Specchio dei tempi La storia che unisce Specchio dei tempi e la Valle...
22 Ottobre 2024

La storia che unisce Specchio dei tempi e la Valle d’Aosta

Valle d'Aosta

Angelo Conti

Un alluvione catastrofico

Cinquecento millimetri d’acqua in poche ore trasformarono, il 15 ottobre del 2000, la Valle d’Aosta in una terra devastata da acqua, fango e frane. Con venti vite perdute e danni per miliardi di lire. La più catastrofica alluvione che abbia mai colpito la valle rinsaldò però il legame fra questa terra e Specchio dei tempi.

I cronisti de La Stampa si mossero subito cercando di farsi strada su un sistema viario che era completamente saltato: l’accesso alla valle era bloccato, in più punti, dall’esondazione della Dora Baltea che aveva trasformato il fondo valle in un enorme lago. A causare quella tragedia, una concomitanza di situazioni avverse: dall’entità delle piogge allo zero termico ad oltre 3500 metri.

Specchio die tempi entrò subito in azione a Pollein (dove c’erano stati 7 morti), a Fenis (6 morti) e poi ancora a Donnas, Brissogne, Nus, Gressoney. Persino ad Aosta che era stata toccata dalla piena del torrente Buthier, capace anche di fermare l’attività della Cogne Acciai Speciali.

Quella sottoscrizione era stata condivisa da La Stampa con il Tg5. Il suo direttore di allora, Enrico Mentana, era venuto apposta a Torino, in via Marenco, dove era stato molto chiaro: “La nostra televisione vuole essere vicina alla gente, ma voi ci dovete insegnare come fare. Lo fate da decenni e dobbiamo imparare. Cominciamo a fare insieme questo intervento in Valle d’Aosta”. Così scattò una raccolta importante che permise, accanto ad una pioggia di interventi individuali, anche di compiere alcune azioni strutturali.

Valle d’Aosta: orgoglio e resilienza

Forse mai un’alluvione aveva stravolto i collegamenti di una regione con il resto d’Italia e del mondo. Eppure la Valle d’Aosta, in quei giorni della catastrofe, pareva davvero irraggiungibile, un’entità lontana alla quale si poteva accedere solo in elicottero.

Autostrade interrotte, linee ferroviarie estirpate e scagliate lontano, passi e trafori bloccati dalle frane. Così era ridotta una valle ricca e proiettata, sino a poche ore prima, nel pieno dell’Europa. Ma, a questo punto, è scattato qualcosa, è scattato l’orgoglio. Forse per retaggio antico, gli abitanti di questa terra, atavicamente abituati all’isolamento, hanno cominciato a cercare in se stessi la forza di reagire. Qualche volta persino sfuggendo l’aiuto che arrivava da lontano.

Qui, per aiutare, siamo dovuti diventare prima degli amici. E amici siamo diventati andando a condividere il dramma di Pollein, con i morti provocati da una frana dalle dimensioni impressionanti, e anche i drammi, certo ugualmente intensi, delle famiglie di chi era morto nei soccorsi: un giovane elettricista e un altrettanto giovane extracomunitario, entrambi padri di famiglia, traditi dalla generosità.

Gli aiuti di Specchio dei tempi

Proprio alle famiglie di chi non c’era più è stato consegnato il primo contributo, poi ampliato e strutturato, d’intesa con la filiale CRT di Aosta, in una borsa di studio biennale per tutti gli orfani dell’alluvione.

Questa iniziativa era stata scelta in quanto rappresentava un particolare e certamente valido strumento di assistenza a quei bilanci famigliari che i lutti rischiavano di stravolgere. L’entità della borsa mensile ha consentito a questi ragazzi di proseguire senza rallentamenti i loro studi e di guardare al futuro con meno pessimismo.

Sapevamo, comunque, che in Valle d’Aosta non ci saremmo certo potuti fermare qua. Tante erano le esigenze che vedevamo davanti agli occhi. Si è subito intensificato il contatto con le famiglie, in alta, media e bassa valle, e si sono individuate le priorità.

A Nus, quella Nus che un’immane frana aveva messo a lutto, uccidendo e devastando, abbiamo pensato ai ragazzi delle scuole, elementari e medie. Il Comune è stato subito posto in condizione di ricostruire (con un finanziamento di 650 milioni di lire) la mensa scolastica, distrutta dal fango e dai detriti piombati a valle dalle montagne. Una mensa che, in talune giornate, arrivava a confezionare sino a 300 pasti, destinati agli allievi delle scuole elementari e delle scuole medie.

Fra le richieste giunte dai Comuni è stata poi accolta quella del Comune di Gaby. Al piccolo Comune dell’alta valle del Lys è stato portato il contributo necessario a ripristinare il ponte in pietra «dell’Usina». Struttura storicamente importante (datata 1818), oltre che socialmente utile perché consente lo scavalcamento del torrente Lys nelle adiacenze di alcune baite e del cimitero, è stata ripristinata non appena ottenute tutte le indispensabili certificazioni dei responsabili dei Beni Artistici.

Da Gressoney-Saint Jean, invece, c’era stata la richiesta di un intervento a sostegno del complesso sportivo comunale in località Tschoarde. Qui la simultanea fuoruscita dei torrenti Lys e Valdobbia aveva allagato per intero la zona, provocando danni al campo di calcio, ai campi di bocce, al campo di pallavolo e pallacanestro. Un danno significativo che andava rimediato in fretta, anche per non danneggiare la vocazione turistica di questo Comune, che proprio dal turismo trae la sua principale ricchezza.

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