Specchio dei tempi La storia di Antonio e l’aiuto di Specchio dei tempi
11 Agosto 2024

La storia di Antonio e l’aiuto di Specchio dei tempi

Antonio

Giancarlo Zattoni

“Ho sempre apprezzato le canzoni di Al Bano. La sua musica rappresenta la felicità della mia terra e il ricordo dei miei cari, così amati e così perduti. Ero l’ultimo di cinque figli. Ora sono solo, non ho più nessuno.”

Antonio è un arguto signore di 84 anni, originario di Canosa di Puglia. “Mio padre era maresciallo dei carabinieri. L’ho perso a sei anni per una brutta malattia. Mi voleva un bene infinito. Da allora è stata mia madre ad avere cura di me. Fu lei a farmi iscrivere al Politecnico di Torino. Mi voleva ingegnere.”

Gli occhi diventano lucidi mentre racconta la sua storia. Vive di una modesta pensione di invalidità e dell’aiuto della Fondazione Specchio dei tempi che lo segue attraverso il programma Forza Nonni!: “Che soddisfazione poter pagare le bollette grazie alla Tredicesima dell’Amicizia! Ricevere la spesa, l’aiuto di una colf e l’ascolto paziente di una volontaria.”

Lo incontriamo alla Barriera di Lanzo, confine tra Torino e Venaria, in un alloggio di edilizia popolare non lontano da dove un tempo si trovava il vecchio casello del dazio. “Sono ambizioso e mi sono sempre posto obiettivi elevati. Ho lottato di continuo, ma ora che vivo in ristrettezze apprezzo in particolar modo il sostegno e la vicinanza di Specchio dei tempi che contribuisce a garantirmi una vita serena e dignitosa.”

La sorte ha lastricato l’esistenza di Antonio di continui ostacoli, costringendolo a “ricalcolare il percorso” rimodulandone di volta in volta l’intensità degli obiettivi. “Ho un piede torto dalla nascita, un’invalidità congenita che mi ha impedito di entrare in guardia di finanza pur avendo vinto un concorso a Roma”. Nonostante la frustrazione Antonio non si arrende, neppure quando abbandona gli studi universitari non potendone sopportarne i costi. “Sfruttando il mio acume e la mia convincente comunicativa intrapresi la carriera di consulente assicurativo che mi permise di raggiungere una discreta stabilità”.

Investe tutti i risparmi nell’acquisto di una villetta in un comune della prima cintura torinese. “Ero così felice che mi innamorai della donna sbagliata che, dopo un lungo periodo di convivenza, mi abbandonò impossessandosi dei miei beni.” Il tinello, dove Antonio ci riceve, è allegro e accogliente: adorno di foto di una dolce amica, di quadri naïve e di modellini di navi. È a tutti loro che il suo sguardo si rivolge per ricevere l’affetto e la comprensione di cui sente il bisogno mentre sgrana il rosario di tante amarezze.

“Questo è il modellino di cui vado più fiero: rappresenta il Bounty, riproduzione del vascello che subì il celebre ammutinamento. Mi è costato nove mesi di lavoro. L’ho realizzato anni fa prima di perdere la vista dell’occhio destro per la caduta della retina.” Prima di lasciarci Antonio si rivolge ai donatori per ringraziarli e pregarli di continuare a sorreggere gli anziani che necessitano di un’assistenza assidua: “Quando lo sguardo è rivolto al futuro mi sento rassicurato dal loro slancio di affetto e di generosità”.

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