La Sindone ritrova la sua raggiera dorata grazie ai contributi raccolti in 25 anni

Andrea Parodi
La Stampa, 15/07/2022

TORINO. Quattro anni dopo la riapertura al pubblico la Cappella della Sindone si riappropria di un altro pezzo del suo apparato decorativo perduto durante l’incendio del 1997. Sulla sommità dell’altare del Bertola è comparsa la raggiera dorata, realizzata dai laboratori artistici del Teatro Regio di Torino e finanziata con 30 mila euro dalla Fondazione Specchio dei tempi con le offerte raccolte 25 anni fa dai lettori de La Stampa.

«Non si tratta di un restauro, perché nulla era rimasto da recuperare – spiega la direttrice dei Musei Reali Enrica Pagella – ma di una vera e propria ricostruzione: di fatto questo ennesimo elemento ripropone il contesto dell’altare nel suo complesso». L’antica raggiera, visibile ancora in una foto ufficiale del 1972, è andata completamente perduta. La sua ricostruzione è resa possibile dai laboratori artistici del Regio (a seguito di un accordo di collaborazione diretta tra i due enti), diretti da Claudia Boasso, in collaborazione con Marina Feroggio, l’architetto funzionario dei Musei Reali responsabile del recupero della cappella.

«Siamo partiti dal corredo fotografico – spiega Boasso – semplificando il disegno originario della raggiera». Anche se non sembra, il diametro è di poco superiore ai 3 metri e mezzo, pesa un totale di 80 chili, ha richiesto due mesi di lavoro ed è realizzata in legno di samba e castagno (l’originale era di pioppo), oltre a un’anima di ferro, una composizione di carta pesta a imitare la nuvola che corre in circolo e a una doratura in simil oro sull’intera superficie per riprendere la situazione originale».

Nelle intenzioni originali di Guarino Guarini, ma soprattutto di Antonio Bertola, la raggiera aveva inizialmente un compito fondamentale. Doveva filtrare i raggi del sole che provenivano dalla finestra alle sue spalle, in modo che venissero convogliati, ogni giorno, sulla croce dell’altare del Duomo. Un effetto scenico che in realtà è venuto meno già nell’Ottocento, quando la finestra ha perso il suo accesso diretto alla luce.

«La sua presenza è particolarmente apprezzabile prospetticamente dalla navata centrale del Duomo – precisa Pagella – ma da dentro la cappella dialoga con la raggiera del cupolino, ricostruita nel 2018 dalla Consulta».

La nuova raggiera è stata ricostruita grazie alle offerte (inizialmente 1 miliardo e 200 mila lire) raccolte dai lettori de La Stampa tramite Specchio dei Tempi nelle settimane successive all’incendio. «La nostra Fondazione è da sempre attenta ai simboli dell’identità storica e civile della nostra città – spiega il presidente Ludovico Passerin d’Entréves –; in questo caso abbiamo utilizzato fondi raccolti dalle generose offerte dei lettori, una somma che oltre alla raggiera ha reso possibile il recupero dell’intero altare, dei quattro gruppi statuari sepolcrali presenti nella cappella e, nella fase preliminare, la catalogazione dei frammenti e la realizzazione di un sistema informativo per la loro individuazione e ricollocazione».

Guarda l’intervista al presidente qui!

Restaurata la raggiera dell’altare della Sindone

Elisabetta Rosso

È la notte dell’11 settembre 1997. Il cielo sopra piazza Castello si fa rosso, l’ala ovest del Palazzo Reale è in fiamme. La sindone viene portata via in spalle dentro la sua teca, la Cappella del Guarini è distrutta.

Venticinque anni dopo anche l’ultimo tassello viene restaurato. La raggiera dell’altare di Antonio Bertola prende nuovamente vita. La Cappella apre le sue porte, e può farlo anche grazie ai fondi raccolti da Specchio dei Tempi, 644 mila euro che hanno permesso di recuperare alcuni dei danni causati dall’incendio. In collaborazione con l’Associazione Amici di Palazzo Reale, è stato possibile recuperare anche l’ex capannone di prelettura e dei monumenti sepolcrali.

L’inaugurazione è fissata per mercoledì 13 luglio alle ore 11.

“La generosità dei lettori de La Stampa sostiene non solo i numerosi progetti di solidarietà sociale in corso, ma è attenta ai simboli dell’identità storica e civile della nostra città”, ha dichiarato Lodovico Passerin d’Entrèves, Presidente della Fondazione. (E.R.)

Cappella della Sindone, concluso il restauro dell’altare

Andrea Parodi
La Stampa, 09/03/2021

L’attesa è finita. Ancora 20 giorni e poi (lockdown permettendo) potremo rivedere l’altare della Sindone restaurato. Gli occhi di Marina Feroggio, architetto dei Musei Reali e direttore dei lavori di restauro dell’altare del Bertola nella Cappella della Sindone, spuntano dalla mascherina. Uno sguardo intenso a osservare cosa ancora manca. Pochi dettagli: i due paliotti sugli altari, le quattro lanterne d’argento al lati della teca, i putti sulla balaustra. Sono gli ultimi tasselli per restituire, nella sua interezza, il capolavoro di Guarino Guarini al pubblico dopo un attento restauro reso possibile anche grazie ai fondi (poco più di 100 mila euro) della Fondazione Specchio dei Tempi.

Al momento la data dell’inaugurazione è martedì 30 marzo, in tempo per la Pasqua. Feroggio mostra anche uno speciale tappeto riscaldante che eviterà al pubblico di rimanere al freddo durante la visita. Solo le direttive governative delle prossime settimane (zona gialla, arancione o rossa) stabiliranno la data effettiva in cui si potrà rientrare nei Musei Reali, e quindi nella cappella. Quando venne riaperta, nel settembre 2018, quasi vent’anni dopo l’incendio, le architetture restaurate contrastavano nettamente con quello che venne subito ribattezzato «Il testimone silenzioso». L’altare della Sindone al centro della cappella, realizzato nel 1694 da Antonio Bertola, l’architetto che interviene sui lavori interni dopo la morte di Guarini, è rimasto annerito, mutilato e danneggiato sotto gli occhi dei visitatori. Feroggio lo indica con la mano. Venne anche proposto di lasciarlo così, a testimonianza dell’incendio. Invece, nonostante il Covid e i lockdown, il Consorzio San Luca negli ultimi mesi ha lavorato con una équipe di restauratori guidata da Tiziana Sandri.

«Nella tragedia dell’incendio – precisa – dobbiamo ringraziare che quasi tutti gli apparati lignei e argentei fossero ricoverati nell’attigua sacrestia, salvandosi dalle fiamme». Si è partiti da questi elementi superstiti, già esposti in una mostra nel 2010, compiendo un lavoro certosino per ricostruire quanto perduto e amalgamarlo a nuovi elementi e a nuove dorature. La balaustra dell’altare è tornata a essere sovrastata dagli otto putti in legno dorato, ognuno dei quali sorregge un simbolo della passione di Gesù, realizzati da Francesco Borello e Cesare Neurone. Intorno all’urna, che conteneva la teca originale della Sindone (ci è rimasta dal 1694 al 1992, tranne che in tre occasioni: Assedio di Torino del 1706, Prima e Seconda guerra mondiale) ci sono le statue degli angeli, solamente due, gli altri sono andati perduti. Sopra le quattro mensole in metallo torneranno a essere appese le affascinanti lanterne in argento. Quelle ottocentesche: le originali vennero fuse dai Savoia nel 1793 per finanziare le battaglie contro Napoleone. Lo stesso destino occorso ai candelieri e ai due putti, sempre in argento, alla base dei gradini. Feroggio mostra anche il tabernacolo realizzato da Carlo Genova, detto il Lacchetta, nel 1791, ancora con le punzonature di Vittorio Amedeo III.

Il grande assente è la placca in argento cesellato e sbalzato della Città di Torino del 1632, fino al 1992 incastonato nell’altare. Un’opera straordinaria: si tratta dell’ex voto che i decurioni della città fecero alla Sindone per ringraziare la fine dell’epidemia della peste del 1630. Ancora non si sa se verrà comunque esposta nell’attigua sacrestia del Duomo. «L’intento del restauro è stato quello di riproporre l’altare con la dimensione architettonica del Bertola – precisa la direttrice Enrica Pagella – senza esagerare con gli orpelli». Nei mesi successivi al rogo del 1997 i lettori de La Stampa donarono generosamente poco più di un miliardo e duecentomila lire dell’epoca. La Fondazione Specchio dei Tempi, in collaborazione con l’Associazione Amici di Palazzo Reale, che ha seguito la parte storico-artistica, ha potuto finanziare il restauro non solo dell’altare, ma anche quello dei monumenti sepolcrali sabaudi, oltre alla catalogazione di migliaia di frammenti residui dell’incendio, la realizzazione di un sistema informativo per individuare e ricollocare i frammenti.

Riapre la Cappella della Sindone, orgogliosi di aver partecipato al restauro

Specchio dei tempi è intervenuto per 1.24 miliardi di lire, dono dei lettori de La Stampa

di Angelo Conti

Nei mesi successivi al rogo della Cappella del Guarini la Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi ha raccolto 1.247.536.824 lire pari a 644.299,54 euro per il restauro. Ad oggi abbiamo speso 544.210,21 euro. Restano a disposizione 100.089,33 euro.

Con il denaro già erogato (in collaborazione con l’Associazione Amici di Palazzo Reale che ha seguito la parte storico/artistica) è stato possibile realizzare il laboratorio di restauro dell’ex capannone di prelettura (la zona in cui viene distesa la sindone prima delle ostensioni), la catalogazione dei migliaia di frammenti residuo dell’incendio, la realizzazione di un sistema informativo per individuare e ricollocare i frammenti, il restauro dei monumenti sepolcrali di Tommaso I di Savoia, Amedeo VIII, Carlo Emanuele II ed Emanuele Filiberto, la realizzazione di un sistema di monitoraggio sui restauri ai monumenti sepolcrali. Con i 100.089 euro rimasti verrà realizzato il restauro dell’altare e delle statue annesse all’altare. 



Questo intervento, a detta della Sopraintendenza (che ovviamente dirige i lavori) verrà realizzato nell’arco dei prossimi mesi.