Siamo a metà della grande sfida di Specchio dei tempi, che si ripete ogni anno: raggiungere il milione di euro per aiutare, a Natale, 2000 anziani poveri e soli.
Non è solo la più antica sottoscrizione popolare d’Italia, ma è soprattutto l’occasione per ribadirevalori veri, forti, ineludibili. Quelli dell’affetto, della deferenza e del rispetto verso gli anziani. Soprattutto quelli più fragili, di quelli che hanno bisogno, e che non chiedono. Che il Covid in questi mesi ha talvolta toccato, impegnandoli poi in cure lunghe e sofferte. Valori un po’ stinti, ma non a Torino e in Piemonte dove le Tredicesime dell’Amicizia di Specchio dei tempi vengono riproposte dal 1976. Nessuna iniziativa solidale, in Italia, si perpetua da così tanto tempo, senza saltare nemmeno una edizione, di anno in anno diventando anzi più forte, nella raccolta e nel numero dei beneficiati.
Quarantasei edizioni, 77.546 aiuti consegnati, donazioni pari a circa 30,6 milioni di euro (attualizzata ad oggi). Sta in queste cifre il miracolo delle Tredicesime dell’Amicizia. Nate da una richiesta della leggendaria suor Pierina (ancora attiva oggi nei quartieri più degradati della città) e recepita da un giornalista de La Stampa, Marco Marello, l’iniziativa trovò una immediata comunione con la città. Da allora è stato un appuntamento che Specchio dei tempi ha riproposto ogni anno, nei mesi precedenti il Natale. Senza mai fallire i suoi obiettivi.
Così, anche quest’anno, siamo partiti, per la quarantaseiesima volta, in questa avventura. Che trova da una parte le segnalazioni degli anziani da aiutare da parte delle associazioni benefiche che lavorano sul territorio (in primis, da sempre, la San Vincenzo) e dall’altra il bisogno, mai attenuato, di una categoria di cittadini che faticano davvero, quasi sempre in un decoroso silenzio. In mezzo i nostri controlli, attenti, sull’Isee e sulle singole situazioni. Una parte delle Tredicesime continua ad essere consegnata di persona da volontari ed ex giornalisti de La Stampa: un modo per dare anche il conforto di una visita, di quattro chiacchiere, di un abbraccio ma anche un modo concreto per verificare i reali bisogni di chi chiede.
Natale è sempre un giorno particolare per Specchio dei tempi, e anche un po’ per me. Arrivano, sul telefono e nelle mail, le attestazioni di affetto delle tante comunità che abbiamo aiutato negli ultimi anni, in Italia e nel mondo. Così, dopo le telefonate da Arquata del Tronto (quanto ci è mancata quella del sindaco Petrucci…) e da Cugnoli (dove continua a funzionare bene una delle quattro scuole da noi ricostruite dopo il sisma dell’Aquila), sono arrivati pure messaggi dal nostro Villaggio delle Bambine in Sri Lanka (domani vi mostreremo le foto), da Kigali in Rwuanda (dove abbiamo implementato il nostro progetto a favore degli scolari, come vi spiegheremo presto), dal Messico (dai ragazzi e dalla preside della nostra scuola di Tochimilco).
Tante foto ed una bella lettera anche da Maurizio Barcaro che, ad Haiti, mantiene in vita la scuola LaKay Mwen, non lontano da Port Au Prince. Una scuola che, 10 anni fa, contribuimmo a ricostruire dopo il pesantissimo terremoto, sostenendo poi l’attività didattica dei ragazzi e dei bambini. Qui il Covid ha colpito poco: appena 200 morti in un paese abituato alle stragi del colera… E così i ragazzi hanno voluto preparare uno striscione per dirci “Italia siamo con voi”. Pezzi di mondo, pezzi di Specchio de tempi, che rendono speciale ogni Natale. Anche questo.
Duecentocinquanta senza dimora torinesi hanno ricevuto stamattina il loro regalo di Natale. Una ricca colazione, un caffè bollente, una fetta di panettone, un muffin, panini e cioccolato, una calda coperta, una dotazione di mascherine. L’iniziativa, organizzata da Specchio dei tempi, è stata realizzata anche grazie al sostegno economico di Reale Mutua, di Lavazza e con il prezioso contributo di Gerla.
I primi homeless si sono presentati in via Nizza 24 (dove ogni mattina, da oltre 10 anni, le suore vincenziane offrono una colazione ai più fragili grazie al sostegno economico di Specchio dei tempi), già intorno alle 6.30. Hanno atteso che i volontari vincenziani e gli scout completassero le operazioni di apertura, dopo che ieri pomeriggio erano state confezionate le borse con i doni. Poi alle 7 in punto Michele, un anziano clochard torinese, dopo la procedura i identificazione e di controllo sanitario, è entrato per ricevere una tazza di caffè Lavazza e, subito dopo per ritirare la borsa con i doni. Contestualmente, a bordo di un furgone capitanato da suor Cristina, un altro gruppo di volontari ( con thermos e ampia dotazione di doni) cominciava il giro dei luoghi più frequentati dai senza tetto della città.
All’interno della struttura di via Nizza la sosta è stata limitata (per ragioni di sicurezza) a pochissimi minuti, ma i beneficiati hanno poi avuto modo di intrattenersi, con le debite distanze, nel cortile di Casa Santa Luisa. Per poi riprendere, mentre Torino lentamente si svegliava, la loro vita di sempre, sui marciapiedi e nei parchi cittadini. Ma, questa volta con il cuore più caldo. Non solo per il caffè.
Anche questo week-end si può donare per sostenere le Tredicesime dell’Amicizia, lo storico progetto di Specchio dei tempi a favore degli anziani più poveri e soli. Gli uffici della fondazione saranno attivi dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 17: sia lo Specchio Point di via Santa Maria 6H, in pieno centro, che la sede di via Lugaro 15, presso la redazione de La Stampa. Si potranno effettuare versamenti con contanti, assegni, bancomat e carta di credito. Tutti i donatori riceveranno in omaggio il calendario 2021 e l’agenda Memoriosa, che raccontano le attività della fondazione.
Lo Specchio Point è uno sportello nel cuore di Torino, a due passi da piazza Solferino. Fino a Natale sarà aperto il sabato e la domenica, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 17. Gli uffici di via Lugaro 15, invece, sono anche aperti dal lunedì al venerdì, sempre dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 17: bisogna rivolgersi alla reception. In alternativa si può contribuire con un versamento online, con carta di credito o Paypal, o qui sul sito. Oppure con un bonifico intestato a Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi onlus, iban IT67 L0306909 6061 0000 0117 200, causale “Fondo 500”.
Tutti i fondi raccolti si trasformeranno immediatamente in aiuti concreti per i 2000 nonni fragili delle Tredicesime: ognuno riceverà un assegno da 500 euro, per affrontare le spese più urgenti.
Specchio dei tempi consegnerà, da qui a Natale, 45.700 pasti a mille famiglie indigenti. Una risposta concreta e immediata alla crisi che colpisce le fasce di popolazione più deboli, in questo difficile momento di pandemia. L’operazione, partita lunedì scorso a Torino, si estenderà dalla prossima settimana a Milano e da metà mese anche a Udine, ed è completamente finanziata da Reale Mutua, Lavazza e Fondazione Vodafone con un impegno di oltre 500 mila euro.
Specchio dei tempi, che ha selezionato le famiglie nelle tre città (400 a Torino, 400 a Milano e 200 a Udine), sta in queste ore affrontando la complessa logistica. Le cene raggiungeranno le famiglie torinesi per cinque settimane, tre volte a settimana, con un menù sino a 4 persone. Lo stesso progetto verrà avviato la prossima settimana a Milano, mentre il servizio su Udine partirà a metà mese. Su Milano e Udine l’intervento si svilupperà su quattro settimane.
A Torino, in questi primi giorni, Specchio dei tempi ha già distribuito 4.200 cene (la media dei coperti per ogni famiglia è di circa tre), soprattutto a Barriera di Milano, Madonna di Campagna, Aurora oltre che nei quartieri dell’estrema periferia sud. Complessivamente, alla fine del progetto, le singole cene recapitate saranno 45.700, di cui circa 21 mila a Torino, 1.500 a Milano, 7.200 a Udine. Nei giorni prima di Natale è infine prevista, solo a Torino, la distribuzione di un pranzo a centinaia di senzatetto, sia nel centro che nelle periferie. La consegna avverrà “on the road” con furgoni-cucina che gireranno nelle zone abitualmente frequentate dai clochard e che garantiranno pasti sempre ben caldi a tutti i beneficiati.
L’iniziativa, oltre ad aiutare famiglie in difficoltà e senzatetto, rappresenterà anche una importante risorsa economica per 23 ristoranti (9 a Torino, 10 a Milano e 4 a Udine) che forniranno i pasti, consegnati caldi o semi-caldi con un attento sistema di delivery. Si tratta di ristoranti scelti per la loro esperienza sul fronte della sostenibilità, maturata attraverso attività rivolte all’inclusione socio-economica delle categorie più fragili, alla valorizzazione delle diversità, alla formazione di giovani in situazioni difficili.
Luca Filippone, direttore generale di Reale Mutua, ha sottolineato il valore della mutualità: «Insieme siamo più forti. Un concetto integrato nel principio di mutualità, che la pandemia ha riaffermato e che non dimentichiamo perché è la base di qualsiasi strategia di sviluppo sostenibile e inclusivo». Marco Lavazza, vice-presidente del Gruppo Lavazza, ha ricordato anche il sostegno alla ristorazione: «Siamo particolarmente orgogliosi di far parte di questo progetto, che mira a supportare non solo le fasce più fragili della popolazione, ma anche a sostenere la filiera della ristorazione, tra le più colpite dagli effetti dell’emergenza sanitaria. Uno dei nostri valori fondamentali, infatti, è il senso di responsabilità nei confronti di tutte le comunità in cui operiamo, nel nostro territorio come nei Paesi produttori di caffè». Marinella Soldi, Presidente Fondazione Vodafone, ha ricordato la fragilità di tante famiglie: «Questo è un intervento concreto che va a incidere su un bisogno primario quale è l’emergenza alimentare».
Lodovico Passerin d’Entreves, presidente di Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi, ha ricordato la necessità di essere rapidi: «Dare un aiuto subito a chi ha bisogno: questa è la mission di Specchio dei tempi. Mettiamo molto volentieri a disposizione del progetto la nostra logistica, la nostra esperienza, la nostra capacità di lavorare nelle emergenze più complesse».
“Noi musicisti giochiamo, come giocano i bambini: un gioco serissimo”. Due ore di musica, parole, gioia e solidarietà. Ieri sera Ezio Bosso ha diretto la Europe Philarmonic Orchestra per aiutare la Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi. Il tradizionale concerto di Natale della onlus ha riempito l’Auditorium del Lingotto. Tutto il ricavato andrà ai 2000 anziani poveri e soli sostenuti dalle Tredicesime dell’Amicizia. L’obiettivo è raccogliere un milione di euro e si può donare online e con tutte le modalità indicate su specchiodeitempi.org/donazioni
Ezio Bosso è in concerto stasera all’Auditorium del Lingotto (ore 20,30). Il maestro torinese dirigerà la Europa Philarmonic Orchestra in una serie di brani classici e in altri di sua composizione. La serata è organizzata dalla Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi e l‘utile dell’incasso sarà completamente devoluto al progetto delle “Tredicesime dell’amicizia” che ha l’obiettivo di aiutare, con un assegno da 500 euro, 2000 anziani piemontesi, poveri e soli. L’iniziativa, giunta alla 43esima edizione,vede mobilitati, ogni anno, migliaia di torinesi che rendono possibile questo straordinario intervento di beneficenza.
Come partecipare?
Fino a un’ora prima del concerto, si potranno acquistare biglietti su www.ticketone.it e nelle ricevitorie del circuito. Dalle 14, la rimanenza sarà posta in vendita ai botteghini dell’Auditorium Giovanni Agnelli. I prezzi partono da 42 euro.
Pubblicato su TorinoSette – La Stampa il 6 dicembre 2019
Ezio Bosso dà il suo sostegno a Specchio dei tempi dirigendo il Concerto di Natale, giovedì 12, alle 20,30 nell’Auditorium Agnelli del Lingotto per raccogliere fondi destinati alle iniziative benefiche de La Stampa. In particolare l’aiuto andrà alla 44^ edizione di Tredicesime dell’Amicizia, che ogni anno permette di consegnare 2000 aiuti da 500 euro ciascuno ad anziani in povertà e solitudine. Il concerto fa seguito a quelli, già di gran successo, con Ludovico Einaudi e Giovanni Allevi.
Il programma comprenderà la “Serenata per archi” di Ciaikovskij che si rifà alla eleganza di Mozart, per il quale il compositore russo nutriva profonda venerazione. Bosso dice anche che un brano adatto alla circostanza è il “Concerto grosso n. 8 op. 6” di Arcangelo Corelli che fu espressamente “fatto per la Notte di Natale”. Inoltre ha rivelato, in un’intervista alla giornalista Alessandra Comazzi: “Mi è stato chiesto, purtroppo per me che non amo eseguire me stesso, di presentare anche qualche composizione mia, e quindi credo che faremo la mia seconda sinfonia «Under the trees’ voice», il percorso di un abete che si sacrifica per divenire strumento”.
La malattia che Bosso affronta con coraggio lo spinge a dedicare alla musica ogni energia. Così in tv calamitò perfino il pubblico del Festival di Sanremo; e nel giugno scorso ha ottenuto un vivo successo dirigendo su Rai3 in prima serata la “Quinta” e la “Settima” di Beethoven con l’Europa Filarmonica. È la stessa orchestra che condurrà al Lingotto, nata “col pensiero di unire vecchi e nuovi amici creando una vera e propria comunità, con l’obiettivo della ricerca continua dentro le partiture, dandoci regole nuove eppure naturali al di fuori di schemi obsoleti, lavorando, studiando insieme felicemente e senza risparmio”. Tutto questo con il pensiero costante a Claudio Abbado, luminoso punto di riferimento per Bosso. Il concerto verrà preceduto da una breve presentazione delle Tredicesime dell’Amicizia e da un intervento di Lodovico Passerin d’Entreves, presidente di Specchio dei tempi. I biglietti sono in vendita su TicketOne, online e nei punti convenzionati della città.
Il 12 dicembre Ezio Bosso dirigerà al Lingotto di Torino la Europe Philarmonic Orchestra in un concerto per Specchio dei Tempi, il cui ricavato sarà destinato alle «Tredicesime dell’amicizia» per gli anziani poveri e soli.
Di Alessandra Comazzi Pubblicato su La Stampa il 29 novembre 2019
Maestro Bosso, che cosa significa per lei beneficenza? «La beneficenza va fatta in anonimato. Credo che gli eventi pubblici possano creare attenzione su temi sensibili e dare così visibilità a cause importanti, che altrimenti resterebbero invisibili».
Ha già pensato al programma? «Mi è stato chiesto, purtroppo per me che non amo eseguire me stesso, di presentare anche qualche composizione mia, e quindi credo che faremo la mia seconda sinfonia “Under the trees’ voice”, il percorso di un abete che si sacrifica per divenire strumento. Quindi seguirà la meravigliosa Serenata per archi op. 48 di Ciaikovskji, il compositore che più ha amato il Natale, dove trovava conforto dai suoi demoni. Non mi dispiacerebbe però dirigere anche il Concerto Grosso n. 8 op. 6 di Corelli: il travaglio come simbolo del Natale».
Il 9 giugno 2019 un evento ha scosso la tv: la Quinta e la Settima di Beethoven in prima serata, su Rai3, con lei che dirigeva l’Europa Filarmonica, con ottimi ascolti. Quando torna dunque in tv? Sempre alla Rai? «Spero presto e sempre con la Rai: ma l’importante è averlo fatto. Dimostrando che tante persone desiderano ascoltare quella musica e parteciparvi, senza sentirsi inadeguate. Che la televisione può essere fatta con sinfonie intere senza compromessi in musica: non c’è solo una tv di grida e lustrini».
Ma quanto è faticoso per lei fare televisione? Più che dirigere? «Mille volte più faticoso, non è il mio habitat. La tv mi ha sempre fatto paura, cerco sempre di farne il meno possibile. Credo che la cosa più importante sia che il 9 giugno scorso, con noi su Rai3 e La Scala su Rai5 in contemporanea, la tv italiana è stata per una sera la più bella del mondo, una televisione di cui essere fieri».
La musica serve davvero a vivere meglio? «Sotto ogni aspetto possibile della nostra esistenza, da quello biologico a quello psicologico».
Suonare si dice come giocare, in tante lingue del mondo: che ne pensa? «Sottolineo che una variante è “toccare”, come si dice in spagnolo, dove si ricorda che nella musica “bisogna metterci le mani”. Il gioco è parte fondamentale per il processo di crescita di tutti. Ma qui si parla del gioco più serio che esista, quello dei bambini che diventano il gioco stesso. Ecco, un musicista gioca a quel tipo di gioco e non a quello degli adulti: diventa il gioco stesso. Uno dei risultati è quello di rendersi conto che si cresce sempre. Che non basta mai. Un musicista vero non finisce mai né di studiare né di “giocare”».
Che cos’è per lei la condivisione musicale? «È accompagnarci l’un l’altro, partecipando con le diverse competenze, ed essere parte del tutto: stare sotto lo stesso tetto protettivo o lo stesso fuoco illuminante che chiamiamo musica. Anche il pubblico è parte integrante dell’evento musicale, coi suoi respiri, col suo silenzio, con la scelta di dimenticare il cellulare».
Come nasce la Europa Filarmonica? «Col pensiero di unire vecchi e nuovi amici creando una vera e propria comunità. Con l’obiettivo della ricerca continua dentro la partitura che si va ad affrontare. L’ideale del crescere insieme. Dandoci regole nuove eppure naturali al di fuori di schemi obsoleti. Lavorare, studiare insieme felicemente e senza risparmio. Tutto questo è nato prima con la Stradivari e poi con il concerto del 26 gennaio scorso “Grazie Claudio”, organizzato da Alessandra Abbado e Mozart14. Lì è come se si fosse illuminato il cammino. Come se ci fosse ancora lui a dirmi e dirci cosa provare a fare».
Quali rapporti ha con Claudio Abbado e la sua memoria? «Mi manca, ci manca. Il pensiero va sempre a lui, ad ogni concerto. Continuo a studiare il suo approccio e approfondire i suoi segni. Stima e affetto. Seguire con Alessandra i progetti di Mozart14 e lottare insieme seguendo e sperando di migliorare i suoi insegnamenti preziosi sul valore e l’accesso alla musica».
Lei ha sempre pensato di fare della musica una professione? «Sì, fin da bambino. Credo che mi abbia scelto lei perché ne avevo bisogno più degli altri: ne sono sicuro, non è tanto per dire».
Chi la segue in teatro, chi l’ha vista in tv, conosce bene la sua grande capacità di coinvolgimento: comunicare, in questo caso la musica, è importante tanto quanto eseguirla? Di più, di meno? «Se si decide di comunicare, bisogna alzare ulteriormente l’asta dell’impegno di esecuzione. Perché prima di tutto viene la qualità musicale. Non esiste compromesso. Non posso scendere di livello per avvicinare un pubblico più ampio, anzi è esattamente il contrario. Perciò chi deve comunicare deve proprio stare ancora più attento alla qualità dell’esecuzione. Altrimenti si ottiene l’effetto opposto e le persone si allontanano».
Un sogno nel cassetto? «Trovare una casa e i fondi necessari per dare casa alla Europe Philarmonic: ora viviamo come una comunità nomade, andiamo dove ci chiamano, ma è molto faticoso. Sogno un teatro o un auditorio dove lavorare costantemente sul nostro suono, sui progetti e sui nostri ideali. Un teatro con le porte sempre aperte dove le persone possano venire a trovarci senza appuntamento. Dove fare concerti in tournée diventi un di più e non l’unico modo per sopravvivere. Insomma il sogno è uno spazio dove vivere davvero insieme: con o senza telecamere».
Abbiamo superato i 1200 biglietti venduti per il concerto di Ezio Bosso del prossimo 12 dicembre (20,30) all’Auditorium Giovanni Agnelli del Lingotto. L’incasso è, sino a ore, di circa 59.000 euro. L’utile andrà a sostenere le Tredicesime dell’Amicizia, a favore degli anziani più poveri e più soli.
Quarantatre edizioni, 71.495 aiuti consegnati, una raccolta pari a circa 26 milioni di euro (attualizzata ad oggi). Sta in queste cifre il miracolo delle Tredicesime dell’Amicizia di Specchio dei tempi. Nata nel 1976 da una richiesta della leggendaria suor Pierina (ancora attiva oggi nei quartieri più degradati di Torino) da allora è stato un appuntamento che Specchio dei tempi ha riproposto ogni anno. Le richieste arrivano ogni autunno sulle scrivanie di Specchio. Richieste a volte espresse con frasi disperate, altre volte con la ritrosia di chi non avrebbe mai voluto chiedere, ma che ora non ce la fa più. Sull’altro piatto della bilancia ecco l’affetto della città e dei lettori de “La Stampa” per quanti hanno già superato i 65 anni e che, oltre al peso dell’età, devono sopportare quello della solitudine, dell’indigenza, delle malattie.
Il primo assegno fu, nel 1976, di 30.000 lire, versato a trenta anziani. Una cifra che oggi pare piccolissima ma che allora consentiva di acquistare il carbone per tutto l’inverno. L’assegno fu portato a 50.000 lire, poi 100 e crebbe fino alle 700 mila lire del ’98. Con l’avvento dell’euro la cifra divenne 360 euro, sino al 2003 quando fu elevata a 400 euro. Oggi il contributo è salito a 500 euro. E, con il passare del tempo, il numero degli anziani beneficiati ogni anno ha raggiunto quota 2000. Negli ultimi anni le donazioni dei torinesi hanno sempre consentito di raggiungere l’obiettivo prefissato. In una gara di solidarietà commuovente, che pare senza fine.
Auguri a voi che ci sostenete da 62 anni. Auguri a noi che ogni giorno diamo il massimo. Auguri, soprattutto, a loro: le migliaia di persone in difficoltà che insieme cerchiamo di aiutare. Babbo Natale porti ad ognuno l’abbraccio di Specchio dei tempi!
Nella foto Noah, uno dei cani del nostro progetto di pet therapy per gli anziani. Questo!