Lo sport fa bene e fa del bene: con questa filosofia, dal 26 novembre al 23 dicembre, undici studi di yoga tra Torino e Asti sosterranno i nostri anziani delle Tredicesime dell’Amicizia devolvendo il loro ricavato a Specchio dei tempi. Si tratta di un supporto solidale che ricalca lo spirito di una pratica secolare. Per partecipare occorre prenotarsi ad una delle classi disponibili ed effettuare una donazione: basta scegliere dall’elenco qui sotto il proprio studio preferito e cliccare sul nome. Si entrerà nella piattaforma Rete del dono, uno dei siti di raccolta fondi più affidabili in Italia, partner di Specchio dei tempi per questa e altre iniziative.
Siamo a metà della grande sfida di Specchio dei tempi, che si ripete ogni anno: raggiungere il milione di euro per aiutare, a Natale, 2000 anziani poveri e soli.
Non è solo la più antica sottoscrizione popolare d’Italia, ma è soprattutto l’occasione per ribadirevalori veri, forti, ineludibili. Quelli dell’affetto, della deferenza e del rispetto verso gli anziani. Soprattutto quelli più fragili, di quelli che hanno bisogno, e che non chiedono. Che il Covid in questi mesi ha talvolta toccato, impegnandoli poi in cure lunghe e sofferte. Valori un po’ stinti, ma non a Torino e in Piemonte dove le Tredicesime dell’Amicizia di Specchio dei tempi vengono riproposte dal 1976. Nessuna iniziativa solidale, in Italia, si perpetua da così tanto tempo, senza saltare nemmeno una edizione, di anno in anno diventando anzi più forte, nella raccolta e nel numero dei beneficiati.
Quarantasei edizioni, 77.546 aiuti consegnati, donazioni pari a circa 30,6 milioni di euro (attualizzata ad oggi). Sta in queste cifre il miracolo delle Tredicesime dell’Amicizia. Nate da una richiesta della leggendaria suor Pierina (ancora attiva oggi nei quartieri più degradati della città) e recepita da un giornalista de La Stampa, Marco Marello, l’iniziativa trovò una immediata comunione con la città. Da allora è stato un appuntamento che Specchio dei tempi ha riproposto ogni anno, nei mesi precedenti il Natale. Senza mai fallire i suoi obiettivi.
Così, anche quest’anno, siamo partiti, per la quarantaseiesima volta, in questa avventura. Che trova da una parte le segnalazioni degli anziani da aiutare da parte delle associazioni benefiche che lavorano sul territorio (in primis, da sempre, la San Vincenzo) e dall’altra il bisogno, mai attenuato, di una categoria di cittadini che faticano davvero, quasi sempre in un decoroso silenzio. In mezzo i nostri controlli, attenti, sull’Isee e sulle singole situazioni. Una parte delle Tredicesime continua ad essere consegnata di persona da volontari ed ex giornalisti de La Stampa: un modo per dare anche il conforto di una visita, di quattro chiacchiere, di un abbraccio ma anche un modo concreto per verificare i reali bisogni di chi chiede.
Ci sono esistenze che incominciano in salita e che continuano nella fatica ogni giorno. La vita di Mariuccia è andata così, ne porta i segni impressi nell’anima e nella mente.
Oggi Mariuccia ha 69 anni, il volto ancora di ragazza. Dorme nella cantina di un palazzo di Barriera di Milano, il suo quartiere da quando – ormai molti anni fa – dal Canavese è arrivata a Torino. Nella cantina tiene le sue cose, è il suo piccolo mondo al quale accede soltanto la sera, con discrezione e nel silenzio. L’amico che la ospitava è stato sfrattato e così anche lei ha perso la casa. Sulla carta d’identità il suo indirizzo è via della Casa Comunale, l’indirizzo che attesta la residenza a Torino e, insieme, la condizione di senza dimora. Ma nel quartiere Mariuccia è conosciuta, lei è gentile e la gente le è amica, la sostiene e la accoglie come può. Orlando, titolare del Cafè de Turin di corso Palermo 86, l’aiuta e l’ha segnalata a Specchio dei tempi.
E Specchio l’ha incontrata, le ha consegnato una Tredicesima dell’Amicizia. Poche parole scambiate al tavolino mentre intorno coppie di studenti e di pensionati chiacchierano e prendono il caffè e subito Mariuccia apre il suo cuore. “Io sono figlia di una ragazza madre, mia mamma non mi ha mai voluta – racconta –. Sono passata da un istituto delle suore all’altro, da Milano a Chieri, in Veneto, poi a Frassinetto. I miei nonni mi avrebbero tenuta, ma lei non voleva. Quando stavo male mia madre non c’era, non mi ha mai detto ‘Ti voglio bene’. Io mi sentivo persa. Quando l’ho conosciuta lei aveva già un’altra famiglia, altri due figli. Non mi ha voluta nemmeno da grande”.
Mariuccia racconta che la sua salvezza, in questa vita di difficoltà, era stato un sacerdote che l’aveva aiutata, da ragazza, a trovare lavoro come inserviente in un istituto per anziani. “Per questo adesso ho una piccola pensione, che però non basta. A Specchio dei tempi dico un grande grazie per la Tredicesima dell’Amicizia che mi è stata appena consegnata. E un grazie speciale a tutte le persone che sostengono questa iniziativa”. Delle sue giornate racconta: “Di giorno giro per vedere se trovo un posto in cui vivere, Orlando mi accoglie nel suo bar. Poi la sera vado in cantina a dormire, al freddo, all’umido. Mi hanno offerto di andare in un dormitorio ma io non ce la faccio proprio, preferisco la mia indipendenza”.
Mariuccia torna a parlare della madre, il suo pensiero fisso: “Non mi ha mai voluta, questo fa male. Resta una ferita dentro, tanta malinconia”.
Non è soltanto la sottoscrizione popolare più vecchia d’Italia, ma è soprattutto l’occasione per ribadire valori veri, forti, ineludibili. Quelli dell’affetto, della deferenza e del rispetto verso gli anziani. Soprattutto quelli più fragili, di quelli che hanno bisogno, e che non chiedono. Che il Covid in questi mesi ha talvolta toccato, impegnandoli poi in cure lunghe e sofferte. Valori un po’ stinti, ma non a Torino e in Piemonte dove le Tredicesime dell’Amicizia di Specchio dei tempi vengono riproposte dal 1976. Nessuna iniziativa solidale, in Italia, si perpetua da così tanto tempo, senza saltare nemmeno una edizione, di anno in anno diventando più forte, nella raccolta e nel numero dei beneficiati.
Quarantasei edizioni, 77.546 aiuti consegnati, donazioni pari a circa 30 milioni di euro (attualizzata ad oggi). Sta in queste cifre il miracolo delle Tredicesime dell’Amicizia. Nate da una richiesta della leggendaria suor Pierina (ancora attiva oggi nei quartieri più degradati della città) e recepita da un giornalista de La Stampa, Marco Marello, l’iniziativa trovò nell’allora capocronista, Ferruccio Borio, un immediato sostenitore. Da allora è stato un appuntamento che Specchio dei tempi ha riproposto ogni anno, nei tre mesi precedenti il Natale. Senza mai fallire i suoi obiettivi.
Quella per le Tredicesime è una sottoscrizione che ha maggior valore e maggior peso negli anni difficili, come questi del Covid. Anni in cui la crisi colpisce, e colpisce soprattutto i più deboli. Persone che si trovano, spesso, con una pensione davvero minima, sempre inadeguata di fronte alle maggiori spese, in primis quelle delle bollette. In più gli anziani sono “senza voce”: non riescono né a protestare, né a lamentarsi. Ecco così evidente, anche quest’anno, la necessità e l’attualità delle Tredicesime dell’Amicizia.
Le richieste stanno già in questi giorni nelle centinaia di lettere giunte sulle scrivanie di Specchio. Richieste a volte espresse con frasi disperate, altre volte con la ritrosia di chi non avrebbe mai voluto chiedere, ma che ora non ce la fa più. Sull’altro piatto della bilancia ecco l’affetto della città e dei nostri lettori per quanti hanno già superato i 65 anni e che, oltre al peso dell’età, devono sopportare quello della solitudine, dell’indigenza, delle malattie.
Apriamo dunque, anche quest’anno, un’altra pagina di questa lunga storia di solidarietà. Il primo assegno fu, nel 1976, di 30.000 lire, versato a trenta anziani. Una cifra che oggi pare piccolissima ma che allora consentiva di acquistare il carbone per tutto l’inverno. L’assegno fu portato a 50.000 lire nel ‘78 ed a 100 l’anno dopo. Mentre il numero degli assistititi saliva rapidamente a diverse centinaia e poi superava il migliaio. Dall’80 si passò a 200.000 lire, dall’83 a 300, dall’85 a 400, dall’87 a 500, dal‘92 a 600 e dal‘98 a 700 mila lire. Con l’avvento dell’euro la cifra divenne 360 euro, sino al 2003 quando fu elevata a 400 euro. Oggi il contributo è salito a 500 euro. E, con il passare del tempo, il numero degli anziani beneficiati ha raggiunto quota 2000. Ogni anno. Numero che resta l’obiettivo anche nel 2021, ma speriamo – come è successo spesso in passato – di portare almeno 2200-2300 aiuti, in base alle offerte ricevute. Che, da alcuni anni Specchio dei tempi distribuisce anche in tutte le province del Piemonte.
Diecimila euro: è l’obiettivo di raccolta benefica dell’evento «Chef in quota» di lunedì 27 a Domobianca. E la cifra si trasformerà in venti «Tredicesime dell’amicizia» destinate all’Ossola. Quella delle «Tredicesime» è l’iniziativa che la fondazione La Stampa-Specchio dei Tempi, nata nel 1955, promuove ormai da 46 anni.
Sono un aiuto economico per anziani soli che fanno fatica a provvedere a se stessi. «Si è cominciato con buste con 30 mila lire, il costo del carbone per scaldare un piccolo appartamento a metà Anni Settanta. Oggi sono da 500 euro, con cui si riesce a coprire la spesa di riscaldamento del paio di stanze, nelle quali vivono i destinatari del contributo» racconta Angelo Conti, giornalista de La Stampa e consigliere di amministrazione della Fondazione. Attualmente Specchio dei Tempi riesce ad assegnare 2.500 tredicesime. Una ventina in più grazie al progetto «made in Domobianca». «I benefattori sono una rete fittissima di persone, famiglie, scuole, associazioni, aziende. Siamo i destinatari di collette, di donazioni per festeggiare una nascita, per ricordare un proprio caro» continua Conti. E poi rientrano eventi di beneficenza, come quello voluto dal gruppo Altair alla Baita Motti al Lusentino e organizzato col sostegno degli chef Giorgio Bartolucci, Gianni Bona, Stefano Allegranza, Matteo Sormani, Andrea Ianni e con la partecipazione del due stelle Michelin Gennaro Esposito.
Ogni anno la campagna in favore delle Tredicesime dell’amicizia parte il 1° ottobre. A Domodossola si è lavorato con un po’ di anticipo. Specchio dei Tempi non aspetta la vigilia di Natale per l’erogazione e per la segnalazione degli anziani a cui tendere la mano ci si affida ad associazioni attive nel sociale, seguendo criteri prestabiliti.
«Ci rivolgiamo a persone che vivono da sole, che hanno più di 65 anni, che non sono proprietari di beni immobiliari. Poi ci possono essere deroghe a fronte di situazioni familiari complesse e di malattie invalidanti, che richiedono cure particolari» evidenzia Angelo Conti. In casi speciali può inoltre entrare in gioco un’altra iniziativa di Specchio dei Tempi. «Si chiama “Forza nonni” e consente di portare loro borse delle spesa due volte al mese, mandare una collaboratrice domestica che fa le pulizie, dare sostegno con telefonate amiche e supporto psicologico» spiega Conti.
Nel mirino del Covid, straziati dalla solitudine dei lockdown, alla ricerca di speranza, i nostri nonni (reali e metaforici) stanno attraversando una stagione difficilissima. Specchio dei tempi se ne è reso conto, come anche tutti i nostri sostenitori che, nel corso del 2020, hanno generosamente appoggiato sia la campagna contro il Coronavirus (che ha permesso di consegnare anche 20.000 borse della spesa e 40.000 cene solidali, moltissime delle quali a persone anziane) sia la edizione numero 45 delle Tredicesime dell’Amicizia che ha frantumato ogni record di raccolta.
Ora Specchio dei tempi continuerà ad essere vicino ai più fragili, in particolare gli over 80, con il progetto “Forza Nonni”, avviato in autunno a Torino in collaborazione con la Fondazione Bersezio. Un progetto attivo tutto l’anno che, grazie al plus delle Tredicesime, vedrà salire il numero degli assistiti da 50 a 100 già nel mese di gennaio. Staremo loro vicini con due spese gratuite mensili consegnate a domicilio, quattro ore mensili di assistenza domiciliare attraverso una colf, una costante presenza attraverso telefonate e commissioni, presto anche con un supporto psicologico. Perché i nonni, soprattutto in questi mesi, devono sentire tutta la nostra attenzione e tutto il nostro affetto.
Un milione e duecentomila euro, il record di sempre per le Tredicesime dell’Amicizia di Specchio dei tempi. La più consolidata sottoscrizione popolare italiana, che da 45 anni si ripete puntualmente, sempre lanciata dalle colonne de La Stampa, quest’anno ha trovata una risposta eccezionale, inattesa. E’ stato così possibile inviare nei giorni scorsi 2000 contributi, ognuno da 500 euro, ad altrettanti anziani poveri e soli, in parte rispondendo a disperate richieste di aiuto, in parte soccorrendo over65 in carico ad altre associazioni di volontariato, in primis i gruppi vincenziani. La stragrande maggioranza delle tredicesime è già stato dunque elargito, con la consueta rapidità, ad eccezione di pochissimi casi, legati ai ritardi postali di queste settimane ed alle lungaggini nel prenotare l’accesso alle banche per il ritiro della somma.
Il risultato di quest’anno ha due precise motivazioni: “La solidarietà e l’amore verso i più anziani – ha spiegato il presidente di Specchio, Lodovico Passerin d’Entreves -, così drammaticamente colpiti dal Coronavirus, ha innescato un processo solidale profondo. I lettori de La Stampa hanno voluto stare vicino, idealmente e concretamente, a chi soffre e rischia di più. E lo hanno fatto anche con le Tredicesime dell’amicizia, che Specchio dei tempi ha voluto riproporre per il 45esimo anno consecutivo”. La seconda ragione del successo della sottoscrizione è lo sviluppo della raccolta attraverso il sito: se quest’anno le donazioni complessive sono state, ad oggi, 3789, di queste 1373 sono arrivate attraverso proprio attraverso il nuovo sito, per complessivi 237.414 euro, con un incremento del 252%. Il resto ha invece seguito i canali tradizionali con donazioni agli sportelli di via Lugaro e via Santa Maria (compatibilmente con le chiusure Covid), i bonifici da conto corrente bancario , i versamenti attraverso bollettino postale, con una importante impennata di Satispay.
Nate nell’autunno 1976 da una richiesta della leggendaria suor Pierina (ancora attiva oggi nei quartieri più degradati di Torino) e recepita da un giornalista de La Stampa, Marco Marello, e dal capocronista di allora, Ferruccio Borio, le Tredicesime dell’Amicizia elargirono quell’anno i primi assegni da 30.000 lire (una cifra che oggi pare piccolissima ma che allora consentiva di acquistare il carbone per tutto l’inverno). L’importo fu portato a 50.000 lire nel ‘78 ed a 100.000 l’anno dopo. Mentre il numero degli assistititi saliva rapidamente a diverse centinaia e poi superava il migliaio. Dall’80 si passò a 200.000 lire, dall’83 a 300, dall’85 a 400, dall’87 a 500, dal‘92 a 600 e dal‘98 a 700 mila lire. Con l’avvento dell’euro la cifra divenne 360 euro, sino al 2003 quando fu elevata a 400 euro. Da sei anni il contributo è salito a 500 euro, destinato a 2000 persone “over 65”. Complessivamente Specchio dei tempi, attraverso le Tredicesime dell’Amicizia, ha aiutato circa 72.500 anziani piemontesi donando loro l’importante somma (attualizzata ad oggi) di 29,5 milioni di euro. L’iniziativa, a partire da questo autunno, è stata estesa, dalla Fondazione Specchio d’Italia, anche a Milano, Roma, Genova, Bari e Sassari. La solidarietà di Torino che fa scuola nel mondo.
La somma quest’anno eccedente il milione, al momento circa 200 mila euro, verrà immediatamente impiegata da Specchio dei tempi a sostegno del progetto “Forza nonni”, pensato per essere vicini agli “over80” torinesi più in difficoltà e attivo tutto l’anno. Il numero degli assistiti salirà da 50 a 100 già nel mese di gennaio: staremo loro vicini con due spese gratuite mensili consegnate a domicilio, quattro ore mensili di assistenza domiciliare attraverso una colf, una costante presenza attraverso telefonate e commissioni, presto anche con un supporto psicologico. Perché i nonni, soprattutto in questi mesi, devono sentire tutta la nostra attenzione e tutto il nostro affetto.
Angelo Conti e Lucia Caretti La Stampa, 22/12/2020
Un anno crudele, che sottrae a tutti, ma soprattutto ai più fragili, risorse e speranze. In un anno così le Tredicesime dell’Amicizia diventano ancor più preziose per gli anziani, alle prese con le difficoltà di sempre e con le paure verso una malattia spietata.
Specchio dei tempi, attivo da dieci mesi ormai con un piano di sostegno a chi lotta contro il Covid e di assistenza alle famiglie in difficoltà, sta raccogliendo per il 45° anno consecutivo il denaro necessario per aiutare il numero più alto possibile di anziani. Il target è quello di 2. 000 contributi da 500 euro ciascuno, quindi un milione di euro. Così sono stati individuati 2000 over 65 in difficoltà, a Torino e in tutto il Piemonte.
Decine anche ad Asti e provincia: persone fragili che stanno ricevendo l’assegno di Specchio proprio in questi giorni. Come tradizione dal 1976, la fondazione garantisce una selezione attenta dei beneficiati. E s’impegna per una puntuale consegna degli aiuti, per fare in modo che questo dono non sia unicamente un passaggio di denaro ma anche un momento di condivisione e amicizia. Noi siamo così, come i nostri anziani, che stiamo incontrando. Anziani come Franco, che da dodici anni non ha più una casa, e passerà il Natale al dormitorio. Come Antonio, che ha lavorato per trent’anni sui treni notte, e ora ha una pensione che dura appena tre giorni: il tempo di pagare affitto e bollette. O Luigina, che grazie ai lettori de La Stampa si sente meno sola. La generosità è tanta: dall’anonimo industriale che ha destinato una somma vicina ai 100 mila euro ai circa 3000 singoli donatori.
Silvana, da Villanova d’Asti, venerdì ha lasciato un’offerta sul sito: «Mi ritengo una persona fortunata e voglio donare un po’di fortuna a chi ne ha bisogno». Tutti possono dare una mano ai nonni delle Tredicesime, donando qui.
“Pronto? Signora, mi sente? Centomila grazie per la sua generosità”. Fuori dalla biglietteria c’è un anziano felice. Tiene in mano l’abbonamento rinnovato da Specchio dei tempi e si commuove un po’. Dall’altra parte del telefono c’è la donatrice che gli ha appena regalato un anno di viaggi gratis su tutti i bus della provincia di Cuneo. Vuole rimanere anonima, e vuole spiegare ad Alfonso perché: perché questo gesto che accorcia le distanze. “Le sono vicina. La vita a volte è proprio ingiusta e difficile. Spero che questo la aiuti a ripartire. Sfrutti il suo abbonamento il più possibile. Si faccia tantissimi giri. Passi un buon Natale. Le auguro ogni bene”.
La chiameremo Anna: ha trent’anni e fa l’impiegata. Abita con i genitori e qualche sera fa stava sfogliando “La Stampa”. “Ho letto la storia di Alfonso e in lui ho rivisto i miei nonni. Mi ha colpito che raccontasse di non avere i soldi nemmeno per un biglietto del pullman. Non potersi muovere è davvero limitante. Mi è venuto il magone, quella notte non ho dormito e ho deciso di fare la mia parte. Se si ha la possibilità, è bello aiutare. Può capitare a chiunque che la vita prenda una svolta strana”.
Alfonso ha 73 anni e ha svoltato qualche tempo fa. Uno sfratto, problemi di salute, il lavoro in calo: faceva il pizzaiolo e lo chef nei rifugi di montagna. Da Limone a Sestriere, è stato nelle principali stazioni sciistiche piemontesi. Finito il turno in cucina prendeva la chitarra e si metteva a suonare. Era pieno di amici e di energie e sembra impossibile, adesso, vederlo così. Si sente “solo come un cane”, ha avuto due collassi e fatica persino a camminare. E’ povero e fragile. Come tutti i 2000 anziani che Specchio dei tempi sta abbracciando con le Tredicesime dell’Amicizia.
La storica sottoscrizione si ripete ormai da 45 anni, e anche questo Natale ogni nonno coinvolto nel progetto riceverà 500 euro. Lo stesso contributo che Alfonso ha incassato due settimane fa. “L’ho usato per pagare i miei debiti per la casa popolare. Ogni mese ho 50 euro di arretrati, poi l’affitto, le bollette, la spesa. Come si fa con 649 euro di pensione?”. Bisogna rinunciare persino ai tre euro del bus.
Non più: nel 2021, finalmente, Alfonso potrà andare dove vuole. Al suo abbonamento ha provveduto questa giovane benefattrice che ha contattato Specchio e stanziato gli 80 euro necessari. La fondazione ha accompagnato l’ex cuoco in biglietteria a Cuneo e trasformato la solidarietà della donna in un supporto concreto. “Riuscendo a muoversi Alfonso potrà riacquistare un po’ di indipendenza, di autonomia e di fiducia verso il mondo esterno” spera lei. Intanto lui ha già deciso la prima meta: raggiungerà il figlio, che vive lontano, è senza stipendio e senz’auto.
Alfonso ha accento pugliese e occhi gentili. Abita in un palazzone di periferia, possiede una vecchia giacca, due tute ormai logore, una felpa da 5 euro. Nessun pigiama. Ha una vicina in difficoltà che spesso bussa alla sua porta: “Se mi avanza della pasta gliela do volentieri. Posso mangiarne solo 70 grammi e rischio che vada a male. Non butto nulla”. Perché questo signore regala da mangiare, se non ha niente? “Perché bisogna avere un po’ di cuore. Non bisogna essere egoisti. Io non lo sono. Non ho mai chiesto niente a nessuno, mi sono sempre arrangiato, ma adesso sono in difficoltà e non mi nascondo. Ringrazio tutte le persone che mi stanno aiutando con una donazione a Specchio dei tempi. Se potessi, vi abbraccerei. Vi mando un bacione con tanto affetto”.
Anche Daniel Mazza, il travel blogger che ha inventato Mondo Aeroporto, aderisce alla campagna #ForzaNonni: il grande abbraccio virtuale di Specchio agli anziani, per sostenere la raccolta fondi a favore delle Tredicesime dell’Amicizia. Tutti possono condividere ricordi dei loro nonni su Instagram, taggando @specchiodeitempi. I più belli saranno pubblicati dalla fondazione. Daniel partecipa all’iniziativa con un racconto tratto dal suo libro Destinazione Mondo (Sperling & Kupfer, 17,90 euro).
di Daniel Mazza
Il 5 luglio ricevo una telefonata dall’Italia. La mamma non riesce a parlare, mi passa mio padre: il nonno se n’è andato a sessantanove anni, un infarto lo ha sconfitto. Non voglio sentire, non voglio capire, tutto sembra fermarsi, un momento cristallizzato in una spada di dolore che mi trafigge. Certe notizie, quando sei lontano, ti feriscono due volte. La preoccupazione mi aveva sfiorato prima di partire, ma era volata via in un attimo perché il sorriso e la voglia di vivere del nonno sembravano renderlo invincibile e facevano svanire i cattivi pensieri.
Mio caro nonno, tu che sei stato il mio secondo padre, tu che non mi hai mai sgridato nemmeno quando facevo qualcosa di sbagliato, tu che con una risata passavi sopra a ogni mia marachella, tu che mi proteggevi sempre e mi perdonavi tutto, l’ultima volta che ho visto il tuo sorriso è stato attraverso lo schermo di un computer, mentre mi dicevi di tagliarmi la barba e urlavi alla nonna di stare zitta altrimenti non mi sentivi. L’ultima volta che ti ho abbracciato me ne stavo andando dall’altra parte del mondo, tu speravi che non partissi perché mi avresti voluto sempre vicino, ma so che eri felice ogni volta che lo ero io. E ora io sono qui e non posso fare nulla, nemmeno abbracciare la mia famiglia, adesso che ha più bisogno di me.
Mia sorella mi manda questo messaggio: «Non sentirti male o in colpa se oggi non c’eri fisicamente, tu sei parte di me, quindi con me oggi c’eri anche tu!». Ma non riesco a non sentirmi in colpa, io non ero con loro, non ero con te, nonno, non ho nemmeno potuto salutarti o farti un’ultima carezza, e questo mi fa soffrire.
Non mi dispero di averti perso, perché sono felice di averti vissuto. Sono orgoglioso di portare il tuo cognome, perché tutti quelli che ti conoscevano non potevano che amarti. Il tuo sorriso entrava nel cuore, per questo sono felice quando qualcuno mi dice che ho un sorriso contagioso. Sono simile a te in tante cose e spesso riconosco in me atteggiamenti che erano tuoi, per esempio quando ascolto in silenzio – perché mi piace farlo – ma sempre pronto a ridere e a scherzare come te. Mi hai insegnato con l’esempio a essere forte in ogni situazione, perché tu sei caduto e ti sei rialzato mille volte. Non sarà questo tuo scherzetto a farmi mollare. Ti voglio bene, e ogni notte proverò a volare via con te per stare ancora insieme.
Qualcosa è cambiato dentro di me. Non voglio più stare qui e nemmeno andare altrove, il mio entusiasmo per l’avventura americana è svanito, del viaggio a Auckland non mi importa più niente. Le giornate non passano mai, non faccio che pensare alla mia famiglia. Voglio tornare a casa. Ripartirò da dove ho lasciato per poi, lo so, ricominciare a sognare qualcosa di diverso. Vivrò il presente, proprio come ho fatto qui dal momento in cui sono sceso dall’aereo, ma non mi guarderò indietro, non tornerò sui miei passi, mi darò il tempo per ricaricare le batterie del mio cuore, pronto a immaginare una nuova meta. Da qualche parte ho letto che il parabrezza è più grande dello specchietto retrovisore proprio perché la strada che abbiamo davanti è più importante di quella che ci lasciamo alle spalle. Farò così, guarderò avanti, senza rimorsi né rimpianti.
Fra pochi giorni il nonno avrebbe compiuto settant’anni. Decido di festeggiarlo tatuandomi il suo ricordo sulla pelle, anche se è già indelebile dentro di me. Lui diceva sempre che la vita è un azzardo, quindi penso a una carta da gioco e scelgo subito l’asso di cuori, quale carta migliore per rappresentarlo? Per me lui era un asso. Mi faccio il tatuaggio all’interno del braccio sinistro, per poterlo abbracciare stringendolo sul cuore.
Poi gli scrivo una lettera virtuale, sicuro che mentre batto sui tasti lui mi stia guardando. Mi piace pensare che queste righe lo raggiungeranno quando sta ridendo, con quella risata un po’ rauca di chi nella vita ha fumato troppe sigarette. Ciao, nonno, tra poche ore qui in Australia sarà il tuo compleanno. Ora che non ci sei più, l’unico regalo che posso farti è quello di tenerti per sempre vicino al mio cuore, impresso sulla mia pelle. Ogni volta che ti chiedevo: «Com’è, nonno? Come stai?» tu mi rispondevi sempre: «È così», con quel sorriso rassicurante. Adesso, ogni volta che avvicinerò il braccio al petto sentirò il tuo: «È così» rimbalzarmi sul cuore e sarà «così» per sempre. Buon compleanno, nonno!
Cucina, letto, televisione. Le giornate di Alfonso sono “tutte uguali. Da quando c’è il Covid, non posso più uscire. Nemmeno vicino a casa”. Alfonso ha paura: ha 73 anni, il diabete e problemi di cuore. Abita in periferia e per lui anche andare a Cuneo è un’impresa. Deve fare tre chilometri di strada. Troppi per camminare: “Mi stanco subito”. Troppi persino per prendere il bus. “Il biglietto costa 3 euro. Non me lo posso permettere”. Così Alfonso passa il tempo sulla sua sedia, a contare i risparmi. “Come si fa con una pensione da 649 euro? Devo comprarmi da mangiare. Pagare l’affitto, le bollette, le medicine”.
L’ultima stangata sono le spese condominiali, 950 euro. Per metà le coprirà con la Tredicesima dell’Amicizia di Specchio dei tempi, la carezza dei lettori de La Stampa. Un progetto con cui dal 1976 la fondazione abbraccia gli anziani più fragili. L’obiettivo è raccogliere 1 milione di euro entro Natale, per donare speranza a 2000 nonni come Alfonso. Ognuno riceverà un assegno di 500 euro. Ognuno ha la sua stessa storia di fatica e abbandono.
“Sono scappato di casa quando avevo 12 anni” racconta con accento pugliese. “C’era fame, non c’era lavoro, e avevo una zia vicino a Torino. L’ho raggiunta e mi ha spedito in carrozzeria. Ho fatto l’apprendista, poi il muratore e i turni in fonderia”. Ecco perché quelle cicatrici sul braccio. Le mani invece raccontano la sua seconda vita da chef. “Ho girato tutte le cucine del Piemonte” spiega con orgoglio. Quelle di montagna, da Limone a Sestriere: Alfonso ha dato da mangiare a generazioni di sciatori. E’ stato nei rifugi sulle piste, nelle pizzerie e nei ristoranti. “Finito il servizio mi mettevo a suonare. La musica e la cucina sono le mie due grandi passioni”.
Per questo ha appeso una vecchia chitarra vicino al divano. E ha trascritto le sue ricette in un’agenda che custodisce come un tesoro. Quei due ricordi lo tengono vivo. “Sono già morto due volte. Sono collassato in casa e mi sono salvato per un pelo”. Colpa di varie malattie e della più terribile. “Sono solo come un cane” confessa. “Mio fratello, il mio unico amico, non c’è più. Gli altri parenti sono lontani e stanno peggio di me. Non possono darmi una mano. I vicini? Buongiorno, buonasera, ma non c’è solidarietà. L’unico vero aiuto che ricevo è quello di Specchio dei tempi”.
Dopo lo sfratto, per un anno è stato in una casa protetta del Comune. Poi ha ottenuto questo piccolo appartamento dove entra appena un filo di luce. C’è una tapparella rotta, il peperoncino sul balcone, una cucina attrezzata con vecchi tegami e fornelli di recupero. “Mi sono sempre arrangiato. Quando faccio la spesa guardo ogni singolo prezzo, so che i soldi devono essere usati bene e non puoi fare il passo più lungo della gamba. Non ho mai bussato a nessuna porta, ma ora sono in difficoltà e ci metto la faccia. Non mi nascondo. Sono i politici che dovrebbero nascondersi”.
Alfonso è arrabbiato per i pullman che dalle sue parti non passano mai. Per l’operazione all’occhio per cui dovrà attendere altri nove mesi: “Vedo solo nebbia”. E’ arrabbiato soprattutto per l’autonomia negata. “Vorrei andare in ospedale e a farmi la spesa da solo. Invece non posso muovermi e devo aspettare che venga l’assistente sociale ad accompagnarmi, una volta alla settimana”. Ecco perché quell’ossessione per la patente: “Non ce l’ho più. Mi piacerebbe provare a riprenderla. Vorrei riconquistare un po’ di libertà. Spero che Babbo Natale mi regali il corso”. O almeno l’abbonamento del bus.
La Fondazione Specchio dei tempi pubblica per il secondo anno il suo calendario. Un omaggio ai lettori de La Stampa che continuano a dare fiducia a Specchio dei tempi, sostenendo le iniziative solidali in aiuto dei più deboli. Per la prima volta Specchio dei tempi si trova ad affrontare due emergenze: il Coronavirus, per il quale ha già distribuito 8 milioni di euro nella sanità, nella scuola, a supporto delle famiglie in difficoltà e della piccola imprenditoria e l’alluvione in Piemonte, con progetti rivolti ai comuni cuneesi più colpiti. Questo mentre è partita la raccolta per le Tredicesime dell’Amicizia, per aiutare concretamente gli anziani indigenti che vivono in solitudine.
Questo calendario racconta l’impegno di ogni giorno. Sarà offerto in regalo, acquistando La Stampa, mercoledì 2 dicembre. Allegato un bollettino postale per chi vorrà donare. In copertina la primaria della cardiorianimazione del Mauriziano, Gabriella Buono, che ha lottato in primavera e che lotta di nuovo adesso contro il Covid. Un riconoscimento a lei, ma anche a tutti i medici ed infermieri che in questi giorni sono tornati in prima linea. E che Specchio dei tempi continua a sostenere con forniture di attrezzature e strumenti di protezione. Coraggio!