Due cuori e un’automobile: “Con la mia compagna vivo dentro una Lancia Y”

Irene Famà,
La Stampa, 20/11/2022

«Una vita spesa male». Carlo non si fa sconti. I suoi 54 anni sono tutti lì, stipati dentro un vecchio modello di Lancia Y, ammucchiati sul tetto. E c’è pure una gabbia: «Ora è vuota, ma quando le cose andavano bene ospitava due cocorite». Quando aveva una casa ed era corriere per una ditta all’ingrosso. «Poi, due anni fa, mia madre è morta d’infarto improvvisamente, ho perso il lavoro e sono finito così. A vivere in macchina». A Santa Rita, in via Barletta. Nella sua zona, quella dove è cresciuto e per 38 anni ha vissuto con la sua ex compagna e suo figlio. «Di certo non pensavo di finire così. Ma l’affitto non sono più riuscito a pagarlo, ho avuto dei problemi, anche questioni giudiziarie. Le cose sono diventate difficili e questo è il risultato».

La sua storia, dice Carlo, «non è di certo lunga. È semplice ed è un po’ sfortunata». Meccanico gommista, sa fare «un po’ l’elettricista e un po’ l’idraulico». Al mercato lì vicino, capita che qualcuno gli chieda di gonfiare una gomma: cinque euro. Tanto basta, a volte, per comprare qualcosa da mangiare. «Nulla però che dia stabilità o sicurezza. Ma non stiamo a parlare in giardino. Le faccio vedere la mia dimora». L’ironia, Carlo dagli occhi blu, non l’ha di certo persa.

«Scusi, ma lei non vive da solo». In auto, c’è la sua compagna: Maria, 53 anni, viveva in Kenya e in Italia è arrivata nel 2017. «Ci siamo conosciuti fuori dal supermercato. Un colpo di fulmine». La storia è più complessa e più dolorosa di così, ma in quella macchina parcheggiata in via Barletta non è importante. «Non è facile vivere in macchina, ma non voglio lasciarlo da solo qui». Maria, qualche volte di notte ha paura: «C’è stato un ragazzo che mi ha seguita, mi ha detto che voleva stuprarmi. Quella sera ho chiesto a Carlo di spostarci, di andare via. A volte penso che qualche balordo potrebbe dare fuoco alla nostra macchina. Qualcuno ci addita. Certo, la nostra macchina non è un bel vedere, ma cosa possiamo farci?» Poi ci sono le difficoltà quotidiane, «lavarsi alla fontana la mattina e la sera, fare pipì in un barattolo, stare seduti, non potersi mai coricare. E poi l’intimità, quella manca più di tutto». Carlo smorza con una battuta: «Siamo due cuori e un’automobile». Il pranzo lo si recupera alla mensa di via Belfiore, la cena dalle parti di Porta Nuova.

La fondazione Specchio dei Tempi ieri gli ha consegnato un contributo per Natale di cinquecento euro, frutto delle donazioni dei lettori. Un punto di partenza. La speranza? «Trovare un posto dove appoggiare la testa di sera. Anche piccolo, ormai siamo abituati a stare allo stretto. E poi un lavoro». Sino al 2021, Maria ha fatto la baby sitter. Per 24 anni, Carlo è stato corriere di materiale elettrico e di piccoli elettrodomestici per una ditta all’ingrosso. «I titolari sono andati in pensione e la ditta ha chiuso». Il lavoro non si trova? «No, non sono d’accordo. Se uno vuole, un’occupazione la trova. Io però non posso andare a scaricare le cassette al mercato di Porta Palazzo. Non ho più vent’anni, dopo mezz’ora devo fermarmi perché mi fa male la schiena».

Il percorso di emergenza abitativa per ottenere una casa Atc? Carlo ci ha provato, o almeno così dice. «Ma ci vogliono dei mesi. E devo togliere la residenza. Non ho più una casa, è vero. Ma quell’indirizzo mi conforta. Pensi che avevo sette cani: a cinque badavo io, altri tre mia madre».

La sua abitazione, ora, è quella Lancia Y, su cui, verso le 18, sale e accende il motore per riscaldarsi un po’. «È completamente in regola – assicura – con tanto di bollo e assicurazione. Meno male che c’è, ci sono persone che non hanno nemmeno questa. Io sto male, sì. Ma c’è gente che sta peggio. Quelli che stanno meglio, non li guardo nemmeno».

Carlo non è un sognatore, semmai è un caparbio ottimista. Guarda Maria: «Domani andiamo al mare. Ti porto al mare». Poi scoppia a ridere. Nell’immediato, va da sé, non potrà mantenerla, ma per lui «questa è una promessa senza scadenza. Non trova che in ogni coppia funzioni così?».

(Video e foto di Maurizio Bosio)

Come donare a Specchio dei tempi
Si può donare su qui con carta di credito e Paypal o con un bonifico bancario sul conto intestato a Fondazione La Stampa – Specchio de tempi, via Lugaro 15, 10126 Torino, Iban IT67 L0306909 6061 0000 0117 200, banca Intesa Sanpaolo. Oppure tramite il conto corrente postale n. 1035683943.

In partenza per Rvine il generatore che scalderà gli orfani della città

Angelo Conti

Pronto il generatore che Specchio dei tempi, Specchio d’Italia e i volontari AIB Protezione Civile del Polo di San Raffaele Cimena trasferiranno nei prossimi giorni a Rivne, nel nord dell’Ucraina. Si tratta di un maxigeneratore, indispensabile in una città che ha visto le sue centrali elettriche colpite dai missili russi e che ora si trova in gran parte senza luce ed al freddo. Con temperature prossime ai 10 gradi sottozero e con le prime nevicate in atto.

L’intervento di Specchio dei tempi e di Specchio d’Italia è cominciato un mese fa a Rivne con la costruzione di un villaggio destinato ai profughi interni all’Ucraina, dotato di una tensostruttura pesante di 1500 metri quadrati. Ce lo ha chiesto il governatore della città, Oleksandr Tretiak, soprattutto per dare un punto d’appoggio agli oltre cento bambini orfani di guerra che vivono, con non pochi problemi, in città.

Nella tensostruttura troveranno un’area giochi, un’area di distribuzione di indumenti pesanti, un corner con bevande calde dove potranno fare uno spuntino. Tutto questo grazie alla collaborazione fra Specchio dei tempi e Roberto Scalafiotti, l’instancabile animatore del Polo della Protezione Civile di San Raffaele Cimena. Proprio ieri abbiamo raccontato insieme l’operazione di soccorso nel corso di una manifestazione di volontari.

Ida: “Grazie per la Tredicesima, è difficile vivere con tante medicine da comprare”

Beppe Minello,
La Stampa, 18/11/2022

La signora Ida sopravvive con la pensione minima, peraltro “aumentata, pensi un po’, di 20 euro da questo mese’, che deve bastare a pagare affitto, spese e riscaldamento (“Bollette che, tutte insieme, si portano via oltre la metà dei 670 euro dell’Inps”) e quei 48 euro di medicine (“Non posso nemmeno risparmiare con i generici perché il mio fisico non li accetta”) che scandiscono, ogni due ore, la sua esistenza minacciata, fin dall’infanzia, da un cuore ribelle.

Già quattro volte sono finita sotto i ferri del chirurgo, l’ultima volta, poco più di un mese fa“, racconta Ida, 73 anni ma che, a dispetto dell’età e dei guai fisici, dimostra una vitalità sorprendente. Una lotta quotidiana, la sua, per far quadrare il pranzo con la cena e non pesare sull’unica figlia e i due nipoti già grandi. La sua esistenza è la fotocopia di migliaia di anziani che, pur avendo lavorato tutta la vita, non sono riusciti a maturare più della “minima”.

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“Facevo la commessa – ricorda Ida – e sapesse quanti anni ho lavorato pagata in nero: non uno straccio di contributo. Ma funzionava così”. Separata dopo pochi anni di matrimonio, ha comunque allevato, e bene, una figlia e il suo cruccio odierno sono i nipoti “studiosi e bravi – dice nell’unico momento di evidente tristezza – ma che non riescono a trovare un lavoro come piacerebbe a loro”.

Chissà quanti nonni si riconosceranno leggendo la sua storia. La Tredicesima dell’Amicizia della Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi che le abbiamo consegnato in questi giorni non risolverà tutti i suoi problemi, ma le ha regalato un momento di serenità. Un sorriso. “Sto sempre attenta a ogni spesa – ricorda, improvvisamente scura in volto – ma questa estate me la sono vista brutta. Da poco vivo in questa casa dell’Atc dove mi hanno proposto di trasferirmi per liberare l’alloggio che occupavo in corso Racconigi. Non ho fatto bene i conti e quando mi è  arrivato un conguaglio di 685 euro delle spese mi sono sentita morire. Non mi sono arresa, ho chiesto un prestito che sapevo non sarei riuscita a pagare. Come ho fatto per rimediare? Ho chiesto la carità”.

Come donare per gli anziani come Ida

Tutti possono sostenere le Tredicesime dell’Amicizia. Si può donare cliccando qui con carta di credito e Paypal. Oppure si può versare con un bonifico bancario sul conto corrente intestato a Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi, via Lugaro 15, 10126 Torino, codice Iban IT67 L0306909 6061 0000 0117 200, indicando nella causale “Per le Tredicesime dell’Amicizia”.

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“Abigail, la giovane venezuelana salvata grazie alle competenze piemontesi”, intervista al Prof. Massè

UnitoNews, 16/11/2022

Dal Sudamerica a Torino per evitare l’amputazione della gamba, dopo 5 anni di calvario tornerà a camminare grazie all’intervento realizzato alle Molinette dal team guidato dal docente dell’Università di Torino

Quando nel 2022 è arrivata a Torino, Abigail Reyes, 22enne venezuelana, rischiava l’amputazione della gamba. Cinque anni prima, era il 2017, si è sottoposta all’asportazione di un tumore benigno al femore, ma l’operazione le aveva causato una grave infezione. L’eccessivo costo degli antibiotici, unito alla difficoltà dell’operazione, sembravano portare a un’unica soluzione: amputare l’arto. Da lì è iniziato il calvario della giovane, concluso fortunatamente senza conseguenze nei giorni scorsi all’Ospedale Molinette. Un viaggio reso possibile grazie alla raccolta fondi organizzata da Specchio dei Tempi. Oggi, con l’intervento del team guidato da Alessandro Massè, docente UniTo e direttore di Ortopedia e Traumatologia al Centro Traumatologico Ortopedico dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Città della Salute, la ragazza è fuori pericolo e presto potrà tornare a camminare.

Prof. Massè, che tipo di intervento avete realizzato?

La paziente è stata presa in carico dal mio team, composto da Stefano Artiaco e Matteo Olivero che, supportati dagli infettivologi delle Molinette, diretti dal Prof. Francesco Giuseppe De Rosa, hanno identificato il batterio che aveva causato l’infezione. Dopo aver eseguito un’ampia bonifica e una terapia antibiotica mirata, sono stati fatti dei trattamenti ripetuti di pulizia chirurgica del sito, fino ad arrivare alla guarigione della ragazza. La giovane età della paziente ha contribuito in modo determinante, garantendo delle condizioni biologiche favorevoli.

Si è trattato di un’operazione complessa?

Per noi era una procedura di routine. Questo tipo di patologia richiede non tanto un grande solista, quanto una grande orchestra di figure professionali dedicate: infettivologi, ortopedici e infermieri. Si tratta di problematiche multidisciplinari, quindi sono necessarie grandi strutture per gestire piccoli problemi. La Regione Piemonte ha da tempo istituito due poli che raccolgono la patologia infettiva ortopedica. Ci sono due centri di riferimento per questo genere di casi: l’AOU Città della Salute e l’ospedale di Vercelli, due centri che peraltro collaborano tra di loro in grande sinergia.

Due poli che, insieme ad altre strutture, consentono di operare in un contesto altamente innovativo.

Il nostro motto è “esageruma nen”, ma il Piemonte si pone all’avanguardia in Italia nella gestione della patologia infettiva osteoarticolare. Il concetto è: certe patologie di complessa gestione devono essere centralizzate. Quindi la regione ha identificato dei centri di riferimento per poterle gestire. Ripeto, più che un grande chirurgo, in questi casi ci vuole una grande struttura. E per grande struttura si intende quel luogo che ha in sé tutte le professionalità coordinate per la gestione di tali problemi.

Dopo i recenti casi di trapianti record, il Piemonte si conferma una realtà di eccellenza in campo medico?

Eccellenza anche organizzativa, se vogliamo. Il Piemonte, in molti ambiti, fornisce cure aggiornate ai massimi livelli internazionali, con modalità organizzative multidisciplinari che sono efficienti ed efficaci per la gestione di patologie complesse. A volte la gente si innamora del caso straordinario gestito dal chirurgo bravissimo, ma in questo caso il segreto del successo è nella realizzazione di un’organizzazione complessa ma efficace, che mette in campo professionisti eccezionali coordinati per gestire al meglio la situazione. Nella fattispecie, quella delle infezioni osteoarticolari, è richiesta una gestione multidisciplinare che in altre realtà, come quella venezuelana, non è stata realizzata. Le patologie infettive hanno il grosso rischio di sviluppare delle setticemie dagli esiti molto gravi. Fortunatamente Abigail è stata curata in tempo.

Abigail, un miracolo a Torino “Cammino e ora sarò dottore”

Joly Andrea,
La Stampa, 15/11/2022

La prima cosa che colpisce di Abigail Reyes, 22 anni di cui diciassette passati a studiare e ballare a Isla de Margarita in Venezuela e gli ultimi cinque a cercare di salvarsi la vita tra Sudamerica e Italia, è il tono della voce con cui racconta la sua storia. «Tutto inizia la sera de 12 settembre 2017», scandisce squillante e controllata, come se avesse imparato un copione a memoria e lo stesse ripetendo a un medico che deve sapere tutto.

“Abi”, cosi la chiamano gli amici, comincia a raccontare il suo percorso lungo 5 anni e 7.697 chilometri, dalla diagnosi di «un tumore osseo grave alla gamba lungo 7,5 centimetri» alla salvezza trovata in un ospedale di Torino,ritornando a cena coni parenti in Venezuela. «A un certo punto sono salita al piano di sopra per recuperare il cellulare», spiega. ll tallone ha perso l’equilibrio, la gamba ha ceduto, poi «la prima fitta lancinante e un crack». Abigail non indugia, la voce non cala: “Vado alle scuole serali per il diploma di terza media, i miei titoli qui non valgono”

È il primo passo di un calvario a lieto fine, ma non si sente né il dolore di quegli anni né il sollievo per un finale che sa di miracolo. Non se li è potuti permettere, imprigionata in un sistema sanitario come quello venezuelano dove «se vuoi operarti devi pagare tutto tu» e tanti specialisti «ti lasciano morire, pur di non prendersi la responsabilità di provare a salvarti. Dicevano che ero come una bomba, guarirmi poteva finire male. E non ci provavano nemmeno». La vita di Abi scorre insieme alle sue parole: i primi mesi bloccata su un letto in ospedale, la diagnosi del tumore, la prima operazione, il batterio che porta all’infezione, le fistole che la fanno soffrire e la prospettiva di perdere la gamba infetta perché nessun medico, tra Porlamar e Isla de Margarita, ha il coraggio di operarla una seconda volta «se non per amputare».

Quattro anni di dolore e lotta con la vita. Dal 2017 al 2021, solo tre passaggi interrompono il flusso controllato di un racconto pieno di date e dettagli. Prima scena: le lacrime, arginate in fretta senza che arrivassero a rompere lavo ce, quando ricorda «lo spavento, il dolore di quel 31 ottobre, giorno del mio compleanno, passato in ospedale mentre mi diagnosticavano il tumore». Seconda scena: quando ricorda le ore passate a ballare. «Era tutta la mi avita e ora non posso – dice guardandosi il ginocchio che non potrà mai più piegarsi, compromesso definitivamente dalle operazioni fatte male o troppo tardi— ma se non posso ballare vorrei organizzare eventi per vedere gli altri farlo». Terza scena: la speranza di uno sguardo che si abbassa verso le mani, con le unghie piene di colori.

«In Venezuela, mentre studiavo Medicina, avevo iniziato a fare le unghie per guadagnare qualcosina: è una cosa che potrei fare anche qui in Italia» ragiona ad alta voce. Qui, in Italia, è arrivata quest’anno grazie alla gentilezza di mamma Vida «che non ha mai perso la speranza, è stata coraggiosa. È stata lei la prima volta a curarmi la gamba fratturata perché i medici non se la sentivano: mordevo un asciugamano mentre tirava, per mettermela a posto. Per anni è stata il mio medico, la mia àncora».

A settembre 2021 quell’àncora, senza accorgersene, le cambia la vita: «Mentre si prendeva cura di me ha iniziato a seguire la madre ammalata di Beatriz, una sua amica che vive da anni a Napoli: lei veniva in Venezuela una volta all’anno e non poteva starle vicino. Quando è tornata, quell’autunno di ormai un anno fa, Beatrice mi ha incontrato e ha iniziato a pensare una soluzione per portarmi in Italia». Abigail a quel punto si racconta a video, riavvolge il nastro: la frattura, il tumore, l’operazione, l’infezione, i medici immobili, i soldi che mancano, anche il viaggio di ritorno dall’ospedale alla sua isola in barca «col capitano che non sapeva dove mettermi, e sono rimasta sdraiata in un bagno col kit di soccorso al mio fianco».

Beatriz si mobilita, chiama e trova un’associazione disposta a pagare «il viaggio e l’accoglienza che non ci saremmo mai potuti permettere», ammette Abi. Si attiva una rete solidale e da Napoli si trasferisce subito a Torino, con i medici del Cto supervisionati dal professor Massè che si prendono cura di lei e Specchio dei Tempi, insieme ai lettori, che finanzia le spese mediche e questi mesi di permanenza in Italia. «Grazie alle cure che ho ricevuto qui sono tornata a camminare – dice, e nel capitolo italiano della sua storia la voce si trasforma davvero per la prima volta – ora frequento la scuola serale per il diploma di terza media: in Venezuela ero arrivata a metà percorso di Medicina, ma qui non vale niente».

Una famiglia di Torino la ospita per la riabilitazione: «Chiacchiero molto con le mie sorelle e mi fanno sentire a casa». Perché sia casa, manca ancora qualcosa: «Il 22 dicembre mi sono sposata con Davide a Isla de Margarita, ora fa il meccanico ma l’ho conosciuto mentre faceva il fisioterapista: curandomi, ci siamo innamorati. Adesso cerca di raggiungermi, ma le pratiche per il passaporto in Venezuela sono complicate. Lo vorrei qui». Chissà che l’appello non arrivi a Giorgia Meloni, che nel 2018 invitava «ad accogliere i venezuelani, che sono cristiani e di origine italiana, se proprio abbiamo bisogno di migranti». Lei non chiede niente: «Io non so niente di politica. So solo di essere stata fortunata». Poi scoppia a ridere, ripensando a suo marito: «Pensa te: l’ho sposato e l’ho lasciato!».

Per il futuro, Abigail sa cosa vuole: «Solo la normalità». Che ha molti volti: sognare «un futuro da medico, perché non voglio che nessun altro patisca ciò che ho sofferto io». Incontrare gli scoiattoli al parco del Valentino a Torino: «In Venezuela non ci sono. La natura qui mi ha rapito». Leggere i libri «che consigliano le mie sorelle, per imparare l’italiano prima possibile». Camminare, dopo quattro anni in cui non le è stato possibile: «Lo faccio con questa stampella, ma in Venezuela sarei morta. Qui mi hanno salvato la vita, e qui vorrei continuare a vivere».

Consegnata la Tredicesima dell’Amicizia anche a Francesca

Giancarlo Zattoni,
La Stampa, 05/11/2022

“Sono sola al mondo, ma sono abituata a lottare. Tutti mi hanno deluso e lasciato, ma la voglia di vivere non mi abbandona. Però devo dire grazie a Specchio dei Tempi e ai suoi donatori che mi permettono di ricevere l’assegno delle Tredicesime dell’Amicizia. E’ un grosso aiuto: la mia pensione è di 600 euro, ma ne devo pagare 460 di affitto e di spese. Come si fa a vivere?”. Francesca è nata a Trana, 82 anni fa. Ricorda la sorella e il cognato, ora deceduti, nel cui negozio di panetteria, nel quartiere San Salvario a Torino, ha lavorato per lunghi anni come commessa.

“Sono sempre stata allegra e amavo comunicare con le persone. Purtroppo, i miei parenti per anni non mi hanno versato i contributi e quando me ne sono accorta, mi sono ritrovata senza sicurezza economica. In quegli anni, devo dire, non ero molto attenta ai soldi, anche perché pensavo che l’uomo che amavo mi avrebbe sposato per donarmi una vita dignitosa. Ma la persona su cui avevo riposto la mia fiducia un bel giorno mi ha lasciato e sono crollati i miei sogni.”

Francesca cerca di riprendersi grazie al lavoro e seguendo una nuova forte passione: camminare in montagna in compagnia di gente nuova. Escursione dopo escursione Francesca trova nuova voglia di vivere e di stare in compagnia riscoprendo le bellezze naturalistiche vicine alla sua Trana, soprattutto le montagne della Val Susa. Ma è una vecchiaia difficile: muore la sorella, muore il cognato, una notte si spegne anche la nipote di 29 anni, fulminata da un aneurisma.

Dona ora per gli anziani delle Tredicesime

“Mi sono ritrovata assolutamente sola. Oltre che in gravi difficoltà economiche”. Francesca trova però i volontari e lo staff del progetto Forza Nonni di Specchio dei Tempi: “Ricevo la spesa gratuita, due volte al mese, e sempre due volte al mese viene una colf a sistemarmi la casa. Ho una psicologa a disposizione ed ho soprattutto la volontaria Antonella che mi telefona spesso e con la quale condivido le mie pene”.

Ora sta lottando con un’ernia e con un ginocchio fuori uso: “Quello che mi sta mettendo davvero al tappeto è la protesi al ginocchio destro che mi è stata impiantata alcuni mesi fa e che di notte mi provoca dolori lancinanti. Quando ho male penso alle mie montagne, all’aria frizzante delle vette, all’azzurro del cielo dove perdevo il mio sguardo. E anche il dolore si allenta.

Come donare per gli anziani come Francesca

Tutti possono sostenere le Tredicesime dell’Amicizia. Si può donare cliccando qui con carta di credito e Paypal. Oppure si può versare con un bonifico bancario sul conto corrente intestato a Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi, via Lugaro 15, 10126 Torino, codice Iban IT67 L0306909 6061 0000 0117 200, indicando nella causale “Per le Tredicesime dell’Amicizia”.

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Ucraina, in arrivo temperature polari: pronti ad aiutare

Angelo Conti

Da metà della prossima settimana in Ucraina sono attese nevicate, accompagnate da temperature polari. A Rivnie siamo riusciti a fare in tempo a piazzare la maxi-tensostruttura pensata per i tanti orfani di guerra e per le loro famiglie. In attività anche i villaggi di Leopoli e Cernivci, anche questi sostenuti da Specchio dei tempi e Specchio d’Italia.

Noi in Ucraina ci siamo, da marzo, per aiutare i profughi che, fuggiti da città distrutte, hanno scelto di restare in altre località del loro Paese.

InfoSpecchio, il nostro sportello nel cuore di San Salvario

Angelo Conti,
La Stampa, 10/11/22

A un passo da corso Marconi, a due dal mercato di via Madama, a tre dal Valentino e in pieno San Salvario, è nato «InfoSpecchio», il nuovo punto di incontro fra Specchio dei tempi e Torino. Il luogo giusto per un aggiornamento sui progetti della fondazione e magari per una donazione alle «Tredicesime dell’Amicizia» o per i tanti altri progetti attivi. Sarà aperto, al 35 di via Madama Cristina, tutte le mattine dal lunedì al sabato, dalle 10 alle 13, e anche nelle prime tre domeniche di dicembre. La gestione della «vetrina di Specchio» sulla città sarà affidata anche ai volontari, preziosi ed entusiasti, che contribuiscono a rendere sempre viva questa avventura solidale.

Ieri mattina il presidente della fondazione, Lodovico Passerin d’Entreves, ha presentato i locali al prefetto Ruberto, al sindaco Lo Russo, al vicedirettore vicario de La Stampa Andrea Malaguti, e ai consiglieri di amministrazione Lavinia Borromeo, Tiziana Nasi e Franca Fagioli, oltre ai tanti volontari. «La filantropia – ha spiegato Passerin – in un contesto sociale sempre più difficile, affronta nuove sfide: le conseguenze della pandemia, della guerra in Europa, dell’inflazione e del ripetersi di calamità naturali. Nuove ansie per persone e famiglie già in crisi. L’impegno di Specchio rimane sempre lo stesso: un aiuto subito a chi ha bisogno, a una platea che si allarga giorno dopo giorno. Allo stesso tempo diamo più attenzione alla dignità delle persone e alla cittadinanza, intesa come partecipazione alla vita civile degli invisibili e degli emarginati».

A Torino l’impegno è su tre direttrici: Forza Bimbi, Forza Mamme e Forza Nonni, con una gamma di progetti sempre più ampia. «Abbiamo così pensato di aprire una vetrina su strada per informare delle attività di Specchio, raccogliere le donazioni, orientare chi ha bisogno di aiuto, creare un punto di aggregazione per i nostri volontari», dice Passerin.

Gli ha fatto eco il sindaco Stefano Lo Russo: «Specchio dei tempi ha due volti. Il primo è rappresentato dalla rubrica delle lettere che è la seconda cosa che leggo su La Stampa, con qualche ansia, dopo l’editoriale in prima pagina. Il secondo sta nella capacità di incidere in modo rapido e concreto sui drammi sociali, essere collettore dello storico slancio solidale dei torinesi. Un mix di partecipazione e reattività che rende unica e preziosa questa fondazione».

L’esperto spiega come arginare il caro bollette anche ad Aosta

Sa. S.
La Stampa, 09/11/22

Specchio dei tempi arriva in aiuto delle famiglie valdostane in questo momento di grande difficoltà per le bollette choc, offrendo gratuitamente la possibilità di conoscere tutti i sistemi ed accorgimenti che possono, in molte occasioni, rendere più sopportabili queste spese inattese. È stata così organizzata una serie di incontri con Antonio Cajelli, educatore finanziario che lavora da diversi anni con la Fondazione Specchio dei tempi. Si è cominciato da Torino sabato 24 settembre con un sold-out nel Teatro Juvarra e si continuerà in una decina di altre città piemontesi, liguri e valdostane. L

L’incontro si terrà anche ad Aosta sabato 12 novembre alle 16,30 al Teatro Splendor, in Festaz. Questi incontri hanno l’obiettivo di trasmettere soluzioni semplici, autentiche e credibili, leggendo assieme a un esperto le fonti di ciò di cui si parla, anche nell’ottica di orientare ogni cittadino alla ricerca di informazioni certe sui siti dello Stato. I partecipanti scopriranno ad esempio le principali funzioni del Portale dell’ARERA e in particolare il Portale delle Offerte e l’Atlante del Consumatore, da come utilizzare questi strumenti a come intaccare alcune credenze che si sono costruite per letture parziali, imprecise o interessate.

L’ingresso è gratuito ma è gradita la prenotazione su www.specchiodeitempi.org/bollette.

Torna Ludovico Einaudi per il concerto di Natale

Angelo Conti

Contro il caro bollette, incontro anche a Cuneo il 5 novembre

Angelo Conti
La Stampa, 14/10/2022

Il problema delle super bollette sta diventando cruciale per tutte le famiglie. Così la Fondazione La Stampa-Specchio dei tempi ha scelto di offrire gratuitamente la possibilità di conoscere tutti i possibili sistemi ed accorgimenti che possono, in molte occasioni, rendere più sopportabili queste spese inattese con una serie di incontri tenuti da Antonio Cajelli, l’educatore finanziario che lavora da diversi anni con la Fondazione.

Dopo Torino e Novara e altre località nei prossimi giorni, l’evento approderà a Cuneo sabato 5 novembre, alle 17, al cinema Monviso. Un tour che toccherà una decina di altre città piemontesi, liguri e valdostane.

Frutto dell’esperienza ultradecennale in tema di educazione economica e finanziaria maturata da Specchio dei tempi, questi incontri hanno l’obiettivo di trasmettere soluzioni semplici, autentiche e credibili. La logica non è ascoltare un esperto, ma leggere insieme le fonti di ciò di cui si parla, anche nell’ottica di orientare ogni cittadino alla ricerca di informazioni certe sui siti dello Stato.

Di cosa si parlerà anche a Cuneo? Il primo esempio pratico proposto riguarda il mondo dei consumi domestici e delle bollette. I partecipanti scopriranno le principali funzioni del Portale dell’Arera, in particolare il Portale delle Offerte e l’Atlante del Consumatore. Questa parte mostra come utilizzare questi strumenti e ha l’obiettivo di far comprendere la funzione del «comparatore indipendente», ma anche di intaccare alcune credenze che si sono costruite per letture parziali, imprecise o interessate.

Fondamentale sarà poi l’approfondimento sui contratti: l’attenzione sarà rivolta in particolare al diritto/dovere di chiedere il contratto prima di firmare e come riconoscere rapidamente gli aspetti essenziali nella documentazione fornita.

A tutti i partecipanti sarà distribuito materiale informativo ed ogni incontro si conclude con un dibattito, con l’esperto a disposizione anche per consigli su singole situazioni personali. Insomma, un momento di condivisione di problemi che ormai sono di tutti.

L’ingresso all’evento «Come sopravvivere alle bollette» è gratuito, ma è gradita prenotazione qui.

Iniziata la Pet Therapy in 25 scuole piemontesi

Angelo Conti

Specchio dei tempi e Associazione Aslan hanno aperto la strada della pet therapy in Italia. Lo hanno fatto avviando, sei anni fa, il primo progetto di attività nelle case di riposo e nelle scuole di Torino. Da allora la crescita è stata costante, solo scalfita dalle obiettive difficoltà operative portate dal Covid. Quest’anno l’attività sarà svolta in 25 scuole piemontesi, un numero mai raggiunto in passato.
La stagione 2022-2023 è iniziata con la prima seduta operativa svoltasi alla Scuola dell’Infanzia dell’Istituto Comprensivo Bruno Caccia, nel parco di Villa Genero. L’obiettivo è sempre lo stesso: coinvolgere i cani nella crescita dei bambini svantaggiati, colpiti da malattie o da handicap. Il bimbo trova nel cane, nel suo conduttore e nella pedagoga che lo accompagna, un punto di appoggio prima nella conoscenza dell’animale e poi nella sua presentazione alla classe. Il bimbo, inizialmente talvolta marginalizzato per la sua situazione, diventa il protagonista dell’avvicinamento del cane agli altri bambini, diventando così la guida di un approccio vissuto con gioia da tutti. Una strada vincente per il superamento dell’handicap e per una crescita delle personalità e della sicurezza nelle relazioni con i compagni.
L’appoggio di Specchio dei tempi ha consentito all’associazione Aslan, presieduta e diretta da Antonia Tarantini, di diventare una solida realtà operativa e didattica, dedita alla formazione di nuovi conduttori e nuovi cani, impegnati ormai non soltanto nelle scuole ma anche in altri ambienti, dove presenza e la comunicativa dell’animale diventano preziosi e insostituibili. A questo propositi vanno segnalati gli straordinari i risultati ottenuti in un altro progetto di Specchio, quello a sostegno dei malati di Alzheimer e delle loro famiglie, dove si sono registrati inattesi miglioramenti nella capacità di relazione dei pazienti.
Nella scuola d’infanzia di Villa Genero, è toccato al magnifico Colorado, un pastore australiano di 4 anni dal carattere dolcissimo, aprire la stagione. Con Colorado c’erano Federica Ciantia e Linda Mattiazzi che hanno il compito di accompagnare passo passo l’approccio fra il cane ed i bambini. Ogni ciclo prevede otto incontri a cadenza settimanale.
Il progetto 2022-2023 di Specchio dei tempi gode anche del sostegno economico della Regione Piemonte. Grazie a questo contributo sarà possibile portare la pet therapy in 25 scuole: a Torino alla Cairoli, Tedeschi-Alessandri, Allievo-Morante, Perotti-Toscanini, Alvaro Gobetti, Collodi, Marconi-Antonelli, Duchi d’Aosta, Alberti Salgari, Cena Cairoli, Padre Gemelli, Leone Sinigaglia, Da Vinci Frank, Bruno Caccia; a Rivoli al Primo Levi e al Piero Gobetti; a Moncalieri all’IC Centro Storico; a Grugliasco al King; a Borgaro all’IC Borgaro; a Settimo Torinese all’IC Settimo III; ad Alpignano all’IC Alpignano; a Giaveno al Gonin; a Mondovì all’IC Mondovì 1 e l’IC Mondovì 2.