Angelo Conti
Diciannove anni fa, mentre ero alla mia scrivania, nella redazione de La Stampa, arrivò la telefonata di Paolo Bernabucci, presidente del Gus, il Gruppo Umana Solidarietà di Macerata. Chiamava dallo Sri Lanka appena sconvolto dallo tsunami che aveva provocato centinaia di migliaia di morti: “Angelo – mi disse – è un dramma enorme. Questa gente non ce la farà se non la aiutiamo subito a riprendere il lavoro e la vita… Il maremoto ha distrutto centinaia di barche ed i pescatori e le loro famiglie non hanno più lacrime”.
Mi alzai e cambiai ufficio, entrando in quello del capo redattore Marello, segretario della Fondazione Specchio dei tempi. “Marco – gli dissi – ricostruiremo tutto quello che potremo con il denaro che ci stanno versando i lettori, ma intanto compriamo subito barche“. Lui era un giornalista vecchio stampo, capiva le situazioni in un attimo e rispose: “Tutte quelle che possiamo”. Il 29 mattina, Paolo Bernabucci si presentò nei due cantieri che in Sri Lanka producevano barche da pesca e ne ordinò e pagò 80, Dal giorno dopo, e per tre mesi, quei due cantieri avrebbero lavorato solo per noi. E intanto Rajiv e Luca, d’intesa con le associazioni dei pescatori e col ministeri della pesa cingalese, iniziarono – fra Galle e Matara – ad individuare i pescatori da aiutare. La prima barca, completa di motori e di reti, fu consegnata il 15 di gennaio. Poi una al giorno, nei due mesi e mezzo successivi.
Sono poi tornato spesso sulla spiaggia di Galle da quelle barche e da quei pescatori. Tutte le barche donate da Specchio portano ancora sulla prua il nome della fondazione scritto in cingalese e 78 di loro sono ancora in servizio. Solo un paio hanno patito incidenti di mare e sono andate perdute. Tamantha Rukmal Pereira, uno dei pescatori, oggi è il rappresentante della categoria a Galle. Anche lui ricevette una barca di Specchio: “Era il 12 febbraio, ricordo ancora il giorno. La notte prima non dormimmo, tanta era l’emozione. Quella barca ha salvato la mia famiglia ed anche quella di mio fratello perchè, in questi anni, con i proventi della pesca siamo riusciti ad acquistare anche una seconda barca. Vi saremo riconoscenti per sempre“. Poi ci ha voluti portare al mercato, dove erano in vendita proprio i pesci pescati stanotte dalla barca azzurra di Specchio. E’ stato difficile trattenere l’emozione, sfociata poi in un grande abbraccio. A suggello di una partita vinta, con la forza della solidarietà, contro la furia dell’oceano e del maremoto.
Ricordando il maremoto, le 300.000 vittime e 19 anni di vicinanza allo Sri Lanka. E, oltre alle 80 barche, le nostre quattro scuole, il campo sfollati di Negombo, il Villaggio delle Bambine di Ibbawale, la forte amicizia con questa gente e con i monaci buddisti, magnifici partner di diversi progetti. Noi, laggiù, ci siamo ancora…