Angelo Conti
Nel campo terremotati di Hatay un’attenzione speciale per i bimbi che non vanno a scuola
Il doposcuola di Specchio dei tempi, nel villaggio terremotati di Antiochia in Turchia, non è un semplice doposcuola, ma anche lo strumento per dare istruzione a un centinaio di bambini che verrebbero altrimenti emarginati.
Se è vero che la Costituzione turca garantisce 12 anni di istruzione, cioè sino ai 18 anni con il meccanismo 4+4+4 (elementari+medie+superiori), è però altrettanto vero che la dispersione scolastica è di fatto molto elevata, soprattutto durante le medie e le superiori. I problemi maggiori, nel nostro villaggio, riguardano però i bambini delle elementari.
Le scuole primarie qui hanno stretta competenza territoriale e sono, di fatto, a numero chiuso. Con un’offerta di posti inferiore alla richiesta. Così accade che i profughi siriani e quelli curdi vengano emarginati: in pratica si consente ad ogni famiglia di mandare a scuola un figlio per volta, gli altri a casa.
Il doposcuola di Specchio, allestito in due coloratissime strutture prefabbricate, svolge così una duplice funzione: di doposcuola tradizionale ma anche di fornitore di istruzione di base. Che è particolarmente variegata spaziando dai temi didattici tradizionali ai laboratori di disegno e di lingua inglese.
Proprio l’insegnamento dell’inglese, assai poco parlato in Turchia, è un tema su cui Specchio si impegna da sempre (anche in Sri Lanka, anche in Messico, anche in Rwanda) perché facilita poi sempre l’accesso al mondo del lavoro.
Nelle due strutture, opportunamente climatizzate, vengono proposti anche momenti ludici, differenziati secondo l’età. E, un paio di volte la settimana, anche il cinema la sera. Sostegno alle famiglie nell’emergenza delle catastrofi, ma anche iniziative concrete pensate per il futuro dei più giovani: sono le strade sulle quali Specchio dei tempi ha tracciato la sua storia. In Italia, nel mondo ed anche qui in Turchia.