Gianna, la mamma rinata dopo le violenze del marito: “Ora sogno un lavoro”

Di Beppe Minello

Gianna ha 45 anni, un delizioso e vivace bambino di 7 anni, Daniel, nato da un matrimonio naufragato dopo pochi anni. Una storia d’amore che ha segnato profondamente Gianna ritrovatasi sola con Daniel e senza lavoro. Per le statistiche, Gianna è una delle 100 mila famiglie monogenitoriali di Torino. Per Specchio dei tempi, è una mamma che ha bisogno di aiuto e dall’ottobre scorso è entrata nel progetto “Madri e figli in difficoltà”, come un altro centinaio di donne seguite economicamente e psicologicamente per superare problemi di ogni genere con l’ambizioso obiettivo di reintrodurle nel mondo del lavoro e donare loro serenità e indipendenza.

Gianna ha lottato duro e grazie a Specchio, e alla sua determinazione, forse ce la farà. In questi anni di fatica e dolore è riuscita a studiare e a superare il corso di operatrice sociosanitaria, con quattro tirocini e alcune proposte di lavoro che ha dovuto rifiutare perché, in qualche modo, confliggevano con la scelta, dolorosa, di affidarsi ai servizi sociali. “Quando mi sono rivolta a loro – ricorda Gianna – ciò che mi offrirono per proteggere me e il bambino dal mio violento marito fu una comunità alloggio e poi ospitalità in ‘gruppi appartamento’”. Tre anni non facili.

Uscita dalla protezione degli assistenti sociali, Gianna si è ritrovata sì in un piccolo alloggio popolare da condividere con il piccolo e vivacissimo Daniel, ma senza risorse. L’aiuto che le sta dando Specchio dei tempi è fondamentale: lo staff del progetto “Madri e figli” la guida nella gestione delle bollette, contribuisce alla sua spesa quotidiana e ha seguito Daniel con il servizio di babysitteraggio quando Gianna s’è dovuta sottoporre a un intervento chirurgico per un nodulo al seno, per fortuna rivelatosi benigno. Specchio le ha fatto condividere, per superarle, le sue ansie e paure con altre donne nella sua identica situazione.

Gianna ora guarda a settembre piena di speranza, ma anche di paura. “Sono riuscita a trovare un lavoro in un laboratorio di analisi privato. Ho risposto a un’inserzione e mi hanno subito scelta. Sarebbe un lavoro fantastico per una mamma come me: dal mattino al tardo pomeriggio, sabato e domenica liberi per dedicarmi a Daniel! Ma sono sola, come faccio con il mio bambino che inizierà la seconda elementare? Bisognerà portarlo a scuola, ed è lontana da casa. Al pomeriggio, il mio lavoro finirà ben oltre il doposcuola: come potrò andarlo a prendere? Ma non mi arrendo. Sono a un metro dal traguardo e sono disposta a qualsiasi sacrificio per superarlo. Non lasciatemi sola!”.

 

Specchio accanto a Simone, il bimbo che lotta contro una malattia di cui ci sono 3 casi al mondo

Di Beppe Minello
Pubblicato su La Stampa l’11 luglio 2020

C’è una famiglia coraggiosa a Montanaro. Nulla sembra fermarla nella battaglia che sta conducendo per trovare una cura per il loro unico figlio di 6 anni, Simone, afflitto da una malattia che, al mondo, vede appena altri tre casi. Così rara che c’è un un solo scienziato, a Cipro, a studiarla. La battaglia di mamma Katia e papà Alessandro è concentrata sulla raccolta dei fondi necessari a pagare la ricerca del professor Kleopas dell’Istituto di Neurologia e Genetica di Cipro: 60-70 mila euro l’anno per due anni. Neanche il lockdown li ha fermati e in questi mesi, tra vendite di beneficienza e la solidarietà di tanti amici e sconosciuto di quell’angolo del Chivassese dove vive la famiglia Desiato, sono riusciti a racimolare 25 mila euro per far ripartire gli studi di Kleopas. “Entro novembre – Dice Alessandro Desiato, 41 anni, programmatore metalmeccanico in un’azienda della zona – ci siamo impegnati a completare il pagamento del primo anno di ricerche. Non so come faremo, ma dobbiamo farcela”.

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Simone  è nato con una forma particolare di leucodistrofia, la PMLD correlata al gene GJC2, così rara che papà  e mamma sono riusciti a scovare solo altri tre casi al mondo: due negli Usa e uno in Francia.  Quella di Simone è una malattia “demielinizzante” vale a dire che colpisce lo sviluppo della mielina, la “guaina” dei conduttori dei neuroni che costituiscono il sistema di comunicazione del cervello al corpo. La mielina di Simone si è sviluppata in modo anomalo proteggendo la parte cognitiva ma non quella motoria. È una malattia degenerativa e se le ricerche a Cipro riuscissero anche solo a fermarla, sarebbe un grande risultato. Simone ha un’intelligenza superiore alla media, ma si muove poco, male, senza equilibrio. “Mi si perdoni ciò  che sto per dire ma, paradossalmente, l’essere così intelligente acuisce il disagio e i problemi di Simone ché capisce tutto, si rende conto di ciò che gli sta accadendo e si chiude sempre più in se stesso. Il suo mondo ideale è il pavimento dove riesce a muoversi quasi come gli altri ed è forse l’unico bambino ad amare la mensa scolastica perché, anche lì, stando tutti seduti non si sente diverso”, racconta Alessandro Desiato che, giocando con i turni di lavoro, si alterna in casa con la moglie Katia, 38 anni. Alessandro Desiato cerca di sdrammatizzare una vicenda che assorbe tutte le risorse economiche e fisiche della famiglia ma i suoi occhi si riempiono continuamente di lacrime.

Simone dice spesso ‘Voglio rimanere piccolo’ perché da piccolo si sta tutti nel passeggino o in braccio e si gioca  per terra” spiega la mamma. Ci vuole coraggio a ribellarsi a una situazione incredibile come quella di Simone la cui malattia è stata diagnostica un paio d’anni fa ma dopo che, per altrettanti anni, i genitori avevano inutilmente peregrinato da un ospedale all’altro. “La diagnosi – dice Alessandro Desiato – l’hanno fatta gli specialisti del  Besta di Milano, il centro neurologico più importante d’Italia. Ho chiesto qual è la cura e mi sono sentito rispondere ‘Non c’è’. Sono riuscito a contattare altre tre famiglie in Francia e Stati Uniti nella nostra situazione”. “Persone rassegnate. Di fronte alla nostra insistenza per metterci insieme e provare a reagire a questo stato di cose – ricorda Katia Desiato – ci siamo sentiti rispondere ‘No grazie, tanto c’è nulla da fare’. E no, noi non ci stiamo, dobbiamo fare qualcosa”. E qualcosa i Desiato hanno fatto fondando una associazione no profit verso la quale confluisce tutto il denaro che hanno e stanno faticosamente raccogliendo da destinare al professor Kleopas che s’era già dedicato a studiare la malattia di Simone ma che ha gettato la spugna quando sono finiti i fondi stanziati dalla Ela, l’Associazione  europea per le leucodistrofie. Ora ha ripreso la ricerca grazie al coraggio e alla determinazione di Alessandro e Katia che però, da soli, rischiano di non farcela.

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Specchio dei tempi sosterrà lo sforzo di questa famiglia, insieme a tutti i lettori che lo desidereranno: versamenti possono essere fatti con la causale “per Simone”, sul fondo di Solidarietà (Altri Progetti – 499)
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"Amori e omicidio", il romanzo del commercialista che aiuta Specchio

Continuano le iniziative, piccole e grandi, a sostegno di Specchio dei tempi e del suo impegno nella difficile fase del post-emergenza. L’ultima in ordine di tempo viene da Enrico Demarchi, noto commercialista torinese, che nel periodo di fermata forzata dovuta alla quarantena ha trovato lo spirito per scrivere il romanzo “Amori e omicidio”. Sono storie di amicizie, amori, invidie che si intersecano nel milieu torinese e culminano in un omicidio. Il volume, pubblicato dalla casa editrice Nuova Trauben, è stato messo a disposizione di Specchio dei tempi, che lo donerà ai suoi lettori a fronte di una offerta libera.

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I PROGETTI DI SPECCHIO DEI TEMPI
Dal 9 marzo Specchio ha raccolto oltre 10 milioni di euro, con oltre 16 mila donazioni da tutto il mondo. Risorse che ogni giorno si trasformano in aiuti concreti e immediati: 1,1 milioni di dispositivi di protezione per gli operatori sanitari; 146 macchinari e attrezzature mediche donati agli ospedali piemontesi; tablet, kit igienizzanti e piattaforme di didattica online per le scuole; centinaia di sussidi alle piccole imprese torinesi e cuneesi. E migliaia di spese per gli anziani e le famiglie difficoltà, distribuite prima a Torino e ora in tutta Italia. Chi vuole sostenere la fondazione de “La Stampa” nella lotta contro il Covid-19, può farlo con  causale «Emergenza Coronavirus», Fondo 112.
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Colazioni dei poveri, riapre anche il refettorio ma con il distanziamento

Di Angelo Conti

Le colazioni dei poveri di Specchio dei tempi non si sono mai del tutto fermate durante i 100 giorni del Covid. Ma tutto si è mosso a rilento, con un’attività pesantemente condizionata dalla normativa anti contagio. In pratica ci si è a lungo limitati alla distribuzione di borse con generi di prima necessità, con un’apertura solo parziale. Ma da lunedì, Casa Santa Luisa di via Nizza 24 riapre anche il refettorio. Con il distanziamento, certo. Con solo 20 posti anzichè 60. Ma anche qui si va verso la normalità. Stamattina, con suor Cristina, abbiamo fatto un sopralluogo.

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L’educatrice del nido che non sa quando riaprirà: “Grazie Specchio, il sussidio è ossigeno”

Di Beppe Minello
Pubblicato su La Stampa il 15 giugno 2020

Grazie Specchio! Ci avete dato ossigeno in un momento difficile e pieno d’incognite. Non so ancora quando potrò riaprire l’attività e con l’estate mio marito, precario della scuola primaria, non avrà stipendio. Ora possiamo guardare con un minimo di serenità ai prossimi mesi”.  La voce di Maristella Moffa è squillante, certamente per i suoi 34 anni, ma soprattutto perché è felice. All’orizzonte, dall’ormai lontano 24 febbraio, intravvede la concreta possibilità di riaprire il suo “nido in famiglia” che in dieci anni ha visto passare oltre 50 bambini dagli zero ai 3 anni, nell’alloggio-nido  “che – dice – comporta un affitto importante”. Alloggio ancora sbarrato per i bambini che abitualmente ospita ma che non sono stati abbandonati un giorno in questi mesi di stop.

Maristella, educatrice della prima infanzia e lei stessa mamma di due bambini di 6 e 3 anni e mezzo, ha infatti creato una didattica a distanza per i suoi piccoli allievi con video, letture di fiabe, videochiamate, che le hanno permesso – gratuitamente,  di mantenere un legame. Ora Maristella si sta organizzando per riaprire: “Oltre ad attrezzarmi con mascherine e visiere, immagino che dovrò anche cambiare l’accoglienza e l’uscita – riflette – perché tutto dovrà avvenire sul pianerottolo di casa: i nidi come il mio, proprio per la loro particolarità, forniscono un servizio tagliato sul bambino che ci viene affidato”.

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Il meccanico di Aurora salvato dal bando di Specchio: “La bici è il futuro, ora posso rinascere”

Di Beppe Minello
Pubblicato su La Stampa il 15 maggio 2020

Lorenzo Biscardi, 31 anni, nonostante tutto è un ragazzo fortunato. Ama il suo lavoro e l’aiuto di Specchio dei tempi, oltre a guarire le “ferite” inferte dal lockdown alla sua attività di meccanico, forse gli permetterà di migliorare l’attività che da 8 anni svolge nella sua boita “Scattofisso – ciclofficina” di via Caprera 15. “Sono sopravvissuto, nel mio piccolo, per 8 anni – dice – anche grazie al fatto che ho i miei genitori alle spalle”. Ma due mesi di chiusura hanno davvero rischiato di infrangere il sogno coltivato fin da bambino.

“Da ragazzino mio padre, ciclista appassionato, mi portava con lui nei suoi giri: per la fatica che facevo ne ho un ricordo terrificante”. Un sacrificio che però gli ha permesso di appassionarsi alla meccanica delle due ruote.  Tanto da spingerlo, durante i poco amati studi universitari di Economia, a frequentare uno stage in un’officina per biciclette. Un amore e una passione evidentemente notata dal titolare che volle ricompensarlo assegnandogli un viaggio premio a Santo Domingo regalato da un costruttore di biciclette.  In quei dieci giorni, Lorenzo conosce il titolare di un importante negozio di bici di Salò che gli propose di andare a lavorare da lui. “E’ stata un’esperienza importante e formativa – racconta Lorenzo – e sono venuto a contatto anche con il mondo delle corse. Ma ero lontano da casa, lavoravo solo e, soprattutto, mi mancava la manualità del meccanico. Dopo un anno me ne sono andato”. Ma per aprire una sua officina con l’aiuto del progetto “Mettersi in proprio” della Regione Piemonte. “Il nome viene dalla passione dell’epoca per le bici a scattofisso”. Lorenzo ama così tanto riparare le bici, restaurarle, da non essersi mai dedicato in modo importante al commercio: “Vendevo poche bici – spiega – e solo sui cataloghi.  Ora c’è un nuovo slancio, una buona ripartenza. Conto di comprare qualche bici da mettere in vetrina. La bicicletta  sta diventando uno strumento fondamentale di una mobilità migliore. Specchio mi sta aiutando a non perdere questa occasione”.

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Covid, cosa abbiamo fatto per la sanità

Di Lucia Caretti e Angelo Conti

Ci chiamavano i soccorritori, il sabato notte, disperati: “Abbiamo bisogno di tute e mascherine, o domattina dovremo fermare le nostre ambulanze”. Ci scrivevano medici, infermieri, oss: quegli “eroi” costretti a lavorare con i sacchi della pattumiera al posto dei gambali. Ci sono stati giorni in cui abbiamo pensato di non potercela fare: camici e guanti, semplicemente, non si trovavano. E invece abbiamo continuato a cercare, abbiamo scatenato i nostri volontari e il nostro staff, abbiamo passato giornate intere al telefono. Abbiamo cercato all’estero, abbiamo utilizzato i nostri furgoni per accelerare i tempi di consegna. E in meno di due mesi abbiamo acquistato e distribuito oltre un milione di dispositivi di protezione a 136 fra ospedali, croci e pubbliche assistenze piemontesi.

Un numero record, tra i tanti che raccontano l’impegno di Specchio dei tempi per l’Emergenza Coronavirus. Sin dall’inizio del lock-down la nostra fondazione è vicina agli operatori sanitari, a cui ha destinato circa metà degli oltre 10 milioni di euro raccolti. Da 65 anni aiutiamo gli ospedali di Torino e del Piemonte, ma quello di questi mesi è uno sforzo senza precedenti per i nostri sostenitori.

Grazie alla generosità di oltre 16 mila supporter da 67 paesi del mondo, tra cui migliaia di lettori de “La Stampa”, abbiamo infatti potuto donare 68 strumentazioni mediche. Per lo più ecografi: strumenti fondamentali per la diagnosi del Covid-19. E poi 41 letti di terapia intensiva, 27 arredi destinati ai reparti, ma soprattutto due tac: una mobile, che abbiamo affittato e portato su un tir, dalla Polonia, all’Amedeo di Savoia di Torino. E una che resterà in dotazione al Martini di Torino anche dopo la pandemia: “Questo macchinario è vitale per il nostro ospedale”, ci hanno detto i medici quando lo abbiamo installato. Con la stessa commozione e gratitudine che abbiamo trovato in decine di lettere arrivate da tutta la regione.

Sono 19 gli ospedali piemontesi che abbiamo aiutato. Compreso quello temporaneo allestito alle Ogr, a cui abbiamo fornito una squadra di 38 medici e infermieri specializzati in emergenze. Siamo andati a prenderli a Cuba, affittando un aereo, quando ancora i voli e gli aeroporti erano bloccati. Era il giorno di Pasqua. Dalla Cina stavano per atterrare a Milano anche le 60 mila mascherine regalateci da un imprenditore di Pechino.

Procedure doganali, problemi di trasporto, infiniti ostacoli burocratici: per la prima volta nella nostra storia non ci siamo impegnati solo a riparare i danni di una tragedia, ma ci siamo trovati al centro della battaglia. L’abbiamo affrontata con le armi che sono il frutto della nostra esperienza, della nostra fatica, della nostra passione, del nostro coraggio, e con le munizioni che ogni giorno ci sono state donate, per essere usate subito contro un nemico che, più di una volta, ci è sembrato invincibile. Ora, dopo 100 giorni, sappiamo che questa battaglia si può invece vincere: abbiamo imparato a prendere la mira. Ma, ricordando quella milionesima mascherina consegnata al Mauriziano, vi chiediamo di continuare a starci vicini. L’emergenza sanitaria si è ormai trasformata in emergenza sociale. Noi ci siamo e ci saremo. Ma abbiamo bisogno di voi, del vostro affetto e delle vostre donazioni. Per combattere ancora insieme.

La lavandaia di Mirafiori: “Grazie Specchio, vincendo il bando ho pagato gli arretrati”

Di Beppe Minello
Pubblicato su La Stampa il 16 giugno 2020

La voce di Eglantina Binjacu, 40 anni, è quella di una donna coraggiosa. Il lockdown ha fatto vacillare tutte le sue certezze mettendo a rischio il frutto delle fatiche e dei sacrifici che, in questi anni, le hanno permesso di mettere su una lavanderia in via Veglia con la quale ha cresciuto tre figli, due ragazze e un maschio dai 15 ai 18 anni.  “Quando ho saputo di essere stata scelta da Specchio dei tempi per il contributo – dice – non potevo crederci….”.

Arrivata in Italia nel ’96 è riuscita, con il lavoro, a crearsi una vita: la sua prima stireria era in via Sant’Antonino poi, 13 anni fa, si è trasferita in via Veglia. “La mia attività era tra quelle autorizzate a rimanere aperte durante il lockdown – ricorda – ma se i clienti sono chiusi in casa non si lavora. E infatti sono rimasta senza un euro: andavo in negozio ogni tanto a far girare i macchinari perché non si rovinassero. In questi anni sono riuscita a comprarmeli tutti ma, vivendo dell’incasso, non ho praticamente potuto pagare affitti e le altre spese”.  Eglantina non fa mistero del fatto che il contributo di Specchio le ha dato ben più di un respiro di sollievo. “La prima cosa che ho fatto è stata pagare gli affitti  per i mesi arretrati e ho anche rinegoziato il canone con il padrone – racconta felice -. Ora guardo al futuro con più serenità”. La certezza di potercela fare traspare dalle parole della donna. “Ma so che non sarà facile – spiega –. I mesi di maggio e giugno, come tutti i mesi del cambio di stagione, sono quelli nei quali lavoro di più. Ma ora non è più così: la gente ha altri problemi che non svuotare gli armadi. A maggio, quando ho riaperto, gli incassi erano sotto del 60% e giugno si annuncia ancora peggio. Capite perché,  quando ho saputo che avrei ricevuto il vostro aiuto, sono scoppiata di felicità”.

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Coronavirus, ripartite oggi le "Colazioni dei poveri"

Di Angelo Conti

La assistenza alle famiglie in difficoltà anche nelle scorse settimane non è mai mancata, ma l’allentamento dei divieti ci consente finalmente di riprendere quasi in pieno anche il servizio giornaliero delle Colazioni dei Poveri servite da Casa Santa Luisa di via Nizza 24. Con le suore vincenziane, anche grazie ad alcuni interventi strutturali finanziati da Specchio dei tempi, da oggi i poveri della città possono di nuovo usufruire di una abbondante colazione, per ora servita al vassoio, quindi da asporto, ma che presto tornerà ad essere consumata ai tavoli del refettorio. Un altro passo avanti verso la normalità, in assoluta sicurezza.

 

L’artigiano di Ivrea: “Grazie al bando di Specchio potrò continuare a fare il ciabattino”

Di Beppe Minello
Pubblicato su La Stampa il 15 giugno 2020

E’ uno degli ultimi calzolai. “Anche se, si ricordi, i calzolai sono quelli che fanno le scarpe. Io le riparo solo e sono, più propriamente, un ciabattino”. L’orgoglio di fare un mestiere considerato dai più umile, ma cercato e voluto fin dall’adolescenza, emerge nitido dalle parole di Gianpiero Galiano, 54 anni, 33 dei quali trascorsi nella bottega di corso Vercelli 35, ad Ivrea. Lo stesso orgoglio con il quale Galiano ringrazia, commosso, Specchio dei tempi e chi ha permesso, con le sue donazioni, di sopravvivere.  “Non nascondo l’incredulità che ho provato di fronte al contributo, importante, che ho ricevuto e con il quale ho subito provveduto a pagare un fornitore che attendeva quel denaro da mesi”. Galiano è rimasto chiuso due mesi e “solo da un paio di settimane – dice – mi sembra che stia tornando la vita”.

Un tempo a Ivrea c’erano 13 ciabattini. Galiano, che già alla fine della terza media, alla domanda di rito “Cosa vorresti fare da grande?” rispose, orgoglioso, “Il ciabattino”, ha saputo tenere duro. “Ricordo che venni convocato dalla direttrice, la Massaro, un personaggio mitico dell’epoca. La incontrai preoccupato di aver commesso chissà che cosa. Invece, mi disse che in 35 anni di scuola non le era mai capitato un ragazzo che volesse vivere riparando scarpe – sorride Galiano -. Per aiutarmi mi fece iscrivere a una scuola di Parabiago e per due anni studiai modellistica. Ma io, che fin da bambino raccoglievo le scarpe di casa e le prendevo a martellate, volevo fare solo il ciabattino, non disegnare scarpe. Finii la scuola per non deludere lei e i miei genitori, ma imparai veramente il mestiere, con grande fatica perché nessuno voleva prendermi a bottega, solo quando incontrai un pensionato che lo insegnava ai disabili di una cooperativa sociale. Lo aiutavo con i ragazzi e lui aiutava me. Da allora non mi sono più fermato”. E continua, anche oggi “che un paio di scarpe può costare appena 5 euro e, devo dire, non sono proprio malvagie e così quasi nessuno ricorre al ciabattino per le riparazioni”.

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Bando “Un respiro per Torino”, ecco le piccole imprese salvate da Specchio

Di Angelo Conti
Pubblicato su La Stampa il 15 maggio 2020

In questi giorni, espletate le formalità bancarie e fiscali, i 220 vincitori del bando Specchio dei tempi – Reale Group stanno ricevendo i contributi da 5 mila euro ciascuno. Già 179 di loro hanno il denaro sul conto corrente, gli altri 41 riceveranno la donazione entro una settimana. Ognuno di questi piccoli commercianti, artigiani e imprenditori ha una storia di lavoro e di sacrifici che il lockdown minacciava di distruggere. Ne abbiamo raccontata qualcuna per sottolineare quanto questa iniziativa sia stata importante per la ripresa di Torino e della provincia. Il bando, promosso e finanziato dalla Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi (un milione) con un contributo di Reale Group (100 mila euro) aveva avuto uno straordinario successo con 2.875 domande è pervenute, di cui 2.668 valide.

I vincitori sono stati equamente divisi fra Torino e provincia: 110 e 110, 108 attività risultato intestate a uomini e 103 a donne, oltre a 9 società. Molto ampia la tipologia delle attività: commercianti al dettaglio, parrucchieri, tassisti, pizzaioli, lattai, edicolanti, gestori di bar, calzolai, sarti e camiciai, tappezzieri, restauratori, fotografi, estetiste, gestori di baby parking e ludoteche, elettrauto, maniscalchi, gelatai, decoratori, falegnami, tipografi e rilegatori, orologiai, tabaccai, gestori di lavanderie e stirerie, maestri di sci, materassai, manutentori giardini, cicloriparatori e pasticcieri.

Il successo dell’iniziativa torinese è stato un volano per un analogo progetto che Specchio dei tempi sta sviluppando anche a Cuneo e provincia dove, insieme a banche ed enti locali, è stato avviato un nuovo bando che ha una disponibilità di circa 315 mila euro e che premierà, con 3 mila euro ciascuno, almeno 105 piccoli imprenditori della Granda.

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COME SOSTENERE I PROGETTI DI SPECCHIO CONTRO IL VIRUS
Dal 9 marzo Specchio ha raccolto oltre 10 milioni di euro, con quasi 16 mila donazioni da tutto il mondo. Risorse che ogni giorno si trasformano in aiuti concreti e immediati: 1,1 milioni di dispositivi di protezione per gli operatori sanitari; 146 macchinari e attrezzature mediche donati agli ospedali piemontesi; tablet, kit igienizzanti e piattaforme di didattica online per le scuole; centinaia di sussidi alle piccole imprese torinesi e cuneesi. E migliaia di spese per gli anziani e le famiglie difficoltà, distribuite prima a Torino e ora in tutta Italia. Chi vuole sostenere la fondazione de “La Stampa” nella lotta contro il Covid-19, può farlo con  causale «Emergenza Coronavirus», Fondo 112.
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Con carta di credito o prepagata qui sul nostro sito
▪️ Con un bonifico sul conto intestato a Specchio dei tempi, via Lugaro 15, 10126 Torino, IBAN: IT67 L0306909 6061 0000 0117 200, Banca Intesasanpaolo
▪️ Con un bonifico sul conto corrente postale 1035683943, intestato a Specchio dei tempi
▪️ Con Satispay (qui non occorre causale, ogni aiuto è automaticamente destinato alla lotta al virus)
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#Touverture, Filarmonica TRT e Armando Testa aiutano Specchio: il video-concerto nel cuore di Torino

Di Franca Cassine
Pubblicato su La Stampa il 7 giugno 2020

Superga alle prime luci dell’alba, piazza San Carlo, il Monte dei Cappuccini, la Mole, la pista del Lingotto, il castello del Valentino, piazza Vittorio, il Duomo e Parco Dora. Una Torino bella e struggente che sembra un quadro di Hopper fa da quinta a un concerto d’eccezione, un magico profluvio di note eseguite dai professori d’orchestra, un’opera d’arte che mette insieme più linguaggi per uno scopo benefico. Tutto questo è #TOuverture, il progetto creativo dell’Agenzia Armando Testa che, insieme con la Filarmonica TRT e la Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi, si è concretizzato in un video prodotto da Little Bull con il supporto di Film Commission Torino Piemonte che sarà online a partire da oggi. Un mini-film pensato per accompagnare la ripartenza della città sostenendo le piccole imprese che si sono trovate in grave difficoltà a causa della pandemia.

DONA CON CAUSALE #TOUVERTURE

«#TOuverture è un progetto pro bono, in questo momento importante di rinascita, che vuol favorire la ripresa delle attività – spiega Michele Mariani, direttore creativo esecutivo Armando Testa -. E’ un omaggio musicale della Filarmonica TRT alla città, un modo per tornare a suonare insieme, anche se un po’ distanti ma sicuramente uniti. La musica è importante per trasmettere questo senso di positività». Protagonisti 30 artisti dell’ensemble torinese che suonano in altrettanti luoghi differenti della città, trasformata per l’occasione in un teatro a cielo aperto. «L’idea da cui siamo partiti è dare un segnale di fiducia per la ripresa e lo abbiamo fatto attraverso questo video che ha lo scopo di raccogliere fondi – dice Luigi Picatto, socio fondatore, attuale consigliere e primo clarinetto della Filarmonica TRT, nonché dell’Orchestra del Regio -. Lo spirito di un’orchestra è quello di suonare insieme, in armonia, la stessa cosa è fondamentale per ripartire».

La scelta della partitura da eseguire non è stata casuale. Il brano è «Shéhérazade», suite sinfonica op. 35, poema del compositore russo Rimkij-Korsakov che possiede una forte valenza simbolica tratteggiando con la melodia come il timore dell’oscurità si dissolva ogni volta con l’arrivo del nuovo giorno. Ispirato alla raccolta delle «Mille e una notte», muove dall’affascinante personaggio di Shéhérazade che, per sopravvivere, ogni notte racconta una fiaba al marito, il crudele sultano Sahrigar. Fantasia e invenzione, estro e buon cuore, queste le caratteristiche della donna che sono anche quelle alle quali ci si deve aggrappare nei momenti più difficili. «I professori d’orchestra si sono trovati nuovamente a suonare insieme, sebbene un po’ distanti, ma uniti – conclude Mariani -. Finalmente, dopo mesi, sono tornati a esibirsi “en plein air” per sostenere e promuovere oltre 200 piccole imprese. Un modo per dire che su Torino si rialza il sipario e quindi possiamo ricominciare a guardare alla città e ripensarla in modo positivo».

Sono oltre 200 le attività della provincia che Specchio sta aiutando con il bando «Un respiro per Torino», un intervento a supporto del lavoro, dopo due mesi in prima linea per donare macchinari e protezioni agli ospedali, spese alle famiglie più povere e tablet alle scuole. A questo progetto per commercianti e artigiani saranno devoluti i fondi raccolti grazie al video di #TOuverture. 

COME DONARE
Chi vuole sostenere il progetto può farlo donando al Fondo 112 per l’Emergenza Coronavirus, specificando nella causale “Touverture”.  Le donazioni sono possibili con carta di credito qui, con un  bonifico sul conto intestato a Specchio dei tempi, via Lugaro 15, 10126 Torino, IBAN: IT67 L0306909 6061 0000 0117 200, Banca Intesasanpaolo oppure sul conto corrente postale 1035683943, intestato a Specchio dei tempi. E’ anche possibile usare  Satispay (qui non occorre causale, ogni aiuto è automaticamente destinato alla lotta al virus). E’ infine possibile donare anche sulla piattaforma “ Rete del dono”.  Qui sul sito (e sulle pagine Facebook, Instagram e Twitter) vengono più volte al giorno pubblicati aggiornamenti sull’andamento della sottoscrizione e sulle attività della fondazione a contrasto del Covid-19.

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