Un’ingiustizia della natura durata una vita, finora mai davvero riparata. Ma nella vita Antonio, un combattente vero dell’esistenza, anche a 83 anni guarda avanti sperando in un tempo migliore. Nonostante un’invalidità congenita (piede equino), per la quale ha sofferto sempre e subito vari interventi, nonostante la cecità da un occhio e appena 3,5 decimi dall’altro, nonostante due ictus e lunghi periodi di riabilitazione.
Ad Antonio abbiamo portato la tredicesima di Specchio dei tempi per gli anziani soli: gli servirà ad alleviare l’ansia continua di non farcela, di non arrivare a mangiare tutti i giorni, comperare le medicine e quel poco altro di indispensabile.
“Vi ringrazio, non sapete quanto. Questo è il mio Natale. Proprio stamattina è arrivato l’affitto con il riscaldamento, come ogni mese, e la bolletta della luce: in tutto 400 euro, della pensione resta niente. Meno male che ci siete voi di Specchio che mi portate la borsa della spesa”, dice Antonio, entrato qualche tempo fa nel progetto Forza Nonni. Lui di nipoti non ne ha, figli nemmeno. Della sua famiglia non gli resta nessuno.
“Sono nato a Lavello, in provincia di Potenza, ho fatto il liceo classico a Salerno, dai Salesiani. Sembrava – racconta Antonio – che la mia vita dovesse fiorire: dopo il diploma sono venuto a Torino e mi sono iscritto al Politecnico. Purtroppo ben presto mia madre non ha più potuto aiutarmi e ho lasciato gli studi. Ma ciò che soprattutto mi brucia è essere arrivato tra i primi al concorso della Finanza e non essere stato preso a causa della mia disabilità”. Una beffa del destino. Oggi, un giovane brillante com’era Antonio, verrebbe assunto, potrebbe fare una bella carriera. “Nella vita ho aiutato in una agenzia di pratiche auto – spiega – ma sempre con difficoltà legate alla mia condizione”. E senza vero inquadramento, come dimostra la sua pensione sociale unita a 200 euro per l’invalidità.
Ora Antonio vorrebbe ottenere l’indennità di accompagnamento: quando ce la fa, esce dall’alloggio popolare di via Sansovino, dove nell’ingresso spicca un bellissimo modello di veliero fatto da lui molti anni fa, il modellismo è stato una sua passione, un’altra è tuttora raccogliere bambole e pupazzi “che danno serenità”, e va. Con il deambulatore, faticosamente, si presenta all’assistente sociale, al Caf. “Vado a vedere se ci sono novità”. Sorride Antonio, nonostante tutto. “Ormai al Caf mi chiamano per nome”.
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