Di Beppe Minello, La Stampa 6/1/2021
L’amore a 90 anni sconfigge anche il Covid. Luigi, 91 anni a giugno, e Ida, che ne compirà 88 a marzo, si sono ammalati insieme. Il virus li ha colpiti a metà novembre, a pochi giorni di distanza l’uno dall’altra. Le prime due settimane si sono persi, ricoverati al Maria Vittoria e poi al Martini. Si sono ritrovati a Villa Pia per combattere, e vincere, le ultime resistenze del male.
Ieri, un mese e mezzo dopo il primo viaggio in ambulanza (“Mi hanno caricato così com’ero, avevo 40 di febbre ed ero poco vestito: che freddo!” ricorda Luigi) sono stati dimessi, ancora insieme. Il loro amore, la loro voglia di vivere, era ed è così evidente da far innamorare anche chi ha avuto il privilegio di stare loro accanto in quei momenti di dolore. Specchio dei tempi li accompagnerà, grazie al progetto “Forza nonni!”, nei prossimi mesi. Sino alla ripresa di una vita normale.
Un percorso verso la guarigione, che ha avuto momenti difficili. “Noi non lasceremo mai questo ospedale per andare in un altro ospedale”, si sono ribellati Luigi e Ida quando è stato detto loro che sarebbero stati dimessi e, non avendo parenti al mondo, ospitati in una residenza per anziani e non nella loro casa di corso Svizzera: “Troppo rischioso lasciarvi soli”.
Una determinazione che ha scosso il cuore di medici e infermieri. I quali avrebbero potuto fare spallucce, camuffare la loro indifferenza dietro regolamenti e leggi. Non hanno potuto. Non hanno voluto. Chiunque, su quel piano di Villa Pia, aveva visto Luigi preoccuparsi della sua Ida ricoverata dall’altra parte del corridoio: “Soffre di cuore, vi prego state attenti”, diceva a tutti, ostentando una preoccupazione evidente. E quando Ida è stata trasferita nel letto accanto al marito, i finti battibecchi, le reciproche e bonarie prese in giro, le battute infinite alimentate dai 63 anni vissuti insieme, hanno conquistato il cuore di tutti.
L’amore poi, si manifesta in mille modi. Anche scrivendo una lettera a Specchio dei tempi come ha fatto uno dei medici di Villa Pia: “Aiutateci ad aiutare Luigi e Ida”. Ieri l’anziana coppia è ritornata, ancora con l’ambulanza, in corso Svizzera. Il tempo di farsi una minestrina (“Erano settimane che la desideravamo; non ne potevamo più del cibo dell’ospedale”) e al loro campanello ha suonato Lumi, una dipendente della cooperativa che lavora per Specchio dei tempi. Lumi ha fatto la prima spesa per Luigi e Ida, presto arriverà qualcuno a rassettare la casa e a fare le pulizie. Anche se , appena messo piede in casa, la signora Ida ha rassettato tutto lei, trascinata dall’entusiasmo del ritorno a casa. Ora che è seduta attorno al tavolo con il suo Luigi, Lumi e il cronista, ha il fiato grosso: “Devo stare attenta…” mormora.
“Ma dai…” la prende in giro Luigi che, a dispetto dei sui prossimi 91 anni, è ritto come un fuso, indossa quasi con eleganza una tuta sportiva e sfoggia una zazzera che tanti giovanotti sognerebbero. Ama scrivere poesie, ha amato la montagna, ma la sua vita l’ha trascorsa alle Ferriere di Parco Dora, prima come manovale, poi impiegato e via fino alla pensione. Tranne un breve periodo in un’azienda privata che lo pagava il doppio ma che chiuse dopo 9 mesi. Ida, invece, è una donna dalle mani d’oro. Per anni ha fatto la sartina in casa poi, su suggerimento di un’amica, ha imparato a fare cinture e poi borse: “Per dieci anni – ricorda con sguardo sognante – ho rifornito un sacco di negozi del centro. Guardi, guardi…” e apre armadi su armadi per far vedere ciò che è rimasto di quel decennio: “Il più bello della mia vita”. “Anche della mia” sorride Luigi: “Avevo 50 anni, la boita dov’ero andato a lavorare aveva chiuso, alle Ferriere facevano un po’ i difficili per riprendermi e nessun’altro assumeva cinquantenni. Ida, con quelle borse e cinture, riusciva a guadagnare per due”.
Il racconto della loro vita s’ingarbuglia, a volte si confonde. Non sempre riescono a cogliere tutte le parole. Eppure non smettono mai di ridere, di prendersi in giro per la scarsa memoria dell’uno e dell’altro. Eccolo l’amore.