Angelo Conti
Storie dal terremoto: come si vive in cinque in un “igloo” di 21 metri quadrati
“Dopo un anno in una tenda, ora l’igloo ci sembra una bellissima casa”. Dara è una delle quasi 300 persone che vivono in una cinquantina di prefabbricati dal tetto rotondo sistemati sulla collina di Defne, un sobborgo di Antiochia, all’estremo lembo sud orientale della Turchia.
Vive nel Villaggio “Specchio”, realizzato e attualmente sostenuto con l’importante contributo di Specchio dei tempi e di Specchio d’Italia, e grazie all’impegno dei volontari di Remar Sos, tutti al lavoro in Turchia dal febbraio dello scorso anno, subito dopo il devastante terremoto che ha provocato 60.000 morti.
In ognuno degli igloo vivono in media 5 persone, in qualche caso di più. Hanno a disposizione un frigorifero e un condizionatore, accessori indispensabili in una zona dove anche in questi giorni si sono superati i 40 gradi. Sul pavimento i materassi e le stuoie su cui ci si siede tutti insieme alla sera a prendere il thè. La cucina è invece centralizzata per tutti, come pure la mensa.
I servizi sono invece esterni, come le docce e la lavanderia, questa dotata una decina di lavatrici. I terremotati, qui quasi tutti siriani e curdi, godono della fornitura gratuita di acqua ed energia elettrica.
Il Villaggio “Specchio”, che ne ha accanto un altro appena più piccolo, dista un paio di chilometri dal centro abitato; “Poco più di una passeggiata quando non fa troppo caldo, ma adesso possiamo andarci solo al mattino presto o la sera”. Fra i due villaggi è sorta una comunità di circa 500 persone che aspetta senza troppe illusioni il futuro: “I nostri uomini – spiega ancora Dara – sono quasi tutti muratori. La ricostruzione del dopo terremoto garantisce lavoro per parecchio tempo. Ma le paghe sono basse e il sogno di affittare una casa vera, meglio se in un’altra città, rimane lontano”.