Beppe Minello
La Stampa Vercelli 25 luglio
La vita è crudele. Per Mario Franzoso lo è un po’ di più. Ad agosto compirà 77 anni “ma – dice – vorrei morire”. Nella sua voce non c’è ira e, paradossalmente, nemmeno disperazione ma solo rassegnazione.
Il signor Franzoso, nato ad Adria ma a Vercelli da quando aveva sei mesi, ha avuto una vita piena, anche di soddisfazioni. Manager della Ford quando Vercelli era il cuore della distribuzione dei veicoli statunitensi in tutta Italia e, prima e dopo, rappresentante, ha condiviso la sua vita, fino a tre anni fa, con la moglie Tina, una donna bella il cui volto e la snella silhouette riempiono l’alloggetto al piano terra di via San Cristoforo. Insieme hanno avuto un figlio, Davide, che oggi avrebbe 44 anni. Avrebbe, perché, pure lui, è morto un anno fa: “Un mattino non si è più svegliato” ricorda, svuotato, Mario. Una tragedia che ha chiuso, si fa per dire, il cerchio del periodo più brutto della sua esistenza, iniziato sedici anni fa quando si è ammalato di tumore al colon che l’ha spedito “tre mesi in rianimazione e altri sei in ospedale con 12 cicli di chemioterapia”.
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Potrebbe bastare, direte, per un uomo. E no, perché, uscito dall’ospedale, è stata l’amata Tina ad ammalarsi di leucemia. Mario Franzoso ha fatto di tutto per salvarla: “L’abbiamo curata con cocktail di medicinali che arrivavano dalla Svizzera”. “Un bagno di sangue”, dal punto di vista economico, per la famiglia Franzoso. “Quando mi sono ammalato decisi di andare anticipatamente in pensione – ricorda Mario – e quindi, da allora, sopravvivo con 630 euro al mese”. Per stare dietro alle spese per le cure della moglie, se n’è andata presto anche la casa dove viveva la famiglia Franzoso. “C’era anche un albicocco che ci dava 4-5 quintali di frutti ogni anno” ricorda sognante.
Mario rifarebbe tutto quello che ha fatto, soprattutto perché ha avuto per una dozzina d’anni l’illusione di aver sconfitto il male. Invece, tre anni fa Tina s’è spenta e, un anno dopo, anche il figlio Davide è scomparso: “Era un grande chitarrista…” lo ricorda con orgoglio.
Da allora, la vita di Mario è diventata un calvario. Metà della pensione se ne va per pagare l’affitto dell’alloggetto che ha un’unica stanza da letto, inutilizzabile perché piena di muffa. “Tanto non riesco quasi a camminare – dice – e così devo solo spostarmi dal divano al tavolo al fornello e viceversa… Ha un pregio: non devo salire scale anche se, negli ultimi due anni, per la verità, sono uscito di casa solo un paio di volte. Ho chiesto al Comune se possono aiutarmi a trovare un alloggetto più economico e meno malsano: mai avuto risposta”.
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Mario Franzoso è stato “adottato” da Specchio dei tempi che l’ha inserito nel progetto “Forza Nonni!”. C’è, quindi, ora, chi lo segue telefonicamente, c’è qualcuno che va a pulirgli la casa, un paio di volte al mese riceve un pacco alimentare che, però, confessa imbarazzato, “non posso consumare”. L’ultima disgrazia di quest’uomo dignitoso che ti riceve vestito con una tuta che ha visto tempi migliori ma la riga tra i capelli canuti è perfetta, sono i denti: “Dovrei mettere la dentiera – dice imbarazzato – ma l’intervento e l’apparecchio mi costano 2.500 euro che non ho la più pallida idea di dove trovare”.
Franzoso, il cui unico aiuto e conforto lo riceve da un amico del figlio che lo va spesso a trovare non è seguito da nessun servizio sociale. Persino il medico di base l’ha “dimenticato”: dovrebbe fare il vaccino Covid ma nessuno l’ha contattato. Mario Franzoso, con tutti i guai che ha, alza le spalle ma è amareggiato: “L’ultima volta che ho visto il medico è stato quando ha fatto ricoverare mia moglie… tre giorni prima che morisse”.
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