo potevano significare il licenziamento”.

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Non sono rare situazioni famigliari difficili. Anche in questo nonna Elisa ne è un esempio: “Mia figlia aveva 10 anni e mio marito se ne andò. E’ stato brutto. L’ho tirata su patendo fame e tristezze – racconta con un filo di voce -. Non mi sono mai rifatta una vita, ero concentrata sulla bambina, temevo di farla soffrire. Insomma, è stato brutto. Però è passata e tante cose è meglio non rivangarle anche se di notte, spesso, mi tengono sveglia”. Ma non tutti i ricordi sono dolore. Nonna Elisa, in camera da letto, di fronte alle foto delle persone care della sua vita compresa se stessa con i capelli tagliati corti come lo sono oggi ma di un biondo acceso e con grandi occhi sorridenti, finalmente si anima quando parla della sua passione di gioventù: “Ballavo, ballavo sempre. Dal Boogie Woogie al Tango: quanto mi piaceva”. E’ un sorriso timido quello che le fiorisce sulle labbra ma, appena compare, è già sparito.

Intervista a Bollani: «Ecco il mio concerto di Natale»

Alessandra Comazzi,
La Stampa, 21/11/21

Stefano Bollani: è lui il protagonista assoluto del Concerto di Natale, organizzato da Specchio dei tempi per sabato 11 dicembre, ore 20,45 all’Auditorium del Lingotto. Con il ricavato della vendita dei biglietti si aiuteranno gli anziani soli, grazie alle «Tredicesime dell’amicizia». Bollani è fresco di almeno due successi: il programma di Rai3, «Via dei motti numero zero» e l’album «Piano Variations on Jesus Christ Superstar», versione inedito e strumentale per pianoforte solo del capolavoro di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice.

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Maestro, che cosa suonerà a Torino?
«Quando faccio concerti da solo, di solito non preparo la scaletta, vado dove mi portano cuore e pianoforte. Ma questa volta sarà diverso: quello di Torino è un appuntamento dedicato a “Jesus Christ Superstar”. Sono gratissimo a Webber che mi ha concesso di reinterpretare la sua musica, lui che, giustamente, sempre chiede un’esecuzione nota per nota».

«Jesus Christ Superstar» è un’opera iconica per tanti suoi spettatori/ascoltatori. Farà altro, al concerto di Torino?
«Musicalmente no. Però, certo, ci saranno le mie consuete divagazioni. Con l’emozione della capienza piena della sala, finalmente, dopo la pandemia».

Però lei ha fatto tante cose in questo periodo spesso cupo: prima fra tutte, abbiamo visto, il programma e l’album. Come mai?
«Perché Valentina, mia moglie, e io siamo stati fortunati, riuscendo ad approfittare dello pandemia per concentrarci su nuovi progetti».

Infatti in «Via dei mari numero zero» si respirava la gioia della creatività, anche quello degli ospiti: come avete creato questa atmosfera?
«C’era un barbatrucco: praticamente tutti gli ospiti che sono passati da noi su Rai3, sono amici. La gioia di suonare insieme era grande. E spesso la gioia era moltiplicata dal fatto che tanti non si esibivano in pubblico da tempo. Poi credo si sentisse anche la bella atmosfera nata con Rai3 e con la produzione di Ballando.»

E dunque il programma tornerà?
«A noi piacerebbe, siamo interessati, certamente speriamo».

Com’è lavorare con sua moglie?
«Non è lavorare, è progettare insieme. E’ fare le cose con un alleato di cui mi fido completamente. Valentina è la mia più grande collaboratrice. Lei recita, canta, balla. Siamo tutti e due interessati a molteplici forme di arte e di comunicazione. Non c’è competizione: l’ultima parola è sempre la sua».

Lei ha scritto in un suo libro che la musica è trascurata dal sistema italiano dell’istruzione: è sempre così?
«E’ ancora così, tante cose si stanno muovendo, e vanno di pari posso can la scientificità delle terapie musicali che ampliano, migliorano, il sistema cognitivo. Sono convinto che prima o poi queste realtà saranno recepite anche dall’ordinamento scolastico».

Ma lei la televisione la guarda, oltre che farla?
«Confesso, poco. Non parlo per snobismo, ma perché il tempo è quello che è».

«Mozart in the Jungle», il telefilm che ha come protagonista un direttore d’orchestra geniale, l’ha visto?
«Ah, quello si, avevo anche letto il libro da cui la serie è tratta, e mi è piaciuta tantissimo. Trovo molto azzeccati i temi affrontati, come quello che riguarda l’ego dei musicisti. Il Rodrigo, il maestro, di Gael García Bernal è perfetto».

Quindi si può anche fare divulgazione, con la tv: e si può divulgare anche la musica?
«Altroché. Divulgazione non è una parolaccia. Ricordo, sempre nella serie, una puntata tutta dedicata a Messiaen. Mica facile».

E i Måneskin, di cui si parla tanto, come li trova?
«Simpatici».

Simpatici e basta? Li inviterebbe in trasmissione?
«Non glielo dico».

Probabilmente vuole dire sì.

Tredicesime dell’Amicizia, già raccolti 775mila euro

Angelo Conti,
La Stampa, 22/11/21

Da 46 anni, tutti gli anni, Specchio dei tempi aiuta gli anziani più poveri e più soli. Nel 1976 furono appena 30, oggi sono più di 2000 in tutto il Piemonte. Per recapitare ad ognuno di loro un assegno da 500 euro, occorre almeno 1 milione di euro.

Siamo a 775mila euro, ma il cammino resta lungo. Dobbiamo farcela entro Natale!

Il calvario di Ilda, 88 anni tra fame e lutti

Raffaella Lanza,
La Stampa, 21/11/21

«La mia vita è stata un calvario». Ilda ripete spesso questa frase mentre snocciola la sua esistenza «fatta di fame e di lutti». Ilda ha compiuto 88 anni: invalida al cento per cento, convive con gli acciacchi della vecchiaia. «Dovrei operarmi di cataratta, ho il diabete e tanti altri problemi di salute» racconta. Per muoversi deve usare un deambulatore: l’anno scorso si è rotta il femore. Oggi vive in una casa dell’Atc. «Prima ero in un’abitazione privata, in centro, ma purtroppo c’erano umidità e topi. Giravano per casa, mi hanno anche morsicata. Oggi sono qui in queste due stanze, pulite e calde, e per questo devo dire grazie al Comune, ma mi sento in gabbia. Mi vien la depressione: mi passa la voglia di vivere». Dal suo appartamento per arrivare fino alla strada c’è una lunga discesa e alcuni scalini: un impedimento che non permette a Ilda, che fatica a camminare, di potersi muovere in libertà.

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Ilda, originaria della Calabria, a Vercelli vive ormai da cinquant’anni: «Ma prima ho viaggiato – ricorda -. E me lo sogno ancora di notte. Sono stata anche all’estero: in Inghilterra, con mia sorella, dove ho lavorato in una fabbrica vicino a Londra. Ho fatto la quinta elementare: giù al Sud non c’era lavoro, quindi ho preso coraggio e mi sono spostata». Ilda è poi andata a Trivero, sempre per lavoro, in una filatura e lì ha conosciuto il marito, muratore. «Ci siamo spostati in altri posti, poi siamo arrivati a Vercelli. Oggi sono vedova: ho perso anche un figlio, che è morto a 35 anni. Un dolore grande: quando perdi un figlio perdi un pezzo di cuore». Ha altri due figli: «Uno mi viene a trovare, l’altra invece è in Calabria. Son nonna di due nipoti. In famiglia eravamo in dodici, tra fratelli e sorelle: oggi siam rimasti in due. Meno male che c’è il telefono, così posso chiamare mia sorella, che vive a Torino. In questo modo la solitudine fa meno male».

Le foto di quando lei era ragazza sono appese in cucina, dove c’è anche un grande quadro del figlio defunto: «Piango ogni giorno per lui». La cucina è ordinata: «I mobili me li hanno regalati. Sono contenta quando qualcuno viene a trovarmi. Viene anche una dottoressa, che mi segue: è così gentile». Ilda, avvolta in una sciarpa perché la cervicale non le dà tregua, quando racconta che da ragazza andava a ballare, si illuminano gli occhi e la bocca disegna un grande sorriso: «Ho ancora tutti i vestiti: li conservo con cura», sottolinea lei.

E non smette di sorridere anche quando parla di Specchio dei tempi che le ha donato la Tredicesima dell’Amicizia, l’assegno che viene offerto a 2000 anziani fragili ogni Natale. Specchio l’ha pure inserita nel progetto «Forza Nonni!». Spiega: «Mi portano la spesa due volte al mese, viene una signora ogni settimana a farmi le pulizie. E poi mi telefonano i volontari: è bello parlare con loro. L’altro giorno una di loro mi ha detto “ti voglio bene”. E anche che sono proprio una signora gentile. Questo mi ha davvero scaldato il cuore. Sì, sono proprio bravi: mi aiutano tanto». Ilda, che percepisce una pensione minima, dice con orgoglio: «Pago tutte le bollette. Prima andavo io stessa in posta. Oggi invece, non riesco più. Faccio tanta fatica ad uscir di casa. Oggi avrei mangiato volentieri qualche acino d’uva, e invece… per le commissioni devo dipendere dagli altri. E’ proprio brutto diventare vecchi».

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A lezione di yoga per sostenere le Tredicesime dell’Amicizia

Federico De Andrea

Lo sport fa bene e fa del bene: con questa filosofia, dal 26 novembre al 23 dicembre, undici studi di yoga tra Torino e Asti sosterranno i nostri anziani delle Tredicesime dell’Amicizia devolvendo il loro ricavato a Specchio dei tempi. Si tratta di un supporto solidale che ricalca lo spirito di una pratica secolare. Per partecipare occorre prenotarsi ad una delle classi disponibili ed effettuare una donazione: basta scegliere dall’elenco qui sotto il proprio studio preferito e cliccare sul nome. Si entrerà nella piattaforma Rete del dono, uno dei siti di raccolta fondi più affidabili in Italia, partner di Specchio dei tempi per questa e altre iniziative.

Ecco le realtà che hanno aderito a Torino

Ad Asti, invece

Per info: specchiodeitempionlus@lastampa.it

Ci vediamo sul tappetino. Namastè!

La sfida delle Tredicesime: 400 mila euro entro Natale

Angelo Conti
La Stampa, 12/11/21

Cinquecentotrentaduemila euro.

Siamo a metà della grande sfida di Specchio dei tempi, che si ripete ogni anno: raggiungere il milione di euro per aiutare, a Natale, 2000 anziani poveri e soli.

Non è solo la più antica sottoscrizione popolare d’Italia, ma è soprattutto l’occasione per ribadire valori veri, forti, ineludibili. Quelli dell’affetto, della deferenza e del rispetto verso gli anziani. Soprattutto quelli più fragili, di quelli che hanno bisogno, e che non chiedono. Che il Covid in questi mesi ha talvolta toccato, impegnandoli poi in cure lunghe e sofferte. Valori un po’ stinti, ma non a Torino e in Piemonte dove le Tredicesime dell’Amicizia di Specchio dei tempi vengono riproposte dal 1976. Nessuna iniziativa solidale, in Italia, si perpetua da così tanto tempo, senza saltare nemmeno una edizione, di anno in anno diventando anzi più forte, nella raccolta e nel numero dei beneficiati.

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Quarantasei edizioni, 77.546 aiuti consegnati, donazioni pari a circa 30,6 milioni di euro (attualizzata ad oggi). Sta in queste cifre il miracolo delle Tredicesime dell’Amicizia. Nate da una richiesta della leggendaria suor Pierina (ancora attiva oggi nei quartieri più degradati della città) e recepita da un giornalista de La Stampa, Marco Marello, l’iniziativa trovò una immediata comunione con la città. Da allora è stato un appuntamento che Specchio dei tempi ha riproposto ogni anno, nei mesi precedenti il Natale. Senza mai fallire i suoi obiettivi.

Così, anche quest’anno, siamo partiti, per la quarantaseiesima volta, in questa avventura. Che trova da una parte le segnalazioni degli anziani da aiutare da parte delle associazioni benefiche che lavorano sul territorio (in primis, da sempre, la San Vincenzo) e dall’altra il bisogno, mai attenuato, di una categoria di cittadini che faticano davvero, quasi sempre in un decoroso silenzio. In mezzo i nostri controlli, attenti, sull’Isee e sulle singole situazioni. Una parte delle Tredicesime continua ad essere consegnata di persona da volontari ed ex giornalisti de La Stampa: un modo per dare anche il conforto di una visita, di quattro chiacchiere, di un abbraccio ma anche un modo concreto per verificare i reali bisogni di chi chiede.

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