Articolo di Angelo Conti
Riflessioni, a mente fredda, dopo l’ultimo, l’ennesimo viaggio nelle zone terremotate, la scorsa settimana. Con Aleandro Petrucci, sindaco di Arquata del Tronto, e con il suo vice, Michele Franchi, abbiamo parlato a lungo. Di futuro.
Quale sarà il futuro dei comuni dove il sisma ha picchiato più duro, devastandoli? A due anni e mezzo da quella tragedia non si vede molto di nuovo all’orizzonte…
Prendiamo Arquata del Tronto (51 morti nella scossa del 24 agosto 2016), il centro che conosciamo meglio perché Specchio dei tempi ha qui ricostruito l’intero plesso scolastico, la palestra scolastica, ha assistito numerose famiglie di pastori e agricoltori con il dono di strutture di emergenza, ed ha ora attivato, con Reale Mutua, un importante bando a sostegno delle piccole imprese.
Specchio e Reale Mutua lanciano un bando per le imprese terremotate
Oggi Arquata conta circa 650 abitanti, la metà di quanti ne aveva il giorno del terremoto. Negli ultimi mesi sono morti 38 anziani e ci sono state appena 2 nascite. Intanto sono state consegnate 201 casette prefabbricate, fra non pochi problemi, a cui se ne aggiungeranno presto altre 10. Ma non è partita la ristrutturazione e il recupero di tante case che, in fascia B e quindi tutt’altro che irrecuperabili, continuano ad attendere…
Il nuovo commissario governativo alla ricostruzione Piero Farabollini, dal 4 ottobre scorso (quando si è insediato) non ha ancora trovato il tempo di venire qua, anche solo per dare un’occhiata. E colpisce che 21 abitanti di Arquata siano ancora ospiti degli alberghi al mare. Tutto questo 910 giorni dopo quella tragedia.
Numeri che pesano, che fanno male…Mentre si fa poco o nulla per ridare a questi paesi il loro imprinting naturale, che è la loro vocazione turistica, per un turismo pendolare che arriva soprattutto da Roma. Mancano ancora infrastrutture basilari per questo scopo (ad esempio un campo sportivo) e lo stesso recupero delle strutture ricettive è lentissimo e problematico. Parole per dire che la battaglia di questa gente continua, quasi disperata, ma anche per confermare, ancora una volta, che noi saremo determinati nel restare accanto a loro.
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