Articolo di Angelo Conti
Dialoghi fra un uomo spaesato e la sua coscienza in livrea. Certamente. Ma soprattutto perle di saggezza e di vita, dispensate da Lloyd, maggiordomo austero e a tratti ingessato, ma depositario di un patrimonio semplice eppure raro, il buonsenso. Ne sono usciti libri di successo, un successo meritato sia dallo stile e sia anche dal modo, con la massiccia condivisione su Facebook dove Lloyd ha trovato decine di migliaia di fans.
Dopo i grandi successi editoriali di “Vita con Lloyd” e “In viaggio con lloyd”, Simone Tempia torna ora con una nuova selezione dei dialoghi surreali, agrodolci e delicatamente profondi. “Un anno con Lloyd” (365 giorni in compagnia di un maggiordomo immaginario) è un libro ricco di inediti che accompagna i suoi lettori giorno dopo giorno, stagione dopo stagione, regalando una quotidiana pillola di saggezza, talvolta ironica ma talvolta anche profonda sino a far male: sono 365 lampi di genio e dolcezza per riconciliarsi con il mondo, o almeno per tentare di comprenderlo.
Simone Tempia, piemontese di Biella, scrive su Vogue e sul Corriere della Sera. E’ un uomo dai sentimenti profondi, legato alla sua terra, vicino agli ideali di Specchio dei tempi. E così la Fondazione de La Stampa lo ospiterà nell’Auditorium di via Lugaro 15 mercoledì 6 febbraio alle ore 18, per un “Incontro con l’autore” davvero singolare. Simone ci racconterà di lui, dei suoi libri e del maggiordomo. Risponderà alle domande dei suoi lettori. E lascerà anche un tangibile aiuto a Specchio dei tempi, visto che parte del ricavato delle vendite dei libri (gestite da Binaria del Gruppo Adele) verranno destinati alla iniziativa “Madri e figli”, che aiuta 100 famiglie monogenitoriali in gravi difficoltà economiche.
Tempia ci ha anche raccontato di uno speciale legame: “Torino è la città della magia. Torino è la città dei re. Torino è la città della Slam Poetry e del Cinema. Torino è la città in cui lavoratori e studenti si incontrano dando origine a un’energia propulsiva che rende questo cuore di Piemonte pulsante di vita. Non so quantificare quanto ci sia di torinese e piemontese nel mio maggiordomo immaginario, ma so che l’idea di vivere in una grande magione, in compagnia di un maggiordomo, guardando inverni bianchi di gelo e autunni brumosi mentre intorno il mondo cambia in maniera sempre troppo drastica, arriva da qui. Da Torino. C’è poi un’altra cosa che mi lega a Torino e a questa presentazione. La storia è un po’ lunga, ma non troppo. Pochi sanno che le mie radici famigliari affondano nell’alta Valle Stura, in un paese a confine con la Francia che si chiama Pietraporzio. A Pietraporzio, dove ho passato lunghe estati in compagnia dei miei nonni tra passeggiate, tè con i biscotti e interminabili partite a scacchi, non avevamo la televisione. Non avevamo la radio. Il telefono nemmeno a parlarne. Ma avevamo La Stampa, l’unico quotidiano che arrivasse nell’unica edicola del paese. La Stampa per me è stata, per anni, sinonimo di casa. Ancora oggi, nel vedere quel titolo che spunta in edicola, mi ricordo di mio nonno Giglio, un uomo riconosciuto universalmente come buono, che sfogliava quel giornale, umettandosi di tanto in tanto il dito, senza proferire parola che potesse rompere quella quiete sottile come bava di ragno. Essere a La Stampa è per me un orgoglio grande più di quanto si creda perché penso a mio nonno. E penso che lui, oggi, sarebbe molto contento di me”.